Strategia chiara: non mettersi uno scoglio davanti prima delle elezioni e insieme spiazzare le mobilitazioni popolari annunciate.
In Sardegna la mobilitazione c’è stata per due giorni, l’ 1 e il 2 aprile, a Cagliari, nella piazza davanti alla sede del governo regionale, dove si sono alternati relazioni scientifiche ed interventi politici e sull’umano sentire, a reading poetici ed esibizioni musicali: quasi una festa di chi si prepara ad una resistenza. Organizzata dai comitati sardi NONUCLE e NOSCORIE, riuniti in un coordinamento, la due giorni è servita ad avvicinare la gente all’urgenza del problema.
Perché da tempo s’inseguono voci su una decisione già presa, quella che vedrebbe nell’isola il sito ideale: asismica, poco popolata, con alta densità di basi militari e di miniere dismesse. La stessa agenzia tecnico-scientifica incaricata, la SOGIN , metterebbe la Sardegna fra le due regioni papabili. Naturalmente dimenticano le controindicazioni: il pericolo del trasferimento delle scorie radioattive via mare, con rischio d’inquinamento irreversibile di tutto il Mediterraneo, oltre alla presenza in Sardegna di numerose falde acquifere sotterranee, talora veri e propri fiumi che, se venissero inquinati provocherebbero la catastrofe per tutte le specie viventi. Infine non è possibile dimenticare che nel referendum regionale consultivo del 2011 i sardi hanno votato contro centrali nucleari e scorie sul proprio suolo con una percentuale da record: il 97%.
Naturalmente nella protesta è forte un aspetto identitario: la Sardegna è stata colonizzata, in Sardegna c’è oltre il 70% delle basi militari presenti sul territorio italiano, abbiamo già molte zone inquinate, oltre che dai poligoni militari, da industrie petrolchimiche, inceneritori, discariche e via dicendo… Ma è ben chiaro che ciò che vale per noi vale anche per le altre regioni e nessuna popolazione dovrebbe sopportare una simile ingiuria ambientale.
La mia opinione, che è anche di tanti altri, è che le scorie dovrebbero restare dove sono, cioè nei siti delle vecchie centrali nucleari dismesse; che lì vengano stoccati i materiali radioattivi dell’industria e della medicina, potenziando i sistemi di sicurezza e la ricerca, fino a quando non ci saranno nuove conoscenze scientifiche in grado forse di disinnescare questa bomba ad orologeria che mette in pericolo non solo noi, quanto le generazioni future, per decine e centinaia di migliaia d’anni, cioè per tempi enormemente superiori, a quanto sappiamo, della Storia umana che ci ha preceduto. Quale pesante eredità da lasciare a figli e nipoti e pronipoti!
Il 7 giugno in Sardegna si svolgerà contemporaneamente in tutta l’isola il NONUCLE DIE che dovrà coinvolgere popolo, chiesa e istituzioni in una coazione simbolica: a mezzogiorno suoneranno le campane delle chiese, le sirene delle navi in porto, bandiere ai balconi, meditazioni silenziose e forti voci, per un futuro che non diventi catastrofe.
Carlo Bellisai (Movimento Nonviolento Sardegna)
Nonostante l’annuncio (da parte governativa) che la decisione sulle scorie verranno comunicate nel 2016, permane l’allerta dei comitati sardi antiscorie e per ciò continua la mobilitazione che partirà da un dibattito a Nuoro (Hotel Grillo, ore 18 del 15/04) e proseguirà a fine aprile (il 26/04) a Oristano.