Dunque anche negli assassini mirati (targeted killings) con precisione chirurgica, attraverso i droni, questo accade. Sono gli Stati Uniti a farne uso massiccio per combattere, si dice, i terroristi. Nessuno riesce però a processarli in caso di errore. Queste operazioni sono possibili, nei diversi luoghi, per l’assistenza di paesi europei, con le loro basi, stazioni, satelliti. Così uno studio di avvocati e giuristi ha pensato di fare causa agli stati complici.
Nell’agosto del 2012 in Yemen un drone americano, che dovrebbe colpire una base di Al Qaeda in Yemen, distrugge invece la casa della famiglia Jaber. Faisal Ali, solo sopravvissuto, intenta causa. Niente da fare con gli Usa. Poiché il drone è stato guidato da una base tedesca, Ramstein, lo studio European Center for Constitutional and Human Rights (Ecchr) si rivolge alla giustizia tedesca. Il 19 marzo scorso il competente tribunale amministrativo di Münster rileva considerevoli violazioni del diritto internazionale in questa attività nella quale la Germania è corresponsabile. Il Governo federale tedesco deve controllare – in collaborazione col Governo USA – che l’uso dei droni sia conforme alle norme del diritto internazionale, in particolar a quelle che tutelano i diritti umani. Il Ministro degli Esteri approfondirà legalmente la questione.
La base di Ramstein ha fornito il pilota a terra del drone assassino, ma è italiana la base dalla quella partono più droni nel mondo. Si tratta di Sigonella. Dal 2011 decollano i droni Usa per la Libia. Hanno nomi rassicuranti, Predator e Reaper (Falciatrice). Così Repubblica il 20 giugno 2018: “Droni, svelati 550 raid americani in Libia. Quasi tutti da Sigonella. Il numero degli attacchi supera quelli lanciati nel resto del mondo. Nel 2016 Sirte usata come laboratorio delle guerre robotizzate con 300 missioni tra le case”. Il 30 maggio precedente l’osservatorio Milex – merita di essere più conosciuto – in occasione di un’audizione parlamentare ha predisposto un rapporto sui droni militari italiani, illuminando un aspetto poso considerato.
Lo studio Ecchr, forte della sentenza del tribunale amministrativo tedesco, si è rivolto dunque all’avvocato degli italiani, come ama definirsi il Presidente Conte. Nella lettera è detto che l’autorizzazione che gli americani devono chiedere a Roma prima degli strike implica la responsabilità penale individuale di coloro che risultano coinvolti nel processo decisionale, ed eventualmente operativo. Le responsabilità italiane sono infatti ben più pesanti ed evidenti di quelle tedesche, dato il ruolo decisivo che ha Sigonella.
La cosa è nota e sotto questo profilo studiata e ristudiata. Nel gennaio scorso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania aveva organizzato una conferenza internazionale, “Droni armati a Sigonella: problemi giuridici e tensioni tra protezione del diritto alla vita, obblighi di trasparenza e strategia militare”, in collaborazione proprio con lo studio Ecchr. Un’idea della ricchezza e interesse dei lavori può venire dalla visione di decine di video dedicati ai vari relatori https://vimeo.com/user27727708 .
C’è un caso libico che potrebbe configurarsi come quello Yemenita. Il 29 novembre dello scorso anno un drone partito da Sigonella ha ucciso 11 persone a Al Uwaynat. Sospetti terroristi, secondo i militari Usa. Pacifici tuareg, secondo gli abitanti. Non conosciamo come il Governo, sovranista e populista, intenda rispondere e quali provvedimenti prendere per confermare la sua sovranità su Sigonella. Nell’ottobre del 1985 ci fu un sussulto in tal senso di un altro Presidente del Consiglio.