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Servitore di due, o più, padroni

DiDaniele Lugli

Ago 18, 2019

Irresistibile è per me il richiamo a un attuale, tragico e farsesco, “servitore di due padroni”, di Trump e di Putin, in nome del sovranismo. Più che Arlecchino – anche se di toppe multicolori è piena la sua storia: rosse, verdi, blu e finalmente nere – ricorda nell’atteggiamento Capitan Fracassa. Ma la sua natura servile è pienamente riconosciuta proprio nel testo originale e pure il nome gli si addice. Leggo su Wikipedia: “Al centro della commedia troviamo Truffaldino, servo di due padroni, che, per non svelare il suo inganno e per perseguire il suo unico intento, ovvero mangiare a sazietà, intreccia la storia all’inverosimile, creando solo equivoci e guai”.

Non ne vorremmo di aggiuntivi, fino alla guerra. Sembra pensarla così anche Alberto Negri, “L’Iran, gli Usa e il nucleare: Trump vuole la guerra (e Salvini è il suo cameriere)”. E solo il mese scorso “La Lega e i suoi tre padroni. Uno paga gli altri due no? – post Facebook del 12/07/2019 – Salvini è andato in Israele è ha allineato le sue posizioni su quelle dello stato ebraico come mai aveva fatto un ministro della repubblica italiana, mettendo persino a rischio i soldati italiani in Libano con le sue dichiarazioni contro Hezbollah. È andato in Usa è ha allineato le sue posizioni con quelle Usa, soprattutto contro l’Iran e in contrasto con gli interessi delle nostre imprese. È andato in Russia e forse – ma è tutto da accertare – ha ricevuto soldi da Mosca per non fare niente sulle sanzioni”.

Il compito di questo servo è chiaro: disfare quel po’ di Europa – insoddisfacente e insufficiente che abbiamo – per consegnarci, divisi e impotenti, ai suoi padroni. È l’aspetto più preoccupante di questa crisi di governo, capace di contagio oltre i confini nazionali. L’Unione Europea continua intanto a favorire il gioco criminale sulla pelle dei migranti, incapace di ogni iniziativa che si collochi fuori dagli interessi del capitale finanziario. Solo imboccare la strada della federazione europea può salvare dal suicidio “sovranista” – dal peggior servilismo cioè – non solo l’Italia ma pure gli altri Stati nazionali.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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