La Cnesc ringrazia il Governo, la Relatrice e i parlamentari per un testo in larga parte positivo, anche di fronte a proposte di emendamenti che avrebbero stravolto l’istituto del Servizio Civile Nazionale.
Tre erano i cardini innovativi della riforma in materia di servizio civile proposta dal Governo.
Renderlo Universale, cioè aperto a tutti i giovani che chiedono di farlo e su questo punto sarà il DEF in via di presentazione e la successiva legge di stabilità 2016-2018 che chiariranno le intenzioni del Governo. Al momento con la dotazione attuale prevista per il 2016 (113 milioni di euro) si tornerebbe a poco più di 20.000 opportunità con le drammatiche conseguenze sul Servizio Civile Nazionale esistente. Per avere 50.000 giovani in servizio nel 2016, numero già basso rispetto all’obiettivo dei 100.000 nel 2017, serviranno almeno 300 milioni di euro.
L’altro cardine era portare a compimento l’apertura ai cittadini stranieri residenti nel nostro Paese e ai cittadini comunitari. Per motivi di tenuta nella maggioranza di Governo la questione è stata accantonata, ma resta aperta sul piano parlamentare, con la curiosa situazione che, sul piano amministrativo, il servizio civile nazionale è dal 2013 aperto di fatto ai non italiani.
L’ultimo cardine era la definizione dell’identità costituzionale e culturale del Servizio Civile Universale per dare uno sbocco positivo ai conflitti che dal 2001 indeboliscono il servizio civile in Italia.
Rispetto al limpido testo proposto dal Governo la formulazione votata ieri ci appare confusa e riduttiva.
Confusa perché l’introduzione della dizione “valori fondanti della patria” (su quali come non essere d’accordo?) va approfondita nel suo incardinamento nell’ordine costituzionale e giuridico, e soprattutto non risolve quei conflitti di cui sopra.
Riduttiva perché elimina la caratteristica “civile e non armata” al Servizio Civile, (checche ne dica il PD) base della sua differenza/complementarietà con la dimensione armata della Difesa. Non vorremmo che la formulazione approvata aprisse di fatto a esiti paradossali sull’impiego dei giovani in servizio civile anche con modalità armate!
Al di là delle rassicurazioni o dell’uso strumentale della precedente legislazione in materia di obiezione di coscienza, si fa un altro passo per distaccare il Servizio Civile dalla funzione di promozione della pace in modo nonviolento e non armato a cui ricondurre le attività sociali, culturali, ambientali etc.
Riduttiva perché la contrazione a tre tipologie di esperienze (“cittadinanza attiva, solidarietà e inclusione sociale”) rischia di eliminare ad esempio le esperienze ambientali, nei beni culturali, nella promozione sociale, oltre che aprire alla discrezionalità per potere politico di turno.
Per questo la CNESC continuerà ad impegnarsi affinchè al Senato la formulazione delle finalità e identità del Servizio Civile Universale siano quelle per le quali ci battiamo da anni e che il Governo aveva lanciato con le Linee Guida e il successivo testo trasmesso al Parlamento.
Alla CNESC aderiscono: Acli, Aism, Anpas, Arci Servizio Civile, Anspi, Avis Nazionale, Caritas Italiana, Cesc, Cnca, Confederazione Nazionale Misericordie d’Italia, Cong.P.S.D.P.Ist.don Calabria, Diaconia Valdese, Don Orione, Federazione SCS/CNOS – Salesiani per il sociale, Federsolidarietà / CCI, Focsiv, INAC, Legacoop, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, UNITALSI, UNPLI. Osservatori: Movimento Nonviolento
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