• 18 Dicembre 2024 15:57

Partinico e Trappeto sono vicini

DiDaniele Lugli

Set 24, 2018
danilo dolci

La loro vicinanza era invece per me l’essere state teatro dei primi impegni di Danilo Dolci in quelle terre.

A Partinico un giovane senegalese, 19 anni, è stato aggredito prima a parole – Vattene via sporco negro – poi a calci e pugni nel bar di Piazza Caterina, dove lavorava. Dai giornali gli aggressori sono indicati da tre a sette. Uno almeno sarebbe stato individuato: un trentenne del luogo, disoccupato, con precedenti per lesioni. L’aggredito è un richiedente asilo: “Non ho reagito perché non alzo le mani. Mi potevo difendere, ma gli educatori della comunità mi hanno insegnato che non si alzano le mani”.

A Trappeto, notte di Ferragosto, spiaggia di Ciammarita, un gruppo sei giovani del Gambia, in attesa del pulmino che doveva riportarli al centro di accoglienza di Partinico, è insultato e aggredito. Salgono sul pulmino che è nei pressi. Vengono inseguiti da quattro auto fino a Partinico, bloccati e aggrediti con calci, pugni, bastoni, mazze di ferro e pietre. Cinque di loro sono minorenni. Pure l’educatrice che li accompagna è aggredita. Sette persone sono state individuate e arrestate: due donne e cinque uomini, tra i 28 e i 71 anni.

Andiamo indietro nel tempo. Il 14 ottobre del 1952, a Trappeto, Dolci digiuna sul letto di Benedetto Barretta, un bambino morto per la denutrizione. Capitini gli offre sostegno e solidarietà, lo invita a sospendere il digiuno e inizia con lui una stretta collaborazione.

Il ’56 inizia con il digiuno, 30 gennaio, dei mille sulla spiaggia di San Cataldo (Trappeto) con contadini e pescatori, contro la pesca fuorilegge e per decidere lo “sciopero alla rovescia”. Già il 2 febbraio 1956 c’è uno “sciopero alla rovescia” a Partinico, con centinaia di disoccupati, per riattivare una trazzera (strada di campagna) intransitabile e affermare il diritto al lavoro, art. 4 della Costituzione. Danilo, “individuo con spiccata capacità a delinquere” e quattro sindacalisti, arrestati e processati in catene, rimangono nel carcere Ucciardone per due mesi. Grazie anche alla difesa di Piero Calamandrei sono riconosciuti “moventi di particolare valore morale”. Ne consegue la scarcerazione. Danilo Dolci accentuerà il suo impegno. Pubblica nel 1955 “Banditi a Partinico” , un libro inchiesta che illustra la disperazione e il luridume in cui vive la popolazione. Alla sua azione Capitini dedica “Rivoluzione aperta” pubblicato nel ’56. Mi fermo qui con la rievocazione.

Ad aggredire giovani venuti da altri paesi in cerca di speranza sono dunque figli e nipoti delle persone in favore delle quali Danilo ha speso i suoi anni, la sua intelligenza, le sue energie per dare loro dignità e prospettive di liberazione. È un lavoro necessario e infinito. Lo sanno i duecento ragazzi di Libera che a Trappeto, nel Borgo di Dio voluto da Danilo e proseguito dal figlio Amico, hanno tenuto il loro incontro annuale dal 25 al 29 luglio, denso di appuntamenti, laboratori, attività. L’augurio è che i giovani di Trappeto e Partinico comprendano l’importanza di questo lavoro e vi si impegnino. Il Centro di formazione Borgo di Dio è certo a disposizione.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.