Lo sciopero mondiale degli studenti, per la difesa del clima contro il riscaldamento globale, è una buona notizia. Finalmente la nuova generazione ha deciso di prendere in mano il proprio futuro. Scende in campo un’inedita consapevolezza politica, che supera vecchi schieramenti e traccia un nuovo discrimine, decisivo: da una parte chi ancora crede nella suicida logica sviluppista, dall’altra chi vuole cambiare rotta prima di andare a sbattere. Se si supera la soglia dei due gradi di aumento del riscaldamento, poi si innescheranno processi irreversibili e in pochi decenni si arriverebbe ad un aumento medio di cinque gradi, che renderebbe impossibile la vita umana in gran parte del pianeta. Il centro del problema è energetico: immettere più o meno anidride carbonica in atmosfera. Tutto qui: è necessario rinunciare alle fonti fossili (in un secolo abbiamo estratto e bruciato ciò che la Natura aveva creato in milioni di anni) e passare alla fonti rinnovabili (sole, vento, biomasse).
Questa è la vera rivoluzione da fare. Smetterla di bruciare carbone, gas e petrolio e piantare miliardi di nuovi alberi. È semplice, se si vuole, la soluzione sarebbe a portata di mano, e i ragazzi sui banchi di scuola l’hanno capito. Il problema è globale, e dunque la soluzione deve essere globale.
Una nazione da sola, anche se virtuosa, non potrà salvarsi. La salvezza può venire solamente dalle gandi scelte politiche intergovernative e internazionali. Per noi il banco di prova sarà la direzione che prenderà l’Europa.
Il vecchio continente contribuisce all’eccesso dei consumi mondiali di natura. Consumiamo più velocemente della capacità naturale degli ecosistemi di rigenerarsi. Questa voracità umana è diventata insostenibile e se non verrà interrotta ci porterà all’estinzione. Il futuro richiede meno plastica e più materia organica, meno “usa e getta” e più rigenerazione e riuso. Dobbiamo conservare la risorsa suolo e la sua indispensabile capacità di produrre cibo e natura.
Il sogno europeo ha sconfitto i totalitarismi attraverso un processo di pace e unità. Può sconfiggere anche i nemici dell’ambiente. L’Europa è luogo di bellezza dei territori, del paesaggio e dell’arte. L’Europa tutela una delle più vaste aree protette del pianeta, speranza concreta di conservazione e convivenza di tutte le specie viventi. Abbiamo bisogno di un Parlamento con più poteri e di una buona Costituzione europea, per un miglior processo di coesione e unione federale. Dobbiamo essere più europei per essere più radicati nel nostro territorio, e dobbiamo essere più radicati nel nostro territorio per essere più europei. Abbiamo bisogno di un grande piano di manutenzione e di cura dell’esistente, estendere le aree protette, creare una rete di connessioni ecologiche per la biodiversità. È necessaria una buona politica per riparare l’Europa.
Uno spettro, dunque, si aggira per l’Europa: lo spettro dei verdi. Tutti i sovranismi della vecchia Europa si sono coalizzati in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: le ecomafie e la troika, Orban e Salvini, pentastellati italiani e nazionalisti polacchi.
Potrebbe essere questa la parafrasi di un nuovo Manifesto del partito del clima, e proseguire così:
È ormai tempo che i verdi espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze …
Le città devono liberarsi dalle auto, con una forte e strutturata offerta di trasporti pubblici, alimentata dalla mobilità dolce delle biciclette e dei mezzi ad emissioni zero, per essere resilienti ai cambiamenti climatici, attraverso piani di adattamento, risparmio energetico, rigenerazione degli edifici, foreste urbane. Bisogna ripopolare le campagne, le colline e le montagne: un nuovo insediamento di giovani coltivatori e manutentori della terra che occupino gli spazi interni e i luoghi oggi abbandonati. L’agricoltura deve essere cura del territorio e delle risorse come acqua e suolo: abbandonare la chimica, l’acciaio e il diesel per sposare il biologico e la biodiversità.
Vivere in pace tra gli umani e con la natura è la via obbligata per costruire l’Europa delle nuove generazioni.
Mao Valpiana
Verona