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Sentirsi di casa. Il Tavolo SaltaMuri per i 900.000 ragazzi e ragazze italiani senza cittadinanza

DiElena Buccoliero

Nov 14, 2019

Con questa preoccupazione il Tavolo SaltaMuri, sostenuto anche dal Movimento Nonviolento, ha organizzato a Roma il 12 novembre una tavola rotonda dal titolo “Sentirsi di casa. Un diritto non ancora riconosciuto a 900.000 ragazze e ragazzi che abitano le nostre scuole”. Esprime la scelta di fare “del riconoscimento della cittadinanza ai circa 900000 ragazzi/e che studiano e vivono in Italia (e che i recenti provvedimenti hanno ulteriormente penalizzato) il punto di forza delle iniziative nei prossimi mesi”, come scrive il portavoce del Tavolo, Giancarlo Cavinato, perché i bambini del mondo sono figli di tutti.

Alla tavola rotonda sono intervenuti, tra gli altri, lo stesso Cavinato e poi il maestro e scrittore Franco Lorenzoni, Paula Vivanco di “Italiani senza cittadinanza”, Filippo Miraglia per la rete “Io Accolgo” e Valentina Calderone di “A buon diritto”.

Al trentennale della Convenzione Onu è dedicato il numero di Azione nonviolenta in corso di pubblicazione, con uno sguardo sulla sua attuazione, un’intervista a Franco Lorenzoni e altro ancora. Ci auguriamo possa dare un contributo per riflessioni personali e iniziative pubbliche.

Di seguito il testo del Tavolo Saltamuri che invitava a “Sentirsi di casa”.

Se vogliamo festeggiare degnamente i 30 anni della Convenzione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza dobbiamo chiederci, da insegnanti, genitori e adulti, quali obblighi verso i più giovani siano ancora disattesi.
Per prima cosa il diritto a sentirsi di casa, a essere tutti ugualmente cittadini nel luogo in cui si studia il mondo e si impara insieme a stare al mondo.
Ma per essere cittadini a pieno titolo a scuola bisogna esserlo anche fuori, nella società, e i novecentomila giovani e giovanissimi italiani senza cittadinanza ci ricordano quanto questa assenza di diritti costituisca un’erosione costante di tranquillità e fiducia nel futuro, necessaria a crescere serenamente.
Gli ostacoli che incontrano i figli di immigrati nei viaggi all’estero o nello sport, il non potere ritornare in Italia da altri paesi, il dover dipendere dalle incertezze sul rinnovo della carta di soggiorno dei genitori, aggravate dal peggioramento della legge sull’immigrazione e dai due decreti sulla cosiddetta sicurezza, affliggono la vita dei più piccoli, immergendola in una costante incertezza.
La scuola ha come primo compito il dare dignità alla presenza di tutti gli studenti che la abitano. Essere ascoltati e credere in se stessi è la base della fiducia reciproca che crea comunità e apre all’apprendimento della lingua e di ogni altro sapere.
Ma questa piccola cittadinanza, alla cui costruzione paziente in tante e tanti ci dedichiamo da anni non basta, perché nella nostra società stanno crescendo e si continuano a diffondere i veleni dell’intolleranza e della discriminazione.
Noi docenti, che abbiamo davanti ai nostri occhi tutti i giorni gli oltre novecentomila ragazzi senza cittadinanza, pensiamo che insegnare educazione civica a chi non è cittadino a pieno titolo fin da oggi, rappresenti una contraddizione a cui ci ribelliamo.
Il tavolo Saltamuri, che riunisce 133 gruppi e associazioni attive in campo educativo, ha redatto un vademecum rivolto a tutte le scuole ed Enti Locali, che ricorda il quadro normativo e le leggi fondamentali che aiutano a combattere l’insorgere di vecchie e nuove pratiche di emarginazione e discriminazione.
Proponiamo a tutte e tutti gli insegnanti e a quante più scuole possibili di organizzare una settimana di iniziative aperte, anche in collaborazione con enti e associazioni, che inauguri una larga campagna contro ogni discriminazione nella scuola e nell’accesso a servizi educativi essenziali come mense e trasporti.
Dobbiamo impegnarci in una capillare opera di cura e bonifica sociale e mentale, costruendo e alimentando un immaginario collettivo che sappia riconoscere nella compresenza di culture ed etnie diverse, una grande potenzialità di crescita culturale, sociale ed umana, superando diffidenze e paure.
I diritti, o sono universali, o si chiamano privilegi.
Dimostriamo che le scuole sono in grado di costruire comunità inclusive capaci di aprire a un futuro in cui pari diritti siano realmente garantiti a tutti.

Di Elena Buccoliero

Faccio parte del Movimento Nonviolento dalla fine degli anni Novanta e collaboro con la rivista Azione nonviolenta. La mia formazione sta tra la sociologia e la psicologia. Mi occupo da molti anni di bullismo scolastico, di violenza intrafamiliare e più in generale di diritti e tutela dei minori. Su questi temi svolgo attività di formazione, ricerca, divulgazione. Passione e professione sono strettamente intrecciate nell'ascoltare e raccontare storie. Sui temi che frequento maggiormente preparo racconti, fumetti o video didattici per i ragazzi, laboratori narrativi e letture teatrali per gli adulti. Ho prestato servizio come giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna dal 2008 al 2019 e come direttrice della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati dal 2014 al 2021. Svolgo una borsa di ricerca presso l’Università di Ferrara sulla storia del Movimento Nonviolento e collaboro come docente a contratto con l’Università di Parma, sulla violenza di genere e sulla gestione nonviolenta dei conflitti.

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