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Scorie nucleari: salvare il futuro

DiCarlo Bellisai

Apr 7, 2015

Strategia chiara: non mettersi uno scoglio davanti prima delle elezioni e insieme spiazzare le mobilitazioni popolari annunciate.

In Sardegna la mobilitazione c’è stata per due giorni, l’ 1 e il 2 aprile, a Cagliari, nella piazza davanti alla sede del governo regionale, dove si sono alternati relazioni scientifiche ed interventi politici e sull’umano sentire, a reading poetici ed esibizioni musicali: quasi una festa di chi si prepara ad una resistenza. Organizzata dai comitati sardi NONUCLE e NOSCORIE, riuniti in un coordinamento, la due giorni è servita ad avvicinare la gente all’urgenza del problema.

Perché da tempo s’inseguono voci su una decisione già presa, quella che vedrebbe nell’isola il sito ideale: asismica, poco popolata, con alta densità di basi militari e di miniere dismesse. La stessa agenzia tecnico-scientifica incaricata, la SOGIN , metterebbe la Sardegna fra le due regioni papabili. Naturalmente dimenticano le controindicazioni: il pericolo del trasferimento delle scorie radioattive via mare, con rischio d’inquinamento irreversibile di tutto il Mediterraneo, oltre alla presenza in Sardegna di numerose falde acquifere sotterranee, talora veri e propri fiumi che, se venissero inquinati provocherebbero la catastrofe per tutte le specie viventi. Infine non è possibile dimenticare che nel referendum regionale consultivo del 2011 i sardi hanno votato contro centrali nucleari e scorie sul proprio suolo con una percentuale da record: il 97%.

Naturalmente nella protesta è forte un aspetto identitario: la Sardegna è stata colonizzata, in Sardegna c’è oltre il 70% delle basi militari presenti sul territorio italiano, abbiamo già molte zone inquinate, oltre che dai poligoni militari, da industrie petrolchimiche, inceneritori, discariche e via dicendo… Ma è ben chiaro che ciò che vale per noi vale anche per le altre regioni e nessuna popolazione dovrebbe sopportare una simile ingiuria ambientale.

La mia opinione, che è anche di tanti altri, è che le scorie dovrebbero restare dove sono, cioè nei siti delle vecchie centrali nucleari dismesse; che lì vengano stoccati i materiali radioattivi dell’industria e della medicina, potenziando i sistemi di sicurezza e la ricerca, fino a quando non ci saranno nuove conoscenze scientifiche in grado forse di disinnescare questa bomba ad orologeria che mette in pericolo non solo noi, quanto le generazioni future, per decine e centinaia di migliaia d’anni, cioè per tempi enormemente superiori, a quanto sappiamo, della Storia umana che ci ha preceduto. Quale pesante eredità da lasciare a figli e nipoti e pronipoti!

Il 7 giugno in Sardegna si svolgerà contemporaneamente in tutta l’isola il NONUCLE DIE che dovrà coinvolgere popolo, chiesa e istituzioni in una coazione simbolica: a mezzogiorno suoneranno le campane delle chiese, le sirene delle navi in porto, bandiere ai balconi, meditazioni silenziose e forti voci, per un futuro che non diventi catastrofe.

Carlo Bellisai (Movimento Nonviolento Sardegna)

Di Carlo Bellisai

Sono nato e vivo in Sardegna. Mi occupo dai primi anni Novanta di nonviolenza, insegno alla scuola primaria, scrivo poesie e racconti per bambini e raccolgo storie d’anziani. Sono fra i promotori delle attività della Casa per la pace di Ghilarza e del Movimento Nonviolento Sardegna.

1 commento su “Scorie nucleari: salvare il futuro”
  1. Nonostante l’annuncio (da parte governativa) che la decisione sulle scorie verranno comunicate nel 2016, permane l’allerta dei comitati sardi antiscorie e per ciò continua la mobilitazione che partirà da un dibattito a Nuoro (Hotel Grillo, ore 18 del 15/04) e proseguirà a fine aprile (il 26/04) a Oristano.

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