Mentre nessuna organizzazione internazionale sembra essere in grado di fermare la violenza cieca dell’esercito israeliano, che – dopo oltre 42.000 vittime palestinesi tra Gaza e Cisgiordania – invade il Libano, attacca le basi Unifil, colpisce la Croce Rossa, cerca la guerra con l’Iran; mentre nessun governo occidentale, anche apparentemente dissentendo in pubblico con le sue scelte belliche, si decide in verità a interrompere l’invio di armi al governo di Netanyaou; mentre da oltre un anno grandi manifestazioni in ogni parte del mondo, e nella stessa Israele, non riescono a spezzare la spirale di violenza e di odio; mentre accade tutto questo c’è chi trova il coraggio di resistere dal basso, proprio dentro il cuore di tenebra della guerra, rifiutando la logica della violenza, del nemico e dell’odio: ha il volto di giovanissimi israeliani che rifiutano il servizio militare e di altrettanto giovani palestinesi impegnati nella resistenza nonviolenta.
In Israele è attiva la rete Mesarvot composta da giovani israeliani obiettori di coscienza al servizio militare, che fornisce sostegno a ragazze e ragazzi durante tutto il percorso dell’obiezione, che prevede lunghe detenzioni nelle prigioni militari, offrendo assistenza legale, tutoraggio da parte di ex obiettori e informazione sui media. Nella società israeliana sempre più militarizzata e violenta, che mette brutalmente a tacere le voci che contestano la narrazione bellicista dominante, i giovani di Mesarvot sono solidali con i palestinesi e si oppongono al regime di occupazione, protestando contro la guerra con manifestazioni congiunte israelo-palestinesi in tutto il Paese. Gli obiettori di coscienza oggi chiedono un accordo sugli ostaggi, la fine del genocidio a Gaza, la fine della guerra in Medioriente e il raggiungimento di una soluzione diplomatica. Con le loro azioni gli attivisti di Mesarvot incoraggiano i giovani israeliani a mettere in discussione l’occupazione e la guerra, portando l’attenzione sui crimini commessi dall’esercito, chiamandoli ad assumersi la responsabilità personale di disobbedire al governo.
Ed è proprio il Movimento Nonviolento che ha organizzato, all’interno della Campagna internazionale di Obiezione alla guerra e in collaborazione con le organizzazioni Mesarvot e CPT, un tour congiunto nel nostro paese di obiettori di coscienza israeliani e di attiviste palestinesi. Dal 15 al 27 ottobre sono presenti in incontri pubblici ed istituzionali in diverse città d’Italia gli israeliani Sofia Orr e Daniel Mizrahi – la prima obiettrice di coscienza, che nel febbraio 2024 ha rifiutato di arruolarsi per il servizio militare obbligatorio nell’IDF ed è stata ripetutamente condannata al carcere militare; il secondo figlio di coloni ebrei nei territori occupati, che ha deciso di rifiutare di arruolarsi nell’esercito israeliano in quanto pacifista e oppositore dell’apartheid, finendo a sua volta in carcere – e le palestinesi Tarteel Al-Junaidi e Aisha Omar – la prima attivista per i diritti umani e il cambiamento sociale con mezzi pacifici, si occupa di difendere i diritti dei palestinesi e di sostenere i diritti delle donne e i movimenti giovanili; la seconda nata e cresciuta nella Territori Palestinesi Occupati, ha vissuto in prima persona l’oppressione dell’occupazione israeliana e due anni fa ha iniziato a fare volontariato con Mesarvot per sostenere gli obiettori israeliani e far conoscere ai palestinesi il loro attivismo contro la guerra e l’occupazione.
Il tour pacifista ha inizio a Milano, con la conferenza stampa del 16 ottobre, attraversa l’Italia con tappe a Verona, Bologna, Parma, Reggio Emilia, Firenze, Roma e Bari, che preparano attivamente la Giornata di mobilitazione nazionale del 26 ottobre organizzata da Rete Italiana Pace e Disarmo. Perché, come ha scritto Carlo Rovelli nella dichiarazione di adesione personale alla Campagna di Obiezione alla guerra, “per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla”: è esattamente l’impegno dei giovani obiettori di coscienza israeliani e delle giovani attiviste nonviolente palestinesi.