Il valore delle assemblee lo ha indicato chiaramente Aldo Capitini che, oltre a scriverne, instancabilmente le ha promosse “per ascoltare e parlare, non l’uno senza l’altro”.
In assemblee di ogni genere – piccoli gruppi, convegni, manifestazioni, comizi, marce, consigli comunali o regionali… – Daniele Lugli si è mosso lungo tutto il suo percorso, promuovendole lui stesso ogni volta che ne aveva la possibilità, con la confidenza di chi ha davvero a cuore ciò che vuole comunicare e reputa davvero importante che anche altri si confrontino con quei contenuti e li allarghino, li approfondiscano, li arricchiscono con il proprio contributo e con i propri dubbi.
Tante persone hanno conosciuto Daniele così, nei comizi del “giovane Lugli” o nelle sue innumerevoli presenze durante iniziative pubbliche. Tra chi lo ascoltava volentieri, c’erano anche i più piccoli. I bambini figli di amici chiedevano al papà e alla mamma di seguirli in piazza non perché i temi di volta in volta affrontati potessero attirarli o fossero interamente comprensibili per loro, ma perché “Daniele è mio amico”, dicevano, e consideravano importante andarlo ad ascoltare.
Quello che segue è l’intervento di Daniele Lugli all’Assemblea Cittadina di Ferrara per l’Europa Federale che si è svolta il 9 aprile 2022. La guerra in Ucraina proseguiva da un paio di mesi. Qui il richiamo va all’Unione Europea per l’azione di ricostruzione della pace che dovrebbe contraddistinguerla. Una Unione che dovrebbe assumere un ruolo più deciso ponendo il rispetto dei diritti e il ripudio della guerra – le due cose stanno assieme – come condizione per continuare a esserne membri, perché l’adesione all’UE non diventi un “bancomat regalato”.
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Un ringraziamento a chi ha promosso e organizzato questa Assemblea cittadina. È un momento umile e alto di democrazia quando ci si ritrova per ascoltare e parlare. Non l’uno senza l’altro. Dovrebbero essere costanti questi incontri. Li promuove Capitini nell’immediato dopoguerra. Li realizza a Ferrara un antifascista, nonviolento e federalista, morto nel 1948 a 26 anni, Silvano Balboni. Centri di Orientamento Sociale è il loro nome. Ne sentiamo la mancanza e il bisogno.
Il Movimento nonviolento, iniziato da Aldo Capitini, piccolo ma da sessant’anni tenacemente attivo in Italia, guarda con interesse e partecipazione al processo che dovrebbe portare a uno stato federale europeo, democratico, garante dei diritti, potenza di pace all’interno e al di fuori dei propri confini.
Giusto dieci anni fa l’Unione ha ricevuto il premio Nobel “per aver contribuito per oltre sei decenni all’avanzamento della pace e della riconciliazione e dei diritti umani in Europa”. Con la caduta del muro di Berlino, con l’abbandono del patto di Varsavia anche l’alleanza della NATO avrebbe meritato di sparire. Così non è stato. Non si è creato un grande spazio di pace dall’Atlantico agli Urali. Obiettivo difficile che comunque nessuno si è posto.
La NATO ha raddoppiato gli stati membri. L’Unione ha accolto le repubbliche ex sovietiche. C’è molto da fare per una compiuta democrazia, per un pieno rispetto dei diritti. È un processo al quale tutti dobbiamo partecipare, anche i nuovi arrivati. Non possono pensare all’Unione come bancomat regalato, senza osservarne i principi. Questi non si riassumono in manodopera a costi minori, in regimi fiscali che favoriscono delocalizzazioni, nell’impunita inosservanza delle norme fondamentali dell’Unione.
Il passato non può essere cambiato, ma il futuro sì. L’UE dovrebbe intanto garantire il rispetto dei diritti umani, del diritto all’asilo anche per chi non è bianco e biondo. Realizzare finalmente il Corpo di pace delineato dal 1995 per impulso del nostro Alex Langer. Sarebbe un contributo efficace nel prevenire, moderare, conciliare i conflitti. Il pensiero va a quanti, in questo spirito, in Russia e in Ucraina obiettano alla guerra e si oppongono all’invasione di crescente efferatezza.
La scelta federale è necessaria e urgente. In sua assenza l’Europa è subalterna agli interessi di potenze esterne e di una finanza sottratta a ogni controllo. La Federazione democratica europea è anche la miglior risposta all’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Apre a prospettive più ampie di rapporti pacifici tra gli stati a livello mondiale. Rivitalizza l’ONU e gli strumenti internazionali di garanzia dei diritti. Il federalismo, come la nonviolenza, non conosce confini nazionali e neppure continentali.