• 18 Dicembre 2024 18:29

Nero non per caso

DiDaniele Lugli

Apr 25, 2022

I cristiani orientali: cantano e dormono, dormono e cantano, scrive Ferdinando Tartaglia sulla Cittadella nel ’47. Aggiungo: quando sono svegli – non cantano e sembra che dormano – praticano l’esicasmo. Più tranquilli di così!

Fosse vero.

Papa Francesco ha parlato e parla con i massimi esponenti. Bartolomeo I e Kirill, patriarca di Costantinopoli il primo, di Mosca e di tutta la Russia il secondo. Con il primo tutto bene. Il Papa, con fraterna amicizia, fa gli auguri per il trentesimo dell’elezione. È grato per le sue riflessioni sulla salvaguardia del creato, come questa: “Un crimine contro la natura è peccato. Gli esseri umani che provocano l’estinzione di una specie e distruggono la biodiversità della creazione divina; gli esseri umani che degradano l’integrità della terra provocando cambiamenti climatici, privando la terra delle sue foreste naturali e distruggendone le paludi; gli esseri umani che nuocciono ai loro simili facendoli ammalare o contaminando le acque, i terreni, l’aria e la vita della terra con sostanze velenose commettono peccato”. Lo chiamano il Patriarca verde e il Papa lo cita nella LAUDATO SI’. Assieme possono lavorare “alla fraternità universale e all’amicizia sociale, di cui l’umanità ha tanto e urgente bisogno”. Non va così con il Patriarca (nero?) Kirill.

Papa e Patriarca si incontrano a Cuba sei anni fa. Persino il luogo sembra promettente. “Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti”. È questo il secondo dei trenta punti in cui si articola la dichiarazione comune che ne scaturisce.

Si parla pure di guerra. La preoccupazione maggiore è per i cristiani perseguitati in Medio Oriente, ma un accenno è pure per altri e al pericolo di un conflitto mondiale: “Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale”.

Alla dichiarazione Kirill aggiunge: “E gli esiti della conversazione mi permettono di assicurare che attualmente le due Chiese possono cooperare, difendendo i cristiani in tutto il mondo, e lavorare insieme, con piena responsabilità, affinché non ci sia guerra, e la vita umana venga rispettata ovunque nel mondo”.

Si parla pure di pace In Medio Oriente. “In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace”. Si prega “per il ristabilimento della pace in Medio Oriente” la cui realtà è “il frutto della giustizia” (cfr Is 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni”. Più in generale “tutte le parti mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati… Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni”. “Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, ‘perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace” (1 Cor 14, 33)”.

Si parla pure di Europa. “Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza”. “Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5)”. Le diverse comunità ecclesiali debbono “vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili”. Inoltre “Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica e umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto… Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana”. Infine “Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità”. Credo di capire perché il Papa ha consacrato alla madonna Russia e Ucraina contemporaneamente.

In Ucraina si confrontano quattro chiese: ortodossi obbedienti a Mosca, obbedienti a Costantinopoli, ortodossi autocefali e cattolici uniati. Le strade del Papa e del Patriarca russo qui si dividono. Il Patriarca nero non vuole che la chiesa Ucraina sia autocefala come la sua, né sopporta gli uniati, in sostanza dei travestiti da gay pride. Benedice la crociata del Vladimiro, uomo della Provvidenza, emulo del Santo omonimo, che tutti battezzò nell’acqua, più di mille anni fa. Ora si fa col sangue.

Quando un autocefalo incontra un autocrate i loro fedeli sono colti da una contagiosissima, gravissima microcefalia. Lo vediamo benissimo. L’unione di trono e altare, di stato e chiesa questo produce. Papa Francesco dovrebbe considerare il 20 settembre come festa grande. La breccia di Porta Pia ha liberato la Chiesa cattolica da questo pericolo. La Chiesa sembra avvedersene sempre più. Speriamo.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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