In Russia il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare è riconosciuto in Costituzione dal 1993, seppur mai applicato fino in fondo, ed è in vigore la leva obbligatoria. La possibilità di obiezione di coscienza e il servizio civile alternativo che la legge prevede (implementato impropriamente e con durata “punitiva” di 21 mesi) è ancora in vigore, perché la decisione del governo di non chiamare “guerra” l’aggressione all’Ucraina, ma soltanto “operazione militare speciale”, impedisce la proclamazione della legge marziale ed infatti fino ad oggi il potere ha dovuto limitarsi a dichiarare la “mobilitazione parziale”. Nelle pieghe della legislazione attuale il Movimento degli Obiettori di coscienza russi, già attivo da molti anni – in collegamento internazionale con la War Resisters’ International e L’Ufficio europeo dell’obiezione di coscienza EBCO-BEOC e con il Movimento Nonviolento – sta moltiplicando la sua rete e le iniziative, pubbliche e clandestine, per aiutare centinaia e centinaia di giovani ad evitare la chiamata alle armi.
Questa azione è fondamentale. La guerra la si combatte innanzitutto non facendola.
Per questo è importante il ruolo di collegamento e cerniera tra gli obiettori russi e quelli ucraini che stiamo svolgendo; un lavoro che va sostenuto e rilanciato. La campagna “Obiezione alla guerra” sta dando i suoi frutti, grazie al coraggio e all’impegno di chi a Kiev e Mosca, rischiando di persona, lavora per la crescita della nonviolenza organizzata.
I nonviolenti russi e ucraini sono le uniche voci delle due parti che stanno dialogando tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace.
Ciao Daniele*,
è una situazione difficile, il mio telefono è un centralino attivo dalla mattina alla sera; tentiamo di aiutare coloro che non vogliono andare in guerra ed in particolare supportare le mogli e le mamme che vogliono salvare i propri mariti e figli dalla guerra andando presso le unità militari. È un lavoro senza sosta da quando a settembre è scattata l’ultima mobilitazione.
Sono tanti i giovani che non vogliono partecipare alla guerra, e quei giovani che sono stati obiettori di coscienza stanno ora aiutando altri giovani a diventare obiettori di coscienza. Grazie alla loro esperienza, dicendo loro cosa fare, guidando amici e familiari nel fare tutto ciò che è necessario fare per non prendere parte all’esercito e collaborare alla guerra.
Stiamo realizzando una campagna di incontri online in cui gli obiettori ed io in prima persona rispondiamo alle numerose richieste; stiamo inoltre facendo circolare clandestinamente video contenenti istruzioni per evadere la mobilitazione. Stiamo anche utilizzando canali cifrati telegram per consultazioni aperte: il nostro obiettivo è raggiungere più persone possibili che rifiutano di uccidere e partecipare a questa guerra.
È tanta la pressione sociale e la paura che si unisce alla difficoltà di reperire informazioni corrette; questo scambio di informazioni consente a chi ha bisogno di queste informazioni di trovare già le relative risposte. Le richieste infatti sono talmente tante che sarebbe impossibile rispondere a tutte singolarmente.
Io stessa ricevo molte chiamate che devo smistare tramite i canali online. Grazie ad Alexander Belik, (obiettore russo attualmente rifugiato in Estonia) abbiamo svolto una consultazione online, dove si sono uniti man mano più di cinquecento persone interessate all’obiezione di coscienza, arrivando ad una durata complessiva di oltre 10 ore. L’aiuto è possibile solo grazie al fatto che il movimento degli obiettori di coscienza russi, già in tempo di pace, aveva organizzato e predisposto i canali, gli strumenti necessari a supportare l’obiezione di coscienza.
L’esperienza di chi ha precedentemente obiettato alla leva obbligatoria, e l’attivismo delle amiche e degli amici della nonviolenza è ora fondamentale per rispondere a questa ondata di terrore di essere inviati al fronte. Secondo la legge vigente dal primo ottobre la coscrizione si rafforza: tutte le persone tra i 18 e i 27 anni possono essere prelevate e portate al fronte. Abbiamo due ordini di problemi da affrontare: la coscrizione e la mobilitazione generale. Fortunatamente anche gli ufficiali delle unità militari hanno a che fare con questa stessa doppia modalità; per questo hanno deciso, per esempio, di ritardare al primo novembre l’applicazione della coscrizione per i Testimoni di Geova. Così ora ci stiamo concentrando principalmente su coloro che hanno paura della mobilitazione. Anche dal primo novembre saremo pronti a redigere, per tutti coloro che ne faranno richiesta, dichiarazioni di obiezione di coscienza motivate dal rifiuto di uccidere.
Molte persone pensano che sia impossibile resistere alla guerra e non partecipare alla chiamata alle armi, mentre noi mostriamo che invece si può fare e cerchiamo di diffondere tutti i casi in cui il nostro supporto lo ha reso possibile. Spesso i protagonisti di queste storie di successo, che si sono uniti al movimento degli obiettori di coscienza, sono gli stessi che ora stanno aiutando altri ad evitare la chiamata alle armi. Come Nastya, la giovane moglie la cui tenacia ha sottratto il marito alla follia della guerra.
Elena Popova – Movimento degli obiettori di coscienza russi
* Messaggio inviato a Daniele Taurino (Movimento Nonviolento) come aggiornamento sulla situazione degli obiettori russi in data 2 ottobre 2022.
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