– Davvero posso andare a giocare nel fango, e tu non mi sgridi?
– Davvero – ma davvero davvero – adesso andiamo a colorare i marciapiedi col gesso?
– Veramente Peter Pan può volare?
È un misto di incredulità (il “Davvero?” dei bambini) e di scoperta del mondo. Un momento bellissimo.
È tipico dei bambini, ma a noi grandi non è del tutto precluso; e fortunato quell’adulto che si riscopre capace di stupore davanti alla natura, a due begli occhi, a una riflessione sulla vita.
Così, dopo la Pasqua, riapre il nostro ipermercato di riferimento e vado a portare i giacconi invernali al lavasecco. Non è stata un’idea granché originale, perché c’è una fila chilometrica.
Mi ci aggiungo, e aspetto.
Di lato, rispetto alla fila, arriva una signora che mi guarda con grandi occhi spalancati e improntati – appunto – al più grande stupore. Mi chiede: “Bisogna far la fila per il lavasecco?”.
La risposta più logica sarebbe stata: “No, certo. Noi siamo qui per l’incontro della comunità Maya di Ferrara, e celebriamo il risveglio primaverile di Quetzacoatl, il grande serpente piumato! Il lavasecco è alla porta successiva!”.
Invece rispondo più sinteticamente: “Eh, sì!”.
La signora – chiaramente insoddisfatta della mia risposta – cambia espressione dallo stupore allo sdegno e, di malavoglia, si mette in fila.
Rifletto sullo sguardo di stupore con cui mi si è avvicinata qualche secondo prima.
È lo stesso di chi parcheggia in uno spazio riservato ai disabili e chiede al vigile: “Devo andare via?”, o del calciatore che in piena area ha appena spezzato tibia e perone all’avversario e si meraviglia: “Ma è rigore?” o, ancora, del cittadino che usufruisce dei servizi che lo Stato gli dà e poi si chiede, francamente stupito, perché debba pagare le tasse.
Lo stupore del bambino è la festa di chi scopre il mondo, la sua grandezza, il suo infinito ventaglio di possibilità.
Lo stupore di noi adulti, troppo spesso, è legato alla inattesa scoperta che non siamo il centro del mondo e che, nella relazione con gli altri, ci sono limiti e regole da rispettare.