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Ma cos’è la difesa?

DiCarlo Bellisai

Mag 28, 2014

Lo ammetto, sono un tipo un po’ distratto. Solo da poco ho scoperto che pago delle tasse per la Difesa e mi rendo conto che non so bene di cosa si tratti. So infatti che un vecchio proverbio dice “non c’è miglior difesa che l’attacco”, so che una squadra con una difesa scarsa subisce molti gol, che un’efficace difesa dal raffreddore è scipsodil, che fanno corsi di difesa personale nella palestra quaggiù. Ma che… Dovremmo pagare le tasse anche per quelli? Siccome qualcosa mi sfuggiva, decisi di ricorrere al vocabolario.

Scoprii così che alla voce difesa c’era scritto: dal latino defensa, azione ad effetto del difendere. Riparo alle ingiurie, ai pericoli, danni, incomodi propri ed altrui. Cura che si pone per salvare persona o cosa.

Ma allora è proprio una bella cosa questa difesa, pensai. Questa cura per salvare l’altro che è in difficoltà, la vecchietta mezzo svanita che se non l’aiuti ad attraversare la stendono; oppure la macchina con la gomma a terra e tu l’aiuti. Una buona azione, uno si sente anche soddisfatto. Mica brutto. Mi piace molto anche quel passaggio: riparo alle ingiurie… Non mi sono mai piaciuti gli insulti e le ingiurie, ma mi piace ancor di più l’idea di far da riparo: vieni qui amico, vieni a casa mia e lascia perdere quelli che ti ingiuriano: meglio che rispondere alle ingiurie con altre ingiurie, che poi non si sa come si va a finire, è accogliere la vittima, farle forza, rincuorarla. Ma anche riparo ai pericoli. Per esempio se vedi che quel ponte è pericolante devi subito avvertire, ma anche se vedi qualcuno in pericolo, che rischia di farsi male, avvertilo subito, o afferralo al braccio, pur di salvarlo. O ancor di più se ha un danno, si fa male, cade, ha un malore per strada. Se lo incontri devi aiutarlo, porre riparo al suo danno, chiamando i soccorsi, o in altri casi riaccompagnandolo a casa. E se avesse un incomodo puoi dargli un suggerimento, incitarlo a non abbattersi. Bello. E’ come aiutare il prossimo.

Questa parola DIFESA è davvero molto bella, sembra così vicina ad aiuto, rassicurazione, appoggio, empatia. Per cui pensai e mi convinsi che su quello avrei pagato volentieri le mie tasse. Così, quasi rinfrancato, stavo per andarmene a letto contento. Nel richiudere il vocabolario però indugiai un attimo e l’occhio si posò sulle righe seguenti al primo significato che avevo letto. Mi fermai. Lessi: baluardo, trincea, opera che serve a difendere. Comando militare che studia strategie di difesa.

Resistenza per non essere sopraffatti dal nemico. Ma allora questo cosa vuol dire? Adesso si parlava di trincee, di manovre militari, quindi di armi e di guerre. Con sangue, morti, distruzioni, migrazioni e lunghe ferite. Cose non così belle come quelle di prima e per le quali rischiavo l’insonnia.

La rischiai comunque perché non riuscivo a capire come la stessa parola potesse avere due significati così diversi: era incredibile! Ma soprattutto mi chiesi: per quale dei due significati pago le tasse?

Qualcuno me lo spiegò, era ciò che temevo: il peggio. Pagavo le tasse per le armi, non per la cura, non per il riparo alle offese, per salvare qualcuno o qualcosa. Così non mi va più bene, pensai. Stanno cambiando il significato delle parole e io mi confondo. Ma ora basta: ho bisogno di chiarezza.

Voglio che i soldi delle mie tasse siano spesi per la difesa dell’ambiente e delle persone, come cura per la vita, non per comprare caccia bombardieri, non per preparare la guerra.

Carlo Bellisai
Carlo Bellisai

 

 

Carlo Bellisai – Movimento Nonviolento Cagliari

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

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