• 22 Novembre 2024 23:48

Riflessioni sull’anno del virus

DiCarlo Bellisai

Mar 19, 2020

Anche se, secondo le cronache il virus era già presente in Cina almeno dall’inverno dell’anno precedente, il discorso della nonna è la classica coincidenza numerica, oltre che un’antica suggestione. Lasciamolo lì. Ma visto che in questo momento siamo tutti in quarantena, o in semi-quarantena, approfittiamone almeno per riflettere sulle cause di questa situazione, su come siamo arrivati qui. Questo al di fuori di ogni ideologismo o complottismo, sia chiaro. Quelli li lasciamo dove abbiamo lasciato il proverbio della nonna.

Constatiamo allora. Innanzi tutto lo stupore, per il precipitare delle cose. A dieci giorni dalla marcia mondiale per la pace a Cagliari del 29 febbraio, dove danzavamo festosi per le vie del centro per il disarmo e la nonviolenza, siamo arrivati quasi al coprifuoco. Siamo stati investiti da un’emergenza allarmante, che rischia di mandare in tilt un sistema sanitario sottodimensionato e spesso già al limite. Nell’epoca della tecnologia ci siamo trovati scoperti ad un attacco naturale di un virus. Il COVID 19 non è di per sé letale, ma molto contagioso e, in una non trascurabile percentuale dei contagiati, può creare complicazioni polmonari, talvolta la morte, o comunque la necessità di una terapia intensiva, che significa aiuto alla respirazione attraverso macchine e monitoraggio continuo del paziente. Nell’epoca della globalizzazione, in cui centinaia di migliaia di aerei volano ogni giorno collegando tutte le capitali e molte altre città del mondo, il virus si è diffuso più velocemente che mai e questo è probabilmente un segnale di debolezza del Sistema socio-economico che ci pervade. Ciò non elude il fatto che siamo ora tutti esposti e dobbiamo essere in grado di assumerci la responsabilità individuale e si spera collettiva di attuare con scrupolo ogni misura per prevenire il contagio, cioè rispettare le regole ed essere il più possibile sensati e razionali.

I virus ci sono sempre stati in natura e tante volte nella Storia hanno influenzato il destino umano, con gravi epidemie. Nella Storia Antica si ricorda la Febbre Tifoide che colpì la popolazione di Atene durante la guerra del Peloponneso, nel V secolo a.C. Nel Medioevo la peste nera imperversò per l’Europa mietendo vittime a grappoli. Nei secoli successivi ancora epidemie di peste, di vaiolo e di colera, imperversarono per l’Europa ed il Mondo. E poi la “spagnola”, in concomitanza con la Grande Guerra, nel secondo dopo guerra “l’asiatica”, fino alle più recenti: l’HIDV, la SARS, l’Ebola. Queste ultime comunque rimaste circoscritte in determinate aree geografiche, o non propagabili col semplice contatto, come nel caso dell’HIDV.

Cosa ci sia di così diverso nel Coronavirus 19 è stato detto (facile contagio ed effetti collaterali pericolosi) e abbiamo accennato a quanto il livello accelerato di globalizzazione nel quale stiamo vivendo possa aver contribuito ad una diffusione così veloce e mordente nel mondo, tanto da essere classificata come pandemia.

Pare probabile che il virus sia nato da una specie cinese di pipistrello, ma come attraverso l’animale sia arrivato all’uomo è difficile esser certi. Possiamo fare mille ipotesi. Che dall’ingestione dell’animale non ben cotto il virus sia entrato nell’uomo, o che ci sia entrato attraverso le feci cui qualcuno sia entrato in contatto nella pulizia di una stalla, o attraverso il passaggio attraverso un bovino…

Ma qualunque sia quella più vicina alla realtà, resta la sensazione forte che il virus sia nato a causa della depredazione umana sulla natura, con la restrizione inesorabile delle aree naturali boschive e il disorientamento delle rimanenti specie selvatiche da un lato e, dall’altro, dagli allevamenti intensivi di animali, spesso veri campi di sterminio, grandi incubatori di nuovi virus.

Quello di oggi è un terribile campanello d’allarme sul futuro della specie umana.

Al contempo ci avverte che, una volta passata tutti insieme l’emergenza, dovremo presto decidere tra l’evoluzione verso una società e un modo di vivere rispettosi della natura selvatica e marina, della pace e della libertà della persona umana e animale, o il proseguire con un modello economico che risucchia la madre Terra per i profitti di pochi e che così facendo mette sempre più a rischio il futuro di tutti.

Carlo Bellisai, 18.03.2020

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

2 commenti su “Riflessioni sull’anno del virus”
  1. Riflessioni. A che serve mostrarsi così potenti?Bisogna riflettere su questa frase!Se questo virus COVID19 poetasse un contagio mondiale di umanita e quindi di pace?Se come in passato ad Atene si interrompevano le guerre durante i giochi olimpici,oggi invece vengono solo rimandati di un anno ,mentre le guerre continuano come continua il contagio del virus! L’unica globalizzazione che non esiste è quella della pace! TERRA,NATURA, dobbiamo essere responsabili e usare rispetto, come entrare in casa altrui dove sull’uscio ci si saluta, così sin da bambini essere educati ad entrare a far parte del nostro pianeta. UMILTA’ non è un insulto. Voglio ricordare in breve una fiaba Africana. Nella Savana divampo’ un incendio e tutti gli animali fuggivano impauriti, anche il fiero leone ,all’improvviso scorse un piccolo uccellino chr con il becco pieno d’acqua cercava di spegnere le fiamme , il leonesi rivolse a lui chiedendogli che cosa credeva di poter fare? Lui rispose che faceva solo la sua parte….
    Sandro Medde ,vecchio Radicale

    1. La complessità del rapporto dell’uomo con le altre specie nel pianeta, le risorse e i sistemi socio economici che ha creato è ben sviluppata nel libro di J Diamond, Collasso, come le società scelgono di vivere o morire, vale leggerlo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.