“Mamma, aiutami! Non voglio fare la guerra!”
Pubblichiamo questo rapporto inedito che abbiamo ricevuto dalla Russia. In forma anonima, per tutelare i protagonisti, ma abbiamo scrupolosamente verificato le fonti. Ringraziamo il movimento pacifista e gli obiettori di coscienza russi per questo lavoro di informazione che apre uno squarcio di verità nel muro della guerra.
Siamo di San Pietroburgo. Il 10 dicembre mio figlio N. è stato chiamato a fare il servizio militare a Sertolovo, dove è stato quattro mesi in un’unità di addestramento.
Quando sono iniziate le ostilità, ero molto preoccupata che venisse mandato al confine. Nessuno mi credeva: tutta la mia famiglia diceva che ero un’allarmista, che tutto era normale e che avrebbe servito solo vicino a Pietroburgo. Alla fine l’hanno mandato a Klintsy, che è quasi al confine con l’Ucraina.
Gli avevano promesso che non li avrebbero toccati, ma il giorno dopo il loro arrivo mio figlio mi ha chiamata: “Mamma, salvami, aiutami. Ci mandano nei campi alla frontiera, ma tutti i ragazzi dicono che sarà oltre il confine”.
Mi ha detto che il colonnello ha letto l’ordine e ha chiesto se c’era qualcuno che non voleva andare. Sono usciti tre ragazzi: uno si è arreso quasi subito, il secondo e mio figlio resistono ancora.
N. è stato isolato e minacciato con la prigione ma lui è forte perché sa che io lo sostengo. Hanno cercato di convincere anche me, io ho risposto citando la nostra Costituzione e hanno capito che non valeva la pena continuare a parlare.
Mio figlio non ha firmato il contratto. Gli ho dato una dichiarazione dattiloscritta che dice: se c’è la mia firma sul contratto, sappiate che non è autentica. Non l’ha ancora inviata da nessuna parte, solo io ne ho una foto.
Ai ragazzi dicono che ci saranno solo esercitazioni sul territorio russo, non ci sarà nessuna guerra. Il 19 aprile il comandante mi ha detto: “Lo stai tenendo qui per niente, si annoia, se viene con noi diventerà un uomo. Non andiamo oltre la frontiera”. Ma mio figlio mi ha detto: “Mamma, sta mentendo su tutto”. Aveva parlato con i ragazzi che erano tornati. Per qualche ragione, quelli che tornano dalle “esercitazioni” sono semplicemente terrorizzati e si rifiutano di tornarci. Uno di loro, un arruolato, ha detto che sono stati mandati in Ucraina e lì era un inferno. È scappato e ha raggiunto un’unità militare – non ci si aspettava che fosse ancora vivo – dopo di che ha scritto una rinuncia al contratto e ora sarà trasferito lontano da Klintsy tramite conoscenti.
Sono stati avvicinati da una ragazza che sta facendo un documentario. All’inizio mio figlio aveva paura e ha rifiutato di parlare con lei, ma ora ci sta ripensando perché ci sono delle vite in gioco, anche di altri ragazzi.
Ho chiesto aiuto a un avvocato per tutelare mio figlio. Mi ha detto che non può fare niente per lui e che ci sono solo due opzioni: passare dal manicomio con un tentato suicidio, o disertare. Oppure posso provare attraverso conoscenti a farlo trasferire da qualche parte, ma se ci fosse una mobilitazione generale questo non servirebbe.
Ho paura che in qualsiasi momento la mobilitazione possa essere dichiarata. E tutto ciò che ora ci sembra illegale cesserà di esserlo. In questo momento le madri vanno in giro a dire: “Non si può fare” ma presto tutto sarà permesso, se le cose non vanno bene. E potranno bombardare Klintsy – già un villaggio è stato bombardato di recente nelle vicinanze.
Non vogliamo disertare. Ma, naturalmente, la posizione mia e di mio figlio è di rimanere fermi sul non andare. Se dobbiamo andare in prigione, ci andremo.
Ho visto questi comandanti. Non gliene frega un cazzo della vita delle persone. La loro e quella degli altri.
Penso che questo arruolamento dei ragazzi di leva in azioni militari sia assolutamente illegale. Non hanno firmato per questo. Ma era previsto. Non mi sono mai illusa, se sei nell’esercito e c’è una guerra, ci finirai dentro.
Perché mandano loro? Forse per risparmiare, forse non hanno più le risorse. E poi è più facile comandare i coscritti. Sono solo ragazzi. La polizia antisommossa e i berretti blu sono un’altra cosa: mandano tutti a quel paese. Ma un coscritto è un bambino. Se gli urli abbastanza forte, farà quello che dici. Solo lavoro gratuito. Sempre se vivranno…