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Onore ai disertori

DiDaniele Lugli

Dic 28, 2020

Un ricordo caro, anche perché i giovani assumono il nome di Gruppo di Azione Nonviolenta, indissolubilmente legato a quello di Piero Pinna. Ma di un altro monumento vorrei ora dire. Me lo indica Edgar Morin. Scrive I ricordi mi vengono incontro, invece di sfuggirlo come fanno i miei. Visita in Germania vari memoriali delle vittime del regime e della guerra. “Ciò che mi commuove ancora di più è il monumento al disertore ignoto a Potsdam”. Niente altro, ma sufficiente a farmi compiere una piccola ricerca. Una visita sul web e si trovano memoriali diversi in diverse città. Accolti, male accolti, osteggiati, dedicati a obiettori e disertori.

Ecco un elenco per una visita virtuale: Berlino quartiere di Charlottenburg, promosso dalla chiesa evangelica; Bernau bei Berlin, sulle mura per iniziativa di giovani; Braunschweig, più volte danneggiato e infine rubato, resta una targa a ricordo; Bremen-Vegesack, già sede di un campo di concentramento, voluto da riservisti; Erfurt, dello scultore Thomas Nicolai; Goettingen, targa di Joachim Eriksen; Hagen (Westfalia), opera di Heinz Richter; Hamburg, quartiere Blankenese, per iniziativa di un cittadino, Andrea Perschel, ai tempi della guerra del Golfo, risulta rimosso, (ad Hamburg c’è però un pubblico “Memoriale per i disertori e le altre vittime della giustizia militare nazista”); Hannover, su iniziativa del movimento per la pace; Karlsruhe, in zona industriale, rifiutati spazi in città; Kassel, dopo anni di impegno, tra Leherte e Slevershausen, in terreno privato; Mannheim, opera di Stefan von Reiswitz e Barbara e Karl Oppenrieder, donata alla città che si è rifiutata di riceverla, è nel giardino di una cooperativa; Marburg, opera di un laboratorio di storia, più volte spostata; Stoccarda, opera di Nikolaus Kernbach, l’attuale collocazione è provvisoria; Ulm, scultura di Hannah Stütz-Mentzel, per anni rifiutata dal comune; Flensurg dopo una campagna più che ventennale; Köln, su disegno dello svizzero Ruedi Baur; Stuttgart, dello scultore Nikolaus Kernbach.

La loro visione non è meno interessante delle storie che ne accompagnano la realizzazione. Il Monumento a Potsdam, sulla Piazza dell’Unità, non fa eccezione. La scultura in marmo “Memoriale per il disertore sconosciuto” è creata nel 1989 dallo scultore turco Mehmet Aksoy, che allora vive a Berlino, su iniziativa del Bonn Peace Plenum. L’installazione a Bonn è bocciata dal consiglio comunale. Ha spostamenti – pesa 12 tonnellate – in sedi provvisorie finché, nel 1997, il Consiglio comunale di Potsdam decide con 100 voti a 8 di collocare permanentemente il monumento sulla piazza. Una iscrizione l’accompagna. Ci mancano altre targhe e ne manca una: “Qui viveva un uomo che si rifiutava di sparare ai suoi simili. Onora la sua memoria!”. Kurt Tucholsky, Die Tafeln, 1925. Più o meno questa la descrizione dell’opuscolo per i visitatori: “Una figura maschile lascia la sua impronta in blocchi bianchi di Carrara, dove i punti di perforazione e rottura restano parzialmente visibili e che risultano inadatti all’abitazione umana. La scultura offre nuovi punti di vista e prospettive da tutti i lati. La figura mancante determina magicamente ed essenzialmente le modalità di funzionamento del monumento e innesca meccanismi di riflessione non del tutto inaspettati, ma che possono essere utili…”.

Così di diserzione nell’esercito tedesco resta difficile lo studio e il racconto. Merita una segnalazione chi vi si dedica con ottimi risultati. Un giovane ricercatore italiano, Francesco Corniani, ha svolto uno studio sui disertori dell’esercito tedesco in Italia (1943-1945) e continua a interessarsene. Qualcosa possiamo sentire direttamente dalla sua voce. Nella sua ricerca dice tra l’altro della fucilazione di due marescialli e tre caporalmaggiori tedeschi, colpevoli di collaborazione con i partigiani reggiani.

Di questa vicenda trovo una traccia recente. Il 25 agosto dello scorso anno a Costermano di Verona, Cimitero Militare Germanico, si rende omaggio ai marescialli Hans Schmidt e Erwin Bucher e ai caporalmaggiori Erwin Schlünder, Karl Heinz Schreyer e Martin Koch. I cinque, in contatto con i partigiani di Reggio Emilia, sono scoperti e uccisi fra il 25 e il 26 agosto 1944 ad Albinea, nel reggiano. Il ricordo, cui partecipano delegazioni italiane e tedesche – lo scorso anno gli spostamenti non erano un problema – è frutto di un collegamento tra la municipalità di Treptow a Berlino e Albinea, luoghi di nascita e morte di Hans Schmidt. Campi estivi e scambi di giovani tra le località sono particolarmente alimentati, secondo le parole del Sindaco di Albinea, dall’esempio di resistenza alla violenza e all’odio. La sua lettura della diserzione è molto diversa da quella del collega sindaco di Bonn: Parlerò personalmente contro la tua iniziativa e farò tutto il possibile per ottenere una maggioranza convincente per il rifiuto. Non voterò per un memoriale a Bonn che glorifichi la diserzione.

Come ogni buon memoria è dunque orientata al nostro presente ed al nostro futuro. Più forti delle armi nucleari è scritto nella copertina del più recente numero di Azione nonviolenta. Lo raccomando alla lettura e lo regalo a chi si abbona. Ci dice di quanto si fa contro la guerra, la sua preparazione, le sue conseguenze, in un compito impari, ma necessario. Contiene la Lista d’Onore 2020 dei Prigionieri per la Pace. Sono difensori dei diritti umani e obiettori al servizio militare incarcerati in Camerun, Eritrea, Corea del Sud, Israele, Singapore, Tagikistan, Turkmenistan, USA. Nella lista troviamo il dettaglio delle ragioni della loro condanna e cosa possiamo fare per sostenere questi che si sono schierati, senza esitazione, contro la guerra mondiale combattuta a pezzi.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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