Con due anni di ritardo, pubblicato il bando per 200 volontari civili. CNESC: “E’ il primo passo per la difesa civile, non armata e nonviolenta”
Finalmente parte in Italia – nell’ambito del Servizio Civile Nazionale – la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace che dovrebbe porre le basi per una futura proposta più ampia e strutturata di “difesa civile, non armata e nonviolenta” in situazioni di conflitto all’estero e in Italia per emergenze ambientali.
Con il deposito delle proposte progettuali, dopo la pubblicazione sul sito del Dipartimento Gioventù e SCN dell’avviso relativo, a più di due anni dall’approvazione della disposizione legislativa, si avvia questa nuova dimostrazione della capacità del Servizio Civile Nazionale di “rendersi utile al Paese”: un modo di concepire le “missioni di pace” alternativo rispetto a quello militare.
Dopo la conferenza stampa dell’11 Novembre in cui la CNESC aveva presentato 80 progetti di accoglienza dei migranti, con questa sperimentazione avremo un’ulteriore concreta risposta del movimento italiano per la pace, il disarmo e la nonviolenza, alla violenza del terrorismo, ma anche a quella strutturale della guerra, con la promozione dei diritti umani, della lotta alle ingiustizie, all’esclusione culturale e educativa e per la difesa dell’ambiente.
Questi primi 200 volontari (su un totale di 500) rappresentano un impegno diretto dei giovani e delle organizzazioni della società civile nella prevenzione del conflitto armato e della ricostruzione culturale, sociale ed economica post conflitti all’estero. Alcuni di essi saranno impegnati in progetti rivolti alla prevenzione di emergenze ambientali all’estero e in Italia, una vera aggressione al nostro territorio e alla nostra salute e sicurezza.
Si tratta di un contributo concreto a favore della pace e delle persone, a dimostrazione che la nonviolenza non è affidata solo alla buona volontà di qualche singolo, ma rappresenta un progetto che deve vedere coinvolte anche le istituzioni. La resistenza nonviolenta alle violazioni dei diritti umani, alle ingiustizie commesse sui più vulnerabili, allo stravolgimento dell’ambiente, alla esclusione culturale e educativa, è possibile e da sempre praticata.
Molti dei progetti saranno realizzati in Paesi dell’Africa e dell’Asia dove i giovani del SCN opereranno in sicurezza, a sostegno di quelle che sono le prime vittime della guerra e del terrorismo fondamentalista, che colpisce in quelle zone come nel cuore della nostra Europa, con la stessa logica folle e la stessa ferocia.
Queste ambizioni, condivise dal Parlamento che ha approvato la norma istitutiva in Legge di Stabilità, e – nonostante il ritardo nell’attuazione – dallo stesso Governo con l’accordo fra i Ministri Gentiloni, Poletti, il Sottosegretario Bobba e gli organi amministrativi competenti – che ringraziamo per l’impegno profuso e il lavoro svolto anche con i nostri contributi – rischiano però di essere sminuite perchè non sono previste risorse a sostegno delle organizzazioni e degli organi chiamati a implementare e monitorare questa sperimentazione.
Ci auspichiamo che in una fase successiva si possano rivedere alcuni elementi organizzativi della sperimentazione rendendola più snella e flessibile e quindi più adatta e rispondente alle reali necessità di pace delle singole comunità e popolazioni anche adeguando alle capacità progettuali degli organismi i singoli contingenti di volontari previsti per le diverse aree d’intervento; meno schematica, burocratica e onerosa per le organizzazioni stesse.
Maggiori risorse e investimento politico saranno necessari in futuro nella prospettiva di rendere questa sperimentazione la base di un veloce ampliamento che irrobustisca il ruolo internazionale dell’Italia quale soggetto costruttore di pace, esempio e stimolo sia all’Unione Europea che alle Nazioni Unite.
Fonte http://www.cnesc.it
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