Non credo sia stato amore a prima vista, da persona fortemente razionale avevo, e ho tuttora, una buona dose di ma/però/se. Piuttosto credo che sia un rapporto che si arricchisce man mano che il tempo passa, fatto di sfumature e nuovi aspetti, ma anche di conflitti interiori che stimolano il ragionamento tra tesi e antitesi.
Quel che mi piace di più di Lei è l’eterna ricerca di una soluzione ai conflitti di qualsiasi tipo, o ancora meglio secondo me, di saper stare nel conflitto, sale pepe e condimento della vita intrapersonale, interpersonale fino a interstatuale direi.
Io vengo da studi di politica internazionali e mi è stato insegnato che se una parte vince l’altra di conseguenza perde, il gioco non può che essere a somma zero. Poi è arrivata Lei e una serie di certezze e questioni date per acquisite hanno cambiato faccia, Lei mi ha detto: “e se facessimo un pensiero laterale? E se la soluzione andasse cercata uscendo dallo schema prestabilito?” e a me questo discorso è piaciuto, percorso sicuramente più difficile da seguire, immancabilmente fuori dal solco tracciato dalla storia contemporanea ma anche dalla storia quotidiana delle nostre piccole e grandi bagatelle personali… ma così intrigante!
Insomma, alla fine sono qui che scrivo per questo nuovo progetto che è Azione nonviolenta in rete od online (mettiamo i due nomi così da non scontentare nessuno), per riportare a chi avrà la pazienza di leggere il mio piccolo contributo al lavoro del Movimento nonviolento. Mi è stato affidato l’onore e onere di rappresentare l’associazione del caro Capitini presso l’European Bureau for Conscientious Objection (Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza – Beoc), si tratta di un ombrello di associazioni che fa pressione a livello europeo e in sede internazionale affinchè il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare sia reclamabile da parte di tutte le persone che si rifiutano di prestare servizio presso le Forze armate del proprio Stato per motivi legati al proprio credo oppure per questioni etico-morali. In Italia la lotta per il riconoscimento di questo diritto ha portato al servizio civile alternativo e successivamente volontario, ma in diversi Paesi europei o confinanti con il vecchio continente non è ancora così. Per fare un solo esempio, ad oggi il diritto all’obiezione di coscienza in Grecia è riconosciuto a livello costituzionale, ma de facto la commissione giudicatrice riconosce sempre lo status agli obiettori per motivi religiosi (in particolare ai Testimoni di Geova) mentre per tutti gli altri, pacifisti e nonviolenti compresi, il diritto rimane solo sulla carta.
Il mio prossimo ed imminente impegno è quindi il meeting del Beoc dal 9 all’11 ottobre. Nell’affascinante Istanbul discuteremo proprio dell’attuale situazione degli obiettori di coscienza turchi assieme all’associazione locale degli Obiettori Vr-Der.
Quindi, caro lettore, se vorrai, il prossimo aggiornamento sarà al mio ritorno.