Sappiamo che il 26 settembre è la giornata internazionale ONU per l’abolizione delle armi nucleari, in ricordo della coraggiosa e responsabile decisione del colonnello sovietico Stanislav Petrov, che nel 1983 scelse di fermare una risposta missilistica contro gli USA, conseguente ad un errore tecnologico nei dispositivi. Esistono ben altri 5 casi documentati in cui il mondo ha rischiato di essere catapultato in una guerra atomica, a causa di errori tecnici o di interpretazione dei dati, negli ultimi settant’anni.
Per chi pensa che Hiroshima e Nagasaki siano solo delle pagine di Storia ormai archiviate, siamo chiamati a ricordare, assieme agli Hibakusha, gli ultimi sopravvissuti e i loro diretti discendenti, cosa significhi la bomba nucleare. Gli Hibakusha della Peace Boat, la nave che ogni anno fa tappa nelle città portuali di tutto il mondo, sono già stati accolti a Cagliari nel 2017 e nel 2018 e hanno portato le loro testimonianze terribili, insieme alla loro volontà di vedere le testate nucleari proibite e distrutte prima della morte dell’ultimo sopravvissuto.
Agendo in questo stesso senso, centinaia di organizzazioni della società civile, radunatesi sotto la sigla ICAN sono riuscite, nel luglio del 2017, a far adottare dall’ ONU il Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW o TPAN). Per quanto il trattato sia stato votato a larga maggioranza in sede ONU e sia già stato firmato da quasi 90 Stati, è stato ratificato ad oggi solo dai parlamenti di 45 Stati, tutti privi di armamenti nucleari. Il trattato entrerà in vigore formalmente non appena sarà ratificato da 50 Stati.
L’Italia non ancora ha firmato il trattato, in quanto paese aderente alla NATO e militarmente satellite degli Stati Uniti (tant’è che ospita sul proprio territorio, nelle basi di Aviano e Ghedi almeno una quarantina di testate nucleari), sebbene a suo tempo nel 1975 avesse ratificato il Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (TNP) che prevedeva il divieto, per ciascuno degli Stati non nucleari, di ospitare testate atomiche per conto di altri Stati o Alleanze.
Per questo Rete Italiana Disarmo e SENZATOMICA hanno lanciato la campagna ITALIA RIPENSACI, rivolta a convincere i parlamentari, ma anche gli Enti locali a dare il loro contributo, con delibere ufficiali di ripudio delle armi nucleari, come ha fatto il Comune di Cagliari nel giugno 2018, in corrispondenza con l’arrivo degli Hibakusha.
La campagna è ancora in atto e possiamo provare a convincere i nostri sindaci e i nostri Consigli Comunali ad adottare una delibera di impegno e di sollecitazione al governo per l’adesione al Trattato TPAN.
Siamo perfettamente consapevoli che, anche se ratificato da 50 Stati, il Trattato potrà essere ostacolato dagli Stati dotati di bombe nucleari ( USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Israele, Corea del Nord, India, Pakistan) e dai loro alleati strategici, fra cui proprio l’Italia. Ma al contempo si verificherà un’infrazione alle regole delle Nazioni Unite. Dovrà essere allora la mobilitazione della società a fare la differenza.
Essere contro le armi nucleari non significa certo accettare le altre: tutte le armi sono terribili perché provocano morte e distruzione e in Sardegna ci sentiamo direttamente coinvolti, con i poligoni e le basi militari e con la fabbrica di bombe RWM nell’Iglesiente. Ci poniamo contro tutte le stragi, le violenze e le prevaricazioni: l’umanità dovrebbe essere pronta, dopo millenni di guerre, ad affrontare una strategia di approccio nonviolento ai conflitti.
Carlo Bellisai