Non un caso naturalmente, essendo la RWM la succursale italiana della potente industria multinazionale tedesca che produce soprattutto materiale bellico. Le cifre di questo business miliardario sono stratosferiche: nel solo 2015 il fatturato della Rheinmetall superava i 2,6 miliardi di euro. In particolare dalla fabbrica RWM di Domusnovas fra il 2015 e l’inizio del 2016 sono partiti numerosi carichi di bombe dirette all’Arabia Saudita, regime autoritario che nega i più fondamentali diritti umani e che è in guerra contro lo Yemen. Infatti i micidiali ordigni prodotti in Sardegna vengono usati per bombardare quel paese e sono responsabili della carneficina di migliaia e migliaia di persone, in gran parte civili.
Il corteo, organizzato dal Comitato No bombe, che racchiude i principali gruppi pacifisti sardi fra cui il Movimento Nonviolento, era composto da centocinquanta-duecento persone: è partito dalla periferia di Domusnovas e, scortato da un imponente apparato di polizia, ha percorso i 5 chilometri che separano il paese dall’area della fabbrica. La manifestazione è stata pacifica e nonviolenta e si è conclusa nel piazzale davanti allo stabilimento RWM, con una performance teatrale e numerosi interventi. E’ stato fra l’altro sottolineato come le multinazionali degli armamenti facciano i loro maggiori investimenti in paesi con gravi difficoltà economiche, dove il lavoro (merce rara) viene proposto non come un’opportunità ma come un ricatto: o fabbrichi bombe senza domandarti che uso se ne farà, o niente lavoro. Così i lavori inquinanti e contro la salute e quelli eticamente sporchi possono perfino innescare un conflitto fra i movimenti ecologisti e pacifisti e le popolazioni locali, troppo spesso abituate a tapparsi il naso e gli occhi pur di portare a casa uno stipendio.
Da mesi noi del Movimento Nonviolento e, più in generale dell’area pacifista nonviolenta, stiamo cercando di smascherare questo conflitto creato artificialmente dal Sistema e che non ci appartiene. Il vero conflitto, in cui ci sentiamo parte attiva, non vede i pacifisti contrapporsi agli operai, bensì alle fabbriche di morte, con l’obiettivo della loro chiusura, bonifica e riconversione a fini civili.
Solo riuscendo a chiarire a pieno questi punti, con pazienza e spirito creativo, potremo allargare il consenso della gente di fronte ai gravissimi problemi legati alla produzione delle armi e al loro uso, nelle guerre del ventunesimo secolo, sempre di più e soprattutto contro le popolazioni civili. Perché la pace può contribuire a costruirla ciascuno di noi.
Carlo Bellisai