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L’importanza di chiamarsi Vladimiro

DiDaniele Lugli

Mag 2, 2022

Credo che Putin si compiaccia del nome che porta. Il santo venerato da ortodossi e cattolici, Vladimiro re dei Rus, ha cristianizzato i sudditi con metodi spicci e ispiratori. È così che si fa. Quel Vladimiro là lo chiamavano Santo già in vita. Si è dovuto però attendere Papa Giovanni Paolo II (manco a dirlo Santo pure lui) per inserire Vladimiro nel martirologio romano.

È una storia che meriterebbe tutta d’esser narrata. Mi limito a brevi cenni. Nasce, figlio del principe Svjatoslav di Kiev, quando manca meno di mezzo secolo al fatale anno Mille. È terzo fratello, per giunta illegittimo. I fratelli Jaropolk e Oleg si disputano la successione. Consigliato dalla madre Maluša, serva del principe, ma maga e profetessa, si sottrae alla disputa. Jaropolk liquida Oleg. A tempo giusto Vladimiro lo toglie di mezzo e si fa principe di tutta la Russia in Kiev. Siamo nel 980. Gli anni Ottanta sono caratterizzati da zelo religioso e non solo. Dissemina statue di legno dedicate ai componenti del ricco pantheon. Convivono divinità slave e scandinave. Una statua particolarmente solenne è dedicata al dio principale Perùn, padrone del tuono. Ama la famiglia per cui ha cinque mogli, ma non si sottrae a più larghe frequentazioni: 800 concubine.

Nel 988 la svolta: un solo Dio e una sola moglie. Le due cose sono collegate. Aiuta Basilio II, suo coetaneo di successo, imperatore di Bisanzio, cristianissimo e mite, detto Bulgaroctono, cioè Massacratore dei Bulgari. Ne sposa la sorella Anna e deve battezzarsi. La sua decisione è propiziata da una sorta di saturazione da politeismo. Il suo animo propende al monoteismo. Decisivo è l’incontro con quattro missionari. Sembra una barzelletta: c’erano un musulmano, un cattolico, un ebreo, un ortodosso… La Cronaca degli anni passati ci dice proprio di un musulmano bulgaro, un cattolico germanico, un ebreo khazaro e un ortodosso greco. Vladimiro scarta il musulmano – niente vino e niente maiale – scarta pure l’ebreo – un cazzaro no! – dell’ortodosso lo affascina la liturgia. Da ciò la scelta.

A Kiev si battezza, con i suoi dodici figli e i più fidi boiardi. Convoca l’intera popolazione, pure i figli in fasce. Tutti si immergono nel Dpnr. Preti venuti da Cherson li battezzano. In verità Vladimiro si è già battezzato a Cherson prima del matrimonio, recuperando pure la vista persa in battaglia. La cosa gli piace e si battezza anche un’altra volta con la sua družina (le guardie del corpo, cosa andate a pensare!?) con cerimonia privata in una villa. Ci sono resistenze soprattutto nelle campagne. I fedeli, divenuti infedeli a loro insaputa, mormorano “Un po’ Perùn non fa male a nessùn”. Con il fuoco e con la spada tutta la popolazione è presto battezzata. Le statue degli dei vengono tutte bruciate, tranne quella di Perùn gettata nel fiume. È un aspetto illuminato da Ezio Mauro.

Così Vladimiro per i suoi meriti di evangelizzatore è divenuto patrono della Russia. Già detto santo in vita. Chissà se il mite patriarca Kiril chiama santo Putin. Torniamo sul nome che li accomuna. Vladi (vlasti, volod, vlad) governare, più incerta la seconda parte miro (mer. mir, miru) pace, mondo, grande, illustre. I significati possono essere diversi: famoso per la sua potenza, celebre re, governo del mondo, governare con grandezza. Credo che Putin ne sarebbe contento. Forse stimerebbe appropriati pure governo della pace o pace che governa.

Su una strada che mi pare promettente mi mette la forma pure usata di Valdemaro. Sì a Putin si confà Voldemor: pronuncia, come si sa, di Voldemort. Già pronunciarne il nome è pericoloso. Razzista e suprematista Lord Voldemort vuole uccidere Harry Potter. Temibili sono pure i suoi seguaci, i Mangiamorte. Hanno sul braccio sinistro un teschio, dalla bocca esce un serpente. Delle loro parole ci possiamo fidare.

Non in norreno, ma in ferrarese, appropriato a Putin appare pure Aldamàr.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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