di Giancarlo Lupo*
Il fumetto di Zerocalcare No Sleep Till Shengal offre una riflessione profonda sui temi della resistenza e della non violenza, soprattutto in contesti di conflitto come quello del Kurdistan iracheno. Zerocalcare racconta la situazione della comunità Ezida di Shengal, minacciata dall’Isis e dalle continue aggressioni turche. Il fumettista ci guida in questo mondo con il suo consueto stile leggero ma incisivo, trasformando la complessità geopolitica in una narrazione accessibile, ma mai superficiale.
Il popolo ezida ha una storia dolorosa, segnata da persecuzioni, genocidi e tentativi di annientamento culturale e religioso. Gli Ezidi seguono una religione minoritaria, che affonda le sue radici in antiche tradizioni della Mesopotamia, e sono stati spesso vittime di attacchi sia per la loro fede che per la loro identità etnica. Uno degli episodi più drammatici è avvenuto nel 2014, quando l’Isis ha invaso la regione di Shengal, costringendo migliaia di persone alla fuga, catturando e riducendo in schiavitù donne e bambini, e uccidendo brutalmente migliaia di uomini. Questo genocidio ha attirato l’attenzione del mondo per la sua efferatezza, ma la comunità internazionale non è intervenuta in modo adeguato per proteggere il popolo ezida.
Nonostante queste atrocità, gli Ezidi sono riusciti a riconquistare parte delle loro terre, e oggi continuano a lottare per la loro sopravvivenza e autodeterminazione. La loro resistenza, però, non è solo armata: come evidenziato nel libro di Zerocalcare, il popolo ezida ha adottato il modello del “confederalismo democratico”, una forma di governo basata sulla convivenza pacifica, il rispetto delle differenze e la partecipazione attiva delle donne nella vita pubblica. Questo modello si ispira alle esperienze curde di autogoverno, e rappresenta un’alternativa concreta alla violenza e al dominio autoritario tipico delle dittature della regione.
Il tema della non violenza emerge in particolare attraverso la descrizione di questo sistema di autogoverno, che promuove la convivenza tra popoli diversi e la parità di genere. Questo rappresenta una forma di resistenza non solo contro l’oppressione militare, ma anche contro le strutture patriarcali e oppressive della società tradizionale. Le donne ezide, infatti, sono protagoniste della lotta sia sul piano militare, partecipando alle unità di autodifesa, sia sul piano politico, contribuendo alla costruzione di una società più giusta e inclusiva. Questo è un chiaro segno di come la resistenza non si limiti all’uso delle armi, ma si manifesti anche nel rifiuto delle strutture sociali oppressive e nella costruzione di nuove forme di convivenza civile.
Zerocalcare non si limita a denunciare l’orrore della guerra, ma ci invita a riflettere su come si possa costruire un mondo alternativo, basato sulla solidarietà e sulla giustizia sociale. La sua narrazione, carica di umanità, fa emergere la capacità di resistere senza abbandonarsi all’odio o alla vendetta. In questo, il suo lavoro si allinea perfettamente con i principi della non violenza: il cambiamento può avvenire attraverso l’impegno sociale, la cooperazione tra comunità diverse e la difesa dei diritti umani, piuttosto che attraverso la forza distruttiva della guerra.
Gli Ezidi, dunque, non rappresentano solo una comunità in lotta per la propria sopravvivenza, ma anche un simbolo di come la non violenza e la resistenza pacifica possano essere strumenti efficaci per costruire una nuova realtà. La loro capacità di continuare a lottare per il loro diritto all’autodeterminazione, nonostante gli orrori subiti, dimostra una straordinaria forza d’animo. No Sleep Till Shengal ci ricorda che esistono altre strade oltre alla violenza, e che la solidarietà internazionale e l’impegno per la giustizia sociale sono fondamentali per costruire un mondo più pacifico e inclusivo.
In definitiva, No Sleep Till Shengal diventa non solo un documento di denuncia, ma anche una testimonianza di speranza. Zerocalcare ci mostra come, in mezzo al caos e alla violenza, possano germogliare idee di pace e giustizia, grazie alla perseveranza di chi crede nella non violenza come strumento di resistenza. Il suo fumetto ci invita a guardare oltre la narrazione tradizionale del conflitto, mostrando che è possibile costruire una nuova società, fondata sul rispetto reciproco e sulla cooperazione, anche nelle condizioni più difficili.
*NOTA BIOGRAFICA
Giancarlo Lupo è docente di sostegno nei licei di Palermo e giornalista professionista dal 2005. È un esperto di fumetti e appassionato di narrazione grafica, campo in cui unisce le sue competenze educative e culturali per esplorare nuovi approcci di comunicazione e inclusività.