Nella celebre opera Massa e potere (Adelphi, 1981), Elias Canetti esplicita il significato della “massa” – oggetto della sua indagine – anche in riferimento alla guerra, svestendo questa pratica sanguinaria di affrontare i conflitti da ogni sovrastruttura ideologica e propagandistica, riconducendola alla sua essenza: nella guerra “si abbatte il maggior numero possibile di nemici; la massa pericolosa di avversari vivi dovrebbe trasformarsi in un gruppo di morti. E’ vincitore chi ha ucciso più nemici”. Nonostante la retorica della “vittoria” che accompagna da oltre due anni la guerra in Ucraina sia alimentata da armi sempre più potenti inviate dai governi occidentali al governo ucraino, al quale rispondono – in una logica di escalation – armi di potenza uguale e contraria messe in campo dal governo russo, è ancora la quantità di “massa” di soldati “abbattuti” sul campo di battaglia (che, peraltro, vengono accuratamente censurati dai media), e la massa di riserva disponibile per sostituirli, che sta determinando in ultima istanza le sorti della guerra civile nel cuore dell’Europa.
Per Canetti, la guerra posiziona ciascuno all’interno delle due masse intrecciate delle parti combattenti: “per la propria gente, egli appartiene al numero dei guerrieri viventi, per l’avversario al numero dei morti potenziali o augurabili”, tertium non datur. E’ questa la ragione per la quale Polonia e Lituania hanno preso l’impegno con il governo ucraino – “a corto di riserve da mobilitare”, come ha specificato il ministro della difesa lituano Laurynas Kasčiūnas – di rintracciare e ricacciare in patria, con le buone o con le cattive, tutti gli uomini ucraini che in questi due anni erano riusciti ad espatriare ed a cercare rifugio nei paesi aderenti all’Unione Europea, circa 650.000 secondo le stime, sperando invano nella protezione. Che l’Italia, per esempio, aveva attivato nel 1992 nei confronti dei disertori e degli obiettori di coscienza delle repubbliche della ex Jugoslavia nella precedente guerra civile europea e che oggi si guarda bene dal confermare.
“Ma come avviene la formazione della massa bellica?”, si chiede Elias Canetti, “Si conclude d’essere minacciati dalla distruzione fisica, e si proclama questo pericolo pubblicamente dinanzi al mondo”. Ossia, si crea la percezione del pericolo e si diffonde la paura. Ed è a questi elementi che il presidente Emmanuel Macron allude, cioè al fatto che la Russia voglia minacciare direttamente l’Europa se non fermata a qualunque costo, quando reitera a sua volta la minaccia di mandare truppe di terra – una massa di guerra aggiuntiva – a supporto dell’esercito ucraino, qualora i russi “sfondassero il fronte”, come affermato nella recente intervista a The Economist (2 maggio). Ma questa minaccia totale all’Europa, che sarebbe immediatamente autodistruttiva per la Russia, fa parte delle contrapposte propagande di guerra, che lo stesso Canetti evocava nel suo saggio: se il nemico “non lo ha espresso per primo, lo ha pur sempre progettato; e se non lo ha progettato, vi ha almeno pensato; e se non vi ha già pensato, vi avrebbe pensato”. Se non lo avessimo fermato per tempo provocando la guerra mondiale, per esempio.
L’opposto della massa è infatti la postura personale di chi si sottrae alla massificazione, a diventare mero corpo da manovra – o “carne da cannone”, come definita da René Chateaubriand in polemica antinapoleonica – a partire da una posizione di coscienza. E’ il fondamento dell’obiezione di coscienza al servizio militare, che nasce come disobbedienza civile individuale di chi rifiuta di vestire l’uniforme, cioè di uniformarsi e diventare rotella della macchina da guerra. Oggi nel nostro paese, con la sospensione della coscrizione obbligatoria (si badi, non la soppressione) l’obiezione di coscienza al servizio militare non è prevista, ma – come abbiamo letto – governi e vertici militari europei, anziché impegnarsi strenuamente per la ricerca della pace tra Russia e Ucraina, stanno progressivamente tornando alla formazione della “massa” da guerra. Per questo è importante la nuova fase della campagna di Obiezione personale alla guerra, promossa del Movimento Nonviolento (di cui ho già scritto a proposito della nuova resistenza). Non si tratta più del solo sostegno a obiettori di coscienza, disertori e renitenti alla leva di tutte le parti in guerra nei conflitti armati in corso, che pure continua, ma dell’autodichiarazione preventiva della propria soggettività pacifista, che si rifiuta – esplicitamente e formalmente – di diventare massa da macello e, contemporaneamente, macellaio. In nome della coscienza, oltre che della Costituzione.