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Perché la Nato farebbe bene ad eliminare le sue nucleari tattiche, nonostante l’atteggiamento belligerante della Russia

Diadmin

Set 4, 2014

I leader che si riuniscono al vertice della Nato in Galles si troveranno, ancora una volta, di fronte alla necessità di dover decidere cosa fare delle armi nucleari custodite nelle basi Nato sparse per l’Europa. Si tratta di una rimanenza della Guerra Fredda, quando si riteneva che il dispiegamento su suolo europeo di quelle bombe statunitensi potesse azzerare le ambizioni nucleari degli alleati europei e anche rafforzare l’alleanza minacciata. Quasi 200 di queste bombe tattiche sono tuttora in alcune basi in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Italia e Turchia.

Alcuni commentatori hanno sostenuto recentemente che l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina orientale dimostri che tali armi sono necessarie oggi più che mai. I fatti, invece, mostrano che è vero il contrario: le armi nucleari tattiche statunitensi distolgono risorse e attenzione da altre iniziative di difesa che sarebbero molto più utili.

In primo luogo, niente fa pensare che queste armi abbiano avuto la benché minima influenza sulle decisioni trasgressive del Presidente russo Putin in Ucraina, Georgia o negli Stati baltici. La Russia ha scelto di agire in maniera aggressiva, nonostante la presenza delle nucleari tattiche in altri Stati europei. Né si può affermare che la presenza di queste bombe abbia rassicurato gli alleati dell’est europeo sull’impegno statunitense a difenderli. I nuovi membri della Nato, più geograficamente vicini alla Russia, sembrano anzi essere più preoccupati che mai: cercano sostegno e rassicurazione dalle forze non-nucleari dell’occidente. Il motivo per cui le armi nucleari tattiche risultano totalmente irrilevanti è il seguente: la minaccia nei confronti del territorio Nato non è sufficientemente grave per avallare un ruolo delle armi nucleari.

Inoltre, i leader riuniti a Cardiff farebbero bene a non trascurare le continue richieste da parte degli alleati Nato che ospitano le nucleari tattiche affinché queste siano rimosse. Considerare più importanti le richieste dell’Estonia e della Lettonia, che chiedono di essere difesi dalla Russia, rispetto alle richieste della Germania e del Belgio, che chiedono che le proprie basi vengano liberate dalla presenza delle bombe nucleari, può essere una scommessa molto pericolosa: anzitutto perché ignora totalmente la necessità di raggiungere il consenso tra tutti i membri dell’alleanza. Sarà necessario invece raggiungere un compromesso sostanziale per risolvere la questione. Alcuni commentatori continuano a sostenere che queste poche bombe, dispiegate a grande distanza dagli Stati baltici, offrano realmente una garanzia ai leader di quei paesi. Ma, nel fare ciò, trascurano e si lasciano sfuggire un’opportunità di cruciale importanza: la possibilità di spostare i fondi dalla missione nucleare tattica per coprire i costi di un sistema di difesa capace di rispondere alle minacce che tali Stati devono realmente affrontare.

La creazione recente di una forza Nato di Rapida reazione è un esempio di risposta convenzionale alle minacce convenzionali cui devono far fronte gli alleati orientali. A Cardiff, i leader della Nato farebbero bene a concordare azioni come questa, rafforzate anche da un più efficace coordinamento nella deterrenza e difesa dalle minacce cibernetiche; come pure altre iniziative che garantiscano che le forze esistenti della Nato, se necessario, riescano ad entrare in azione in maniera efficace. Poiché è improbabile che gli Stati della Nato prevedano un aumento significativo degli attuali livelli di spese militari, il mantenimento di costosissime armi nucleari tattiche in Europa finisce per distogliere le risorse che servono urgentemente per rafforzare le forze non-nucleari.

La Nato è e rimane un’alleanza nucleare, ma come sottolineato nel Concetto strategico del 2010 la “garanzia suprema della sicurezza degli alleati è affidata alle forze nucleari strategiche” dei membri dell’alleanza. Coloro che sostengono – quasi come un riflesso condizionato – che le bombe tattiche sono necessarie per dimostrare la serietà dell’impegno USA a difendere la sicurezza europea stanno equivocando la questione con l’impegno alla difesa reciproca degli alleati (con forze convenzionali, quindi). E’ l’arsenale strategico statunitense che rende la Nato un’alleanza nucleare, non le tattiche dispiegate in Europa. In giugno, quando il Pentagono decise di inviare un avvertimento nucleare alla Russia, quelle armi tattiche non furono considerate utili: gli Stati Uniti trasferirono bombardieri strategici in Europa.

Gli appelli a mantenere in Europa le armi nucleari tattiche fanno perdere di vista i notevoli benefici che offrirebbe la loro eliminazione. Per mantenere attivo e rafforzare il Trattato di Non Proliferazione, le potenze nucleari dovranno dimostrare di aver compiuto qualche passo verso il disarmo nucleare alla Conferenza di Riesame del TNP dell’anno prossimo. Il ritiro delle armi nucleari tattiche, per concentrarsi maggiormente su una difesa non-nucleare in Europa, invierebbe un segnale forte e chiaro: la Nato sta prendendo sul serio la promessa di “creare le condizioni per un mondo libero da armi nucleari”. Eliminando questa classe di armi – costosa ma militarmente insignificante – gli Stati Uniti potrebbe generare un risparmio notevole. E inoltre non rischierebbero di venir meno all’impegno assunto di non aumentare le forze nucleari in Europa: infatti, ad oggi è previsto un programma di ammodernamento del costo di oltre 10 miliardi di dollari che potenzierebbe le bombe B61 attualmente dispiegate in Europa, da utilizzarsi sui nuovi cacciabombardieri stealth F35.

Le bombe nucleari tattiche in Europa non sono più utili né per la difesa, né per la deterrenza, né per la rassicurazione degli alleati. Chi oggi chiede che tali armi restino in Europa propone una visione del passato e non una soluzione per il futuro. Quelle bombe sono una distrazione; contribuiscono a creare divisioni all’interno dell’alleanza, anziché unificarla. Presto dovranno essere affrontate delle decisioni circa l’ammodernamento di quelle armi e la costruzione degli aerei per trasportarle. Il vertice della Nato a Cardiff dovrebbe invece decidere di spostare le risorse disponibili verso le forze non-nucleari: per rafforzare l’alleanza ed offrire agli alleati europei una vera rassicurazione.

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