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Quello strano modo di studiare insieme

DiCarlo Bellisai

Ott 13, 2014

di Carlo Bellisai

Alla casa per la Pace di Ghilarza si è svolto dal 21 al 24 agosto 2014 il 2° seminario di studi su Gramsci e la nonviolenza, organizzato dal Movimento Nonviolento Sardegna su esplicita richiesta di Alberto L’Abate, intenzionato a dare continuità alle conclusioni del 1° seminario su Gramsci e la nonviolenza, svoltosi sempre a Ghilarza, nell’estate del 2011. Le conclusioni cui era arrivato il gruppo di lavoro ponevano il pensiero maturo di Antonio Gramsci (quello delle Lettere e dei Quaderni dal carcere) come per molti tratti compatibile, o perfino affine al pensiero nonviolento.

Alberto aveva sentito il bisogno di ritornare a Gramsci, anche perché spintovi da nuovi stimoli: il saggio di un marxista slavo che ammetteva la nonviolenza gramsciana della “guerra di posizione”, ma solo come strategia; e quello del sociologo Orsini che, nel suo libro “Gramsci e Turati. Le due sinistre”, presenta il pensiero del rivoluzionario di Ales come intriso di intolleranza e di violenza nei confronti dell’avversario politico.

C’è stato allora un intenso lavoro organizzativo. L’Abate aveva dato delle indicazioni di libri da leggere e da schedare, secondo alcuni requisiti. In pratica il seminario è nato come un progetto di gruppo a distanza. Ci siamo incontrati giusto una prima volta per decidere quale libro avrebbe letto ciascuno e poi un’altra volta per fare il punto della situazione e verificare eventuali difficoltà nel riportare la scheda. Quindi siamo arrivati all’appuntamento di fine agosto, con una preparazione particolare sul tema. Mentre sei persone avevano partecipato a questa fase, altri si sono aggiunti come semplici iscritti, ricevendo comunque le schede fin lì prodotte. Tuttavia non partecipavano solo come uditori, perché avrebbero preso parte attiva nel lavoro dei sottogruppi.

Quando ad agosto s’è svolto il seminario vero e proprio, la Casa per la Pace ci ha accolto, a Ghilarza, su un leggero altipiano, quasi al centro della Sardegna, con le sue stanze comuni, le due cucine, i bagni e l’enorme terrazza; ci ha accolto soprattutto con quel senso di autogestione nel rispetto reciproco, che sembra ormai intriso nelle pareti e sulle antiche mattonelle della casa. Ad ogni modo un cartellone aiuta ad organizzarsi e ognuno può trovare il suo spazio di lavoro, iscrivendosi ad apparecchiare-sparecchiare, a cucinare, a fare i piatti, a pulire i bagni…

Il seminario è iniziato con un giro di presentazione degli undici partecipanti, un’ introduzione di Alberto L’Abate e quindi subito via alle relazioni sulle letture effettuate. Quindi ci si è divisi in tre sottogruppi, ciascuno dei quali, esaminando le schede e, quando serviva anche i testi, hanno cercato di dare una risposta a questi quesiti:

  1. La nonviolenza del Gramsci della “guerra di trincea” è solo strumentale alla presa del potere violenta, oppure no?

  2. Gramsci è stato un pedagogista dell’odio politico e dell’intolleranza, oppure è stato un uomo di parte, ma complesso, capace di ascoltare, di cogliere e cambiare in un senso più vicino alla nonviolenza?

  3. Il riformismo può rappresentare una strada verso il cambiamento o è colluso con il sistema capitalista? La violenza fa parte di ogni movimento rivoluzionario, o piuttosto è il sistema che usa ogni mezzo, dalla repressione al riformismo stesso, pur di mantenersi in piedi?

I sottogruppi hanno nel complesso ben lavorato, e cercato di dare delle risposte, fosse anche parziali e provvisorie, a questi quesiti. Dalle relazioni finali dei primi due gruppi si evince sostanzialmente che: 1- la guerra di trincea ed il concetto di egemonia in Gramsci non ci appaiono solo parte di una strategia politica, ma scelte sostanziali; 2- Gramsci non fu un pedagogista dell’intolleranza e della violenza politica. 3- Le conclusioni sul terzo quesito sono invece apparse non univoche e in parte contrastanti. Sono tuttavia state ben sintetizzate le contraddizioni. Attendiamo perciò la stesura di un documento finale di sintesi dei lavori a cura di Alberto L’Abate per avere un quadro più preciso sulle conclusioni del lavoro svolto.

Come organizzatore e partecipante al seminario mi sembra comunque importante fare alcune considerazioni sul metodo di lavoro proposto dal conduttore. Durante il seminario infatti, una delle partecipanti ha posto dei dubbi sulla scientificità e sull’attendibilità della metodologia usata. Il metodo proposto da Alberto è in effetti assai lontano dal lavoro accademico classico, ma semmai più vicino a quella metodologie (già care a Dolci e a Capitini) di coinvolgimento dal basso e di creazione di un sapere non di élite ma popolare e partecipato, in cui tutti possono fornire il proprio contributo. E’ forse uno strano modo di studiare insieme questo, meno gerarchico di quello cui ci hanno abituati i licei, le università, i convegni e, fosse anche meno rigorosamente scientifico, presenta degli indubbi vantaggi a livello motivazionale e partecipativo ed è a mio parere più intimamente coerente con le idee nonviolente.

Carlo Bellisai

(Movimento Nonviolento Sardegna)

Ottobre 2014

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

1 commento su “Quello strano modo di studiare insieme”
  1. grazie, Carlo per il contributo scritto sul seminario di agosto nella casa di Ghilarza. Leggo il piacere di aver “studiato” con Alberto Labate con quel suo metodo dal basso che ho avuto modo di sperimentare quando ero studentessa (ora sono nonna). Ma il piacere doppio per Alberto sia stato quello di aver approfondito il pensiero e l’azione di Gramsci propria nella terra, appunto il comune di Ghilarza, dove lo stesso ha vissuto anni importanti della sua vita. Quindi, risultati doppi, tripli……Scrivero’ ad Alberto e sua moglie, Annaluisa…..ciao Carlo

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