di Carlo Bellisai
Sempre più persone cercano di impegnarsi perché la Sardegna non sia conosciuta nel mondo come l’isola che esporta bombe, bensì come un’isola di pace, ponte nel Mediterraneo fra culture e popoli. Così sono stati in centinaia a partecipare il 5 maggio ad Iglesias alla giornata di mobilitazione e riflessione organizzata dal Comitato Riconversione RWM. La mattina si sono svolte due iniziative in contemporanea in due spazi diversi della città. Il seminario per operatori dei media a cura dell’organizzazione internazionale di giornalisti “Net One – Media Professional for a United World“, a cui era stata invitata l’attivista nonviolenta Teresa Piras in rappresentanza del Comitato, oltre a Giorgio Beretta per Rete Italiana Disarmo (RID) e Maurizio Simoncelli per Archivio Disarmo. Il tema in discussione era come fare giornalismo di pace in situazioni di guerra, come mettere in luce i meccanismi delle economie che preparano le guerre. Non a caso se ne è discusso a pochi chilometri dalla fabbrica della RWM che è un fondamentale tassello di una importante partita economico-bellica che vede coinvolti, oltre ai civili yemeniti come vittime, come carnefici non solo L’Arabia Saudita e i suoi alleati del golfo e i vertici della RWM, ma anche l’Italia sul cui suolo vengono prodotti e transitano gli ordigni e la Germania, sede delle decisioni della multinazionale degli armamenti.
In contemporanea, in un’altra sala al centro di Iglesias si svolgeva l’incontro pubblico “Porta il tuo pezzetto di pace a Iglesias” con una serie di testimonianze su esempi, piccoli ma importanti, di progetti, di pratiche, di azioni improntate alla pace e alla collaborazione fra le persone. Cammini di aiuto, di ascolto dell’altro, di accoglienza, di integrazione di culture e religioni diverse. C’è stato anche un intervento di Lisa Clark a nome di “ I CAN ” l’organizzazione internazionale cui è stato assegnato il Nobel per la Pace nel 2017 per i successi nella campagna per la messa al bando delle armi nucleari (cui partecipano più di quattrocento associazioni nel mondo fra cui, attraverso la RID, anche il Movimento Nonviolento). La Clark ha voluto ricordare la campagna “ITALIA RIPENSACI”, con la compilazione di cartoline da parte dei cittadini per premere sulle istituzioni affinché anche l’Italia aderisca, in sede ONU, al Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari. Molto importante è stata la testimonianza di una rappresentante di una ONG yemenita, che ha raccontato gli effetti di un bombardamento da cui è riuscita a salvarsi. Ha ribadito che la sua ONG si sta adoperando per avviare una causa giudiziaria internazionale contro la RWM e i governi degli Stati che ne sono in varia misura complici.
Nel pomeriggio c’è stata la presentazione del libro di Nanni Salio e Silvia De Michelis “Giornalismo di pace”, condotta da Marinella Correggia. Il dibattito che ne è seguito è stato interessante, toccando i temi della non menzogna, della complessità, della autenticità. In serata ancora testimonianze, intervallate da momenti di musica e di teatro. La mattina seguente si è svolta poi la marcia RUN4UNITY, promossa a livello internazionale dal movimento dei Focolarini, che ha percorso con le bandiere della pace circa tre chilometri e mezzo del Cammino minerario di Santa Barbara.
Complessivamente le due giornate sono servite a mettere sotto i riflettori una Sardegna fatta di tante iniziative di pace e di solidarietà che risponde così, con semplicità e con tenacia, resiliente davanti all’orrendo circuito del mercato delle armi, i cui guadagni sono colossali, ma il cui prodotto è solo la morte e la distruzione.
Lunedì 7 maggio davanti alla fabbrica delle bombe, si è svolto anche un sit-in, durante il quale alcuni attivisti, coadiuvati dal sacerdote don Angelo Pittau, hanno ribadito le ragioni di chi punta alla riconversione ed hanno iniziato un pur faticoso confronto con il sindaco di Domusnovas. Nel pomeriggio, a Cagliari, presso locali del Comune, si è svolta una nuova assemblea, per ribadire che il problema RWM non è una questione locale, ma riguarda tutta la Sardegna, l’Italia e il contesto internazionale.
(immagine tratta da riforma.it)