Militarmente dismessa dal 2008, è passata alla Regione Sardegna. Ma in ventitré anni non si è trovato modo di bonificare i ruderi e le scorie di quell’enorme stazione radio, posta quasi ai 1300 metri della cima, apparecchiature che a quei tempi erano all’avanguardia per scopi militari e di spionaggio. Si conferma la costante che i grandi inquinatori, quando se ne vanno via, lasciano dietro di loro terra bruciata. Se poi sono militari, ancor più. Ma le responsabilità passano poi alla politica. E cosa si fa?
La Regione Sardegna, nei decenni, non è riuscita a ripulire le creste granitiche del massiccio del Limbara, zona paesaggistica e faunistica d’alto pregio e che dovrebbe essere protetta anche dall’ingombrante presenza di questi ruderi fatiscenti e di queste enormi parabole. Ma tutti, di volta in volta, se ne sono colpevolmente dimenticati.
Se ne sono per fortuna ricordati i giovani attivisti antimilitaristi di “Sardinnia Aresti”, di “Sa Domu” e altri, che nella giornata di domenica 19 settembre hanno voluto proporre una pulizia collettiva della zona. Il gruppo di Tempio del Movimento Nonviolento Sardegna ha partecipato all’evento, solidarizzando e mostrando quanto la società civile del territorio gallurese desideri la bonifica delle sue cime montane, prima violentate e poi deturpate dall’inquinamento bellico. Durante la pacifica manifestazione, mentre tanti volontari, muniti di guanti e mascherine, ripulivano quel che si poteva, alcuni bravissimi artisti acrobati hanno abbellito con colori e pennelli le grandi orecchie metalliche. Anche una bambina ha voluto disegnare su un muro un lungo serpente: la sua personale interpretazione della guerra e della predazione ambientale. Gli attivisti hanno continuato per ore, nonostante la pioggia e il freddo montano.
Il locale gruppo del Movimento Nonviolento, che gestisce insieme all’associazione Nord-Sud, la bottega del commercio equo-solidale di Tempio Pausania, è da molti anni un punto di riferimento nel territorio sui temi della pace, della giustizia sociale e della solidarietà concreta. Con la sua presenza ha voluto creare una sintonia, anche generazionale e di memoria del territorio, che ha contribuito a rendere la giornata un’importante occasione di lotta e, insieme, di confronto.
Così, mentre fervevano i lavori di pulizia e abbellimento dei ruderi, un canto veniva intonato dalle amiche ed amici di Tempio: era un canto in sardo, scritto da Tonino Cau per il duo Puggioni:
“ E appo disizzadu
Paghe pro tottu sa terra
E mai pius de gherra
Su munhu minettadu. “
(E ho desiderato/ pace per tutta la terra/ e mai più dalla guerra/ il mondo minacciato).
Carlo Bellisai, 20.09.2021