di Giancarlo Lupo
Anche quest’anno Lucca Comics & Games ha riunito appassionati da tutto il mondo, portando per le vie della città toscana un universo di fantasia, colori e creatività. Il festival continua a rappresentare uno spazio di libertà e immaginazione, un’occasione in cui adulti e giovani possono immergersi in mondi alternativi, vivere storie straordinarie e condividere passioni.
Eppure, nell’edizione 2024, una presenza fin troppo reale ha occupato uno degli spazi centrali della manifestazione: le forze armate e le forze dell’ordine hanno invaso gli stand di Palazzo Ducale, con un impatto difficile da ignorare.
L’esposizione di stand di Esercito, Guardia di Finanza, Polizia e Marina non è nuova a Lucca Comics. Anche negli scorsi anni, questi enti avevano allestito spazi all’interno del festival, ma quest’anno la presenza si è trasformata in qualcosa di più pervasivo. Passeggiando nella corte di Palazzo Ducale, il cuore della manifestazione, ci si imbatte in una serie di postazioni che, in modo palese e insistente, espongono veicoli militari, gommoni dell’esercito e persino una moto della polizia realizzata in collaborazione con LEGO a dimensioni reali.
La scena ha il suo impatto, ma non sembra turbare chi visita il festival, e anzi, molti genitori accompagnano i loro figli a osservare le strutture, a partecipare alle “prove” proposte dal personale militare, tra flessioni e esercitazioni. Piuttosto, è difficile non chiedersi se un contesto come quello di Lucca Comics, un evento che tradizionalmente celebra la fantasia e il gioco, sia davvero il luogo adatto per promuovere le istituzioni militari e il loro mondo, che di certo ha ben poco a che fare con il significato culturale e creativo della manifestazione.
C’è una grande differenza tra l’intrattenimento, che consente di sognare e sperimentare, e il messaggio che certi spazi possono veicolare. In fondo, Lucca Comics è uno dei pochi eventi italiani che mantiene una forte vocazione inclusiva, aperta a tutti: giovani, famiglie, appassionati di ogni età e provenienza. È uno spazio in cui le persone possono esplorare liberamente e in sicurezza, sentirsi libere di essere se stesse o di impersonare i loro eroi. Ecco perché l’invasione dei mezzi militari e degli stand delle forze armate può apparire dissonante, quasi un’intrusione in un ambiente costruito per dare spazio all’immaginazione e non certo per orientare i ragazzi verso il mondo delle armi e dell’addestramento.
Questa impostazione quasi “educativa” che invita i più giovani a fare flessioni, a simulare esercitazioni o a esplorare gommoni militari con un senso di avventura rischia di sfiorare il confine tra promozione istituzionale e, in alcuni casi, un messaggio di reclutamento. Certo, un evento come Lucca Comics & Games è un’opportunità unica per promuovere ogni tipo di organizzazione, e le forze armate svolgono un ruolo importante nella nostra società. Tuttavia, è lecito chiedersi se un festival che nasce per raccontare mondi immaginari debba ospitare così tanti mezzi, simboli e attività di questo genere.
Alcuni visitatori potrebbero trovare interessante questa esposizione, magari vedendola come una curiosità. Tuttavia, per molti frequentatori, soprattutto chi ha visto il festival crescere negli anni, l’impatto è diverso. Negli ultimi anni, Lucca Comics & Games si è impegnata per diventare sempre più inclusiva, proponendo stand, eventi e incontri che trattano temi sociali, culturali e artistici con attenzione e rispetto. Questa intrusione, invece, fa emergere il rischio di perdere quello spirito di apertura e libertà che caratterizza il festival.
Non si tratta di demonizzare le forze armate, ma di chiedersi se la cornice di Lucca Comics & Games sia quella più appropriata per promuovere mezzi e tecniche militari. C’è qualcosa di quasi paradossale nel vedere, accanto a fumettisti, illustratori e cosplayer, un’impronta così marcata di un mondo che non appartiene alla dimensione del gioco e dell’immaginazione.
In conclusione, se Lucca Comics & Games è una celebrazione della fantasia e della creatività, forse vale la pena chiedersi se una presenza così massiccia delle istituzioni militari ne rispetti davvero lo spirito. Non sarebbe più coerente destinare questi spazi a realtà più vicine alla vocazione creativa, pacifica e inclusiva del festival? Forse, in futuro, sarebbe auspicabile ripensare la presenza delle forze dell’ordine in modo più equilibrato, per evitare che i confini tra finzione e realtà, gioco e addestramento, fantasia e reclutamento diventino così sfumati da perdere il loro senso.