Il ragazzo in 13 anni
ha vissuto tanti inganni
intrecciati nel segreto
che traluce dal decreto.
Lo riduce l’avvocato
-si è per questo laureato-
lo sorvola la sua mamma
che risponde e non domanda
e lo ignora il cittadino.
Poserà sul comodino
un ritaglio quotidiano
uno scoop di terza mano
una nuova diffidenza
per chi scrive la sentenza
e la giustificazione
che traduce l’emozione
in un candido giudizio.
Vorrei togliermi lo sfizio
di provare a far capire
quello che non si può dire
ma non so cosa è successo
e non lo direi lo stesso.
Il segreto è assai privato
non sarà mai rivelato.
Non dal giudice, di certo,
né da qualsivoglia esperto.
Però il dubbio che mi piglia
è un rovello che aggroviglia:
se il dibattito non c’è
la verità, dimmi, dov’è?