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Russia: Testimoni di Geova accusati di terrorismo

Diadmin

Mar 25, 2017

Mille Testimoni torinesi in assemblea

Annunciata un’iniziativa mondiale contro la minaccia di proscrizione in Russia –

I commenti di Giampiero Leo, Bruno Segre e Massimo Introvigne

TORINO – “I testimoni di Geova torinesi, così come i loro confratelli di tutto il mondo, sono molto preoccupati della situazione persecutoria ai loro danni esistente in Russia; l’unico paese al mondo in cui il sito ufficiale JW.ORG è stato oscurato con l’imputazione di “estremismo. Tale accusa pretestuosa potrebbe condurre alla messa al bando delle loro attività in tutto la nazione”. Così Alberto Bertone, portavoce locale, ha commentato l’istanza presentata il 15 marzo 2017 dal Ministero delle Giustizia russo alla Corte suprema della Federazione Russa nel tentativo di “far dichiarare estremista l’associazione religiosa dei Testimoni di Geova, di mettere al bando le loro attività e di far chiudere il loro Centro Amministrativo. “Se la Corte suprema accogliesse l’istanza, per i Testimoni di Geova della Russia le conseguenze sarebbero disastrose. Più di 170mila Testimoni potrebbero essere perseguiti solo perché tengono riunioni religiose, leggono la Bibbia insieme o parlano ad altri della propria fede”. Ha ribadito Alberto Bertone.

Nei confronti della situazione persecutoria esistente in Russia si sono espresse note personalità nel campo della cultura e dei diritti umani. Bruno Segre, avvocato torinese direttore del periodico L’INCONTRO, ha detto: “Personalmente, avendo difeso molti testimoni di Geova li ho sempre considerati persone di altissimo livello morale, di fede rigorosa e di attivismo pacifista”. Giampiero Leo, vicepresidente del Comitato per i Diritti Umani del Consiglio Regionale del Piemonte ha rimarcato: Dichiarare “estremisti” i Testimoni di Geova e metterli al bando mi sembra veramente una decisione ‘fuori misura’. Il loro pensiero e la loro realtà sono assolutamente non violenti”.

Massimo Introvigne, presidente del CESNUR, nel corso del convegno “Libertà di religione e credo. Diritti umani, dialogo e inclusione sociale”, tenutosi il 22 marzo 2017 alla Camera dei Deputati, si è così espresso: “Se veramente i Testimoni di Geova dovessero essere messi al bando, totalmente vietati, nell’immenso territorio russo, questo sarebbe uno degli attacchi più gravi alla libertà religiosa del ventunesimo secolo. Ed è un attacco che si consuma ampiamente nel silenzio dei paesi occidentali che magari sono critici sulla Russia per altre cose, ma non per queste gravissime violazioni della libertà religiosa”. Ha concluso: “Credo che questo evento particolare che riguarda la Russia e i Testimoni di Geova, sia un grande campanello d’allarme di cose che potrebbero succedere certamente nei Paesi vicini ma che potrebbero succedere anche in Paesi che dalla Russia sono lontani culturalmente e geograficamente”.

ASSEMBLEA

In questo contesto di incertezza e di apprensione, mille Testimoni torinesi si riuniranno sabato 25 e domenica 26 marzo 2017 nella Sala congressi di Leinì per un’assemblea di circoscrizione dal tema: “Rafforziamo la nostra fede in Geova”. Particolarmente attesa è la conferenza pubblica di Mauro Morganti: “La vera fede: Cos’è? Come possiamo manifestarla?”

Al termine dell’incontro sarà annunciata la campagna globale per far pervenire, da tutto il mondo, milioni di appelli scritti al Cremlino e ai funzionari della Corte Suprema contro la proscrizione in atto.

Anche se non è ancora ben chiaro quali ripercussioni potrà avere la sentenza del Tribunale di Mosca sulla libertà religiosa dei nostri confratelli in Russia, non dubitiamo che le accuse pretestuose saranno presto cancellate. Speriamo che questa campagna mondiale spinga i funzionari della Russia a porre fine a questo trattamento ingiustificato nei confronti dei nostri compagni di fede”, ha commentato il relatore.

 

Alberto Bertone

Ufficio Informazione Pubblica – Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova

Di admin

1 commento su “Russia: Testimoni di Geova accusati di terrorismo”
  1. Non sono accusati di terrorismo ma di estremismo, per le loro consuetudini non condivise di espellere e non rivolgere più la parola a chi accetta una trasfusione di sangue e a chi si avvale del diritto di voto.

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