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Microbiografie / 22 – Tragedie

DiGiorgio Maghini

Apr 18, 2018

 

Nel tirarli fuori dalla custodia, gli occhiali si spezzano e una lente vola qualche metro lontano con una elegante parabola, espressa dall’equazione y=ax^2+bx+c.

In un secondo, rimango privo della capacità di leggere che l’evoluzione era riuscita a darmi in milioni di anni.

Finisco, a fatica, la mattinata di lavoro e nella pausa pranzo cerco disperatamente una farmacia che faccia orario continuato.

La trovo.

Mi metto in coda.

Davanti a me c’è una signora piccolina.

Non ha più nemmeno un capello, e il braccio sinistro è gonfio come un pallone da calcio.

Operata al seno” penso automaticamente, come se queste parole potessero servire a chissà che cosa. Distolgo immediatamente lo sguardo e, se mai potessi, il pensiero.

Vicino c’è la figlia. Le accarezza la testa pelata come si fai coi bambini, la regge per il braccio sano anche se la signora è stabilissima sulle sue gambe. La tocca in continuazione. Le sorride.

Le rassegne stampa della mattina erano state monotematiche: l’unico argomento sembravano essere le “secessioni”. La Catalogna che “No es España”, il Lombardo-Veneto che vuole rimettere sul trono Maria Teresa d’Austria, Theresa May che tenta di salvare il proprio posto di lavoro dichiarando la Brexit “No-deal”, la Vojvodina che, per chiudere il cerchio, scopre di essere uguale alla Catalogna.

L’impressione generale è che a cercare la secessione siano sempre i ricchi, preoccupatissimi che le loro tasse possano inopinatamente servire per i poveri, ma questa è l’impressione mia, cioè dell’uomo che ha vinto per un decennio, senza rivali, il premio mondiale per l’incompetenza politico-culturale.

C’è sempre una risonanza – una sorta di simmetria – tra le tragedie individuali e quelle dei popoli.

È triste dirlo ma quante volte – per riscoprire il bisogno di amarci, per ricominciare a vedere la bellezza e la ricchezza dell’altro, per comprendere che siamo noi stessi solo quando siamo in relazione – abbiamo avuto bisogno di una tragedia?


Così per le nazioni. I cui attuali governanti sembrano incapaci di pensare in grande e in profondità. Conta l’obiettivo a breve termine.

Espellere qualche diverso.

Staccarsi dalla comunità.

Ritrovarsi un po’ più ricchi.


Il braccio edematico o il seno inciso dal bisturi sono segno di tessuti offesi e sofferenti.

Non meno offeso e sofferente è il tessuto che dovrebbe legarci tutti.


Riscoprirci bisognosi – uomini e nazioni – di qualcuno che ci accarezzi la testa o ci sorregga.

Di Giorgio Maghini

Pedagogista e counsellor ad indirizzo sistemico-relazionale. Si occupa attualmente dell’ufficio comunicazione della Istituzione per i servizi educativi del Comune di Ferrara. Obiettore di coscienza, è stato Insegnante di sostegno e, in seguito, coordinatore pedagogico nella scuola dell’infanzia. Attualmente coordina un gruppo di Insegnanti di Religione, coi quali riflette sulla comunicazione della spiritualità nel mondo multiculturale. Ha insegnato "Teorie della comunicazione” all’Istituto di Scienze Religiose di Ferrara.

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