Oggi, 26 settembre 2014, è una data importante per tutti coloro che hanno a cuore il disarmo nucleare e con esso la salvezza del mondo: si celebra per la prima volta la Giornata Internazionale per l’Eliminazione Totale delle Armi Nucleari. Una ricorrenza indetta dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’obiettivo di rafforzare “la consapevolezza pubblica ed informare sulla minaccia per l’umanità rappresentata dalle armi nucleari e la necessità che vengano totalmente eliminate; e inoltre mobilitare e sostenere gli sforzi internazionali verso la realizzazione dell’obiettivo comune di un mondo libero da armi nucleari”.
La risoluzione che indice la Giornata Internazionale auspica inoltre che prendano avvio immediatamente i negoziati multilaterali per una convenzione sulle armi nucleari (un trattato globale che proibisca ed elimini le armi nucleari), e si impegna a convocare una Conferenza ONU a Alto Livello entro il 2018 per esaminare gli sviluppi e rafforzare il percorso.
“La prima Giornata Internazionale per la Totale Eliminazione delle Armi Nucleari è stata istituita dalle Nazioni Unite nel trentesimo anniversario della notte in cui il colonnello sovietico Stanislav Petrov, un vero eroe oggi sconosciuto ai più, decise di non lanciare una massiccia rappresaglia nucleare contro gli Stati Uniti – ricorda Lisa Clark dei Beati i Costruttori di Pace – In quella notte del 26 settembre del 1983 infatti Petrov decise correttamente, e soprattutto coraggiosamente, di ritenere gli allarmi missilistici che vedeva sui propri schermi un errore del computer, e non lanciare così i bombardieri atomici che avrebbero avuto tra i loro bersagli Washington e New York”.
Questa data così significativa ci ricorda che, con 16.000 armi nucleari ancora negli arsenali di nove Stati, una catastrofe atomica può verificarsi per errore e per incidente, non solo per volontà esplicita. “Solo la totale eliminazione di tutte le armi nucleari garantirà ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki che nessun altro debba mai fare la stessa terribile esperienza che hanno vissuto loro” conclude Lisa Clark.
A quegli Stati che continuano a dire all’opinione pubblica internazionale che l’importante è che queste armi non finiscano nelle mani sbagliate la società civile di tutto il mondo replica con forza che non esistono le mani giuste per le armi sbagliate.
Ce lo ricorda Seiko Ikeda, tra i sopravvissuti (chiamati Hibakusha) agli ordigni del 1945: “L’appello di pace che lanciamo noi, vittime della bomba atomica, è un appello debole, privo di potere. Eppure credo che crescerà in tutto il mondo, grazie alla compassione e alla simpatia delle persone di tutti i paesi. Un giorno diventeremo la voce più forte. E così ripareremo ad un terribile errore del passato, eliminando tutte le armi nucleari dal pianeta”.
A chiedere la totale eliminazione delle armi nucleari dalla faccia della terra è una grande coalizione di organizzazioni della società civile internazionale riunite nella campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) di cui anche la Rete Italiana per il Disarmo fa parte.
“L’importanza di questa giornata di mobilitazione a livello internazionale è evidente: le armi nucleari rappresentano un rischio umanitario pressante e impossibile da ignorare. Per questo motivo vorremmo che l’Italia, sempre sensibile alle questioni umanitarie, si unisca agli altri 125 paesi sostenitori dell’Iniziativa Umanitaria e si faccia promotrice di una negoziazione internazionale per l’interdizione delle armi nucleari – sostiene Daniela Varano della Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari – E’ essenziale che le armi nucleari vengano dichiarate illegali comecondicio sine qua non alla loro eliminazione”.
Senza una presa di posizione importante a livello internazionale si rischia un vuoto legislativo pericoloso che potrebbe portare a conseguenze umanitarie catastrofiche. La comunità internazionale ha già deciso di eliminare le armi nucleari: oggi deve avere il coraggio di agire.
Va ricordato che, dopo l’ammissione della Croce Rossa Internazionale, anche le Nazioni Unite in uno studio pubblicato nell’agosto 2014 ammettono la propria incapacità strutturale nel far fronte ad un’emergenza di tale natura. Valerie Amos, Sotto-Segretario Generale ONU per gli affari umanitari e Coordinatore per il soccorso di emergenza, ha recentemente affermato: “Fin quando non riusciremo ad ottenere un mondo libero dalle armi nucleari, esse continueranno a porre rischi umanitari catastrofici, qualunque cosa le Nazioni Unite e i propri partner umanitari tentassero di fare al fine di raccogliere i pezzi di una tale emergenza”.
Oggi su spinta delle campagne internazionali e grazie alla cosiddetta “Iniziativa Umanitaria” sostenuta da 125 stati (tra cui la Norvegia, la Svizzera, l’Austria la Nuova Zelanda e la Santa Sede), che l’Italia ha deciso di non appoggiare, si è aperto un dialogo sugli effetti delle esplosioni nucleari e sui rischi reali di una catastrofe umanitaria nucleare.
In questo senso la Terza conferenza sulle impatto umanitario delle armi nucleari, che avrà luogo aVienna i giorni 8 e 9 Dicembre 2014 e verrà preceduta da un Forum della Società Civile, deve divenire un punto di svolta nelle discussioni sulle armi nucleari e aprire un dialogo sulla possibilità di negoziare un Trattato di messa al bando delle armi nucleari.
Noi continueremo a lavorare in questo senso.
Strumenti di conoscenza.
- Conferenza di Oslo, con dichiarazioni dei partecipanti
- Documento conclusivo che riassume i dati scientifici e la conclusioni politiche
- Unspeakable Suffering
- La dichiarazione della Nuova Zelanda, ottobre 2013, con 125 Stati firmatari
- il sito della mobilitazione internazionale
- Il sito della mobilitazione italiana
- Sulla scelta di coraggio del Colonnello Petrov segnaliamo il documentario “The Man who saved the World” che verrà lanciato al Woodstock Film Festival in Ottobre e viene mostrato oggi in anteprima all’ONU a Ginevra.