L’Italia sta continuando a fornire armi e munizioni di tipo militare alla Turchia. Per questo Rete Disarmo chiede al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di annunciare formalmente l’immediata sospensione delle esportazioni di materiali militari alla Turchia. Simili provvedimenti sono già stati annunciati da diversi Paesi dell’Unione europea e della NATO tra cui Finlandia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Svezia, Germania e Francia.
“Nei primi sei mesi del 2019 – spiega Giorgio Beretta, analista di OPAL e di Rete Disarmo – secondo i dati forniti del commercio estero dell’ISTAT, l’Italia ha esportato una cifra record di oltre 46 milioni di euro di armi e munizioni di tipo militare alla Turchia. Per la gran parte (oltre 39 milioni di euro) si tratta di armi e munizionamento militare prodotti nella provincia di Roma, ma figurano anche quasi 5 milioni di euro dalla provincia di Brescia, sopratutto di componenti di armi come canne e caricatori (3,7 milioni di euro) che possono essere sia di tipo comune che militare”.
E’ evidente come questa tipologia di fornitura di tipo militare possa essere direttamente coinvolta nelle operazioni lanciate in queste ore al confine con la Siria da parte dell’esercito di Ankara.
“Non solo – continua Beretta. Sempre nel primo semestre del 2019 sono stati esportati dalla provincia di Roma alla Turchia componenti per aeromobili, veicoli spaziali e relativi dispositivi per un record di oltre 124 milioni di euro. Dai dati forniti dall’ISTAT non è possibile sapere e si tratta di materiali per uso civile, militare o di duplice uso”. In questo senso la RID chiede alle istituzioni un maggior grado di trasparenza a riguardo dei trasferimenti di materiale militare.
Questi ulteriori dati aggiungono motivazioni alla richiesta che la Rete Disarmo rinnova nei confronti del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di annunciare l’immediata sospensione delle forniture di materiali militari alla Turchia, in considerazione dell’offensiva turca nel nord-est della Siria nei confronti delle popolazioni curde; contemporaneamente la RID chiede ai Ministri degli Esteri e della Difesa di farsi promotori di questa istanza in sede di Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’UE e presso la Nato.