• 18 Dicembre 2024 18:41

L’Europa per la pace: un compito per i giovani

DiDaniele Lugli

Giu 12, 2023

«Ci saranno ragazzi degli istituti superiori, il 10 maggio, a “Europa per la pace. Convegno e dibattito sull’attuale crisi internazionale e sul ruolo dell’Unione Europea”. Sarà interessante ascoltarli e parlare con loro».

Sono le parole di Daniele Lugli per Azione nonviolenta qualche giorno prima di partecipare a quel dibattito nel quale gruppi di studenti presentano il loro lavoro sull’Europa. Daniele me ne parla pochi giorni dopo e mi rende partecipe di relazioni e attività che io non ho avuto la possibilità di apprezzare. Segnala relazioni di docenti o federalisti, e in particolare è colpito dall’approfondimento e dall’impegno dei diversi istituti superiori che nella seconda parte della mattinata hanno esposto i loro lavori. Colpito ma non sorpreso: sa quanto i ragazzi e le ragazze sappiano entrare nel vivo degli argomenti, se solo vengono ben accompagnati dagli adulti che li affiancano.

L’intervento di Daniele è seguito con attenzione. Un amico spettatore lo indica sul suo profilo Facebook e lo riporta in una chat locale di obiettori di coscienza come lui, cui partecipano anche altri amici e amiche della nonviolenza: «Daniele Lugli (grande) parla di PACE ai ragazzi delle scuole superiori». Io ne ripercorro i tratti più salienti rimandando al video che lo restituisce nella sua interezza.

È proprio Daniele a precedere le comunicazioni degli studenti e lo fa con la sollecitudine consueta, non da protagonista ma da compagno di strada interessato. «Provo a dirvi un paio di cose anche per non portare via tempo all’esposizione dei lavori che avete fatto e che tutti quanti, giustamente, abbiamo voglia di ascoltare».

Spiega che cos’è la Rete Pace di Ferrara e parla delle armi come merce illegale, appoggiandosi ai testi del giurista «molto importante e amato» Luigi Ferrajoli.

«L’Italia non ha aderito alla piattaforma che ha previsto almeno la messa fuori legge delle armi nucleari perché non ne ha di proprie ma in compenso ne tiene, di americane, a Ghedi e ad Aviano. Andrebbero abolite, perché sono beni illegali. Si fa guerra all’uso della droga che certamente un gran bene non fa, e non si pensa a mettere al bando le armi che sono fatte apposta per uccidere e mutilare».

Introduce il Movimento Nonviolento puntando l’attenzione sulla necessaria coerenza tra i fini perseguiti e i mezzi che si adoperano per il loro raggiungimento e si confronta con la guerra in atto in Ucraina.

«Ieri sentivamo Putin, della cui attività criminale siamo convinti sia in pace che in guerra, che ricordava essere, l’operazione che sta conducendo, una difesa della Russia. E tutti quanti si stanno difendendo in Ucraina. Si stanno difendendo tutti. Evidentemente l’unico modo per difendersi è quello di colpirsi. Invece dobbiamo mandare avanti la necessità di un processo in cui il disarmo sia un nostro orizzonte».

I conflitti sono salutari, sono motori di cambiamento. «Il punto è che non siano letali, che non facciano sparire i protagonisti del conflitto, quelli che sono incaricati della loro trasformazione. Penso soprattutto a voi giovani, naturalmente. Per ragioni di età io vedo in voi dei nipoti. E vedo anche che questa possibilità, che questo compito vi è dato, ed è ben che voi lo assumiate. C’è, certo, il rimpianto, di non lasciare un mondo migliore nelle vostre mani. Ma c’è anche la consapevolezza che un miglioramento può essere ricercato».

Mi colpisce e mi piace il suo bisogno di parlare della guerra e di non accontentarsi di questa parola, fin troppo asettica nella comunicazione cui siamo ormai abituati. Allora la riporta alla sua concretezza e non disdegna l’idea, pur insufficiente, di una tregua.

«Il fermare le armi, il fermare gli assassinii, il fermare gli omicidi, il fermare gli stupri, il fermare le deportazioni sarebbe già un fatto importante. Ma invece, dalle due parti si dice che l’unica pace è quella che può imporre un vincitore, tutte e due le parti dicendo che loro saranno vincitrici. E allora diventa molto difficile pensare a una costruzione europea capace di dare una spinta decisiva, alla tregua intanto e alla pace poi, nella nostra realtà e anche fuori».

Si continua che prima del 24 febbraio 2022 l’Europa è vissuta in pace, ed è una menzogna. Daniele non dimentica la guerra nella ex Jugoslavia e l’ignavia dell’Unione Europea in quella occasione, né trascura le radici del conflitto ora in atto che risalgono almeno al 2014. Una risposta migliore sarebbe stata possibile se l’UE avesse preso sul serio la proposta di Alex Langer per un corpo civile europeo di pace, che Daniele illustra ai ragazzi con chiarezza. Un progetto ben più fedele al sogno di chi ha scritto il Manifesto di Ventotene, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Altiero Spinelli ma nei fatti anche Ursula Hirschmann e Ada Rossi, il cui contributo non è abbastanza riconosciuto.

Chiude, Daniele, ricordando un gruppo di giovani ferraresi che lui ha molto studiato – Silvano Balboni, Giangi Devoto e Claudio Savonuzzi, vicini al gruppo antifascista che faceva riferimento a Giorgio Bassani quando erano coetanei dei ragazzi in sala – e in questa continuità tra le generazioni assicura la propria disponibilità per continuare: «I vostri insegnanti sanno sempre dove trovarmi».

(di Elena Buccoliero)

Gli interventi del convegno “Europa per la pace” del 10 maggio 2023 sono visibili su YouTube nel canale dell’Università di Ferrara. Qui indichiamo in particolare il link alla relazione di Daniele Lugli.

 

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948