Dalle origini, il Vangelo è pace in terra, non solo in cielo. E dunque è rifiuto del criterio delle armi omicide nel decidere i conflitti. Poi, le contraddizioni della storia hanno portato le chiese cristiane non solo a giustificare la guerra, a determinate rare condizioni, ma addirittura a benedire guerre di conquista e a farsi guerra tra loro, in nome di Dio.
I conflitti sono incroci, differenze stimolanti, nella vita multiforme. Diventano guerre solo se si affida la loro soluzione alla violenza. La ricerca di soluzioni pacifiche e giuste non è mai mancata nella storia, ma solo negli ultimi secoli è maturata dalla morale personale alla vita politica. Il Novecento è il secolo della massima violenza, ma anche della nonviolenza attiva, politica, efficace: cioè la forte ricerca di una civiltà della convivenza pluralistica e costruttiva, nel ripudio delle armi omicide e di ogni dominio. Oggi può sembrare un cammino smarrito, e invece è un filone carsico, profondo, fecondo, operante. Quanto se ne sono rese conto le Chiese cristiane?
Il libro di Candelari e Ciriaci guarda soprattutto il Concilio e i suoi sviluppi fino ad oggi. Il tema della pace non era nell’agenda conciliare e vi fu introdotto grazie alla sollecitazione assidua e tenace, si direbbe proprio una “lobby” benefica, di alcuni laici, come i coniugi Jean e Hildegard Goss, ed altri che fecero pressione argomentata e documentata sui vescovi più sensibili, anche con un lungo digiuno gandhiano.
Nacque il documento che alla fine sarà la Gaudium et Spes, con una parte importante dedicata alla pace. Sulla nonviolenza come lotta per la pace giusta con i soli mezzi della pace, furono da superare storici malintesi e compromissioni, ma un cammino deciso si avviò, sempre più insieme alle altre Chiese cristiane e alle altre religioni. L’obiezione di coscienza alle armi sembrò dapprima, nella Chiesa cattolica, una pericolosa presunzione morale, ma la dinamica conciliare fece molti passi, oggi da proseguire.
Il libro non è apologetico. È un ricco e utile repertorio di pensieri, dibattiti, documenti, esperienze, difficoltà, oscillazioni, chiarezze, non solo nell’insegnamento dei papi, ma nella pratica del popolo cristiano più consapevole. La dinamica di questo movimento, affrontata dal Concilio con «mentalità completamente nuova» (GS 80), accelerata e chiarita da allora in qua, è oggi motivo di ulteriore forte impegno.
Enrico Peyretti