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Siria: due parole per capire e qualche proposta

Diadmin

Apr 17, 2018
Paolo Candelari - MIR

di Paolo Candelari – MIR – MN Piemonte

In realtà siamo in presenza dell’ennesimo sviluppo di questa dannata terza guerra mondiale a pezzi, che in una spirale sempre più tragica e pericolosa, non si riesce a fermare; e quella siriana, che ne è uno dei pezzi più grossi, dura ormai da 7 anni, con più di 500.000 morti e 2 milioni di profughi. Questi missili aiuteranno il popolo siriano? Assolutamente no! E’ la risposta sbagliata che otterrà l’effetto opposto.

Intendiamoci: per Assad non ci sono giustificazioni: si tratta di un dittatore, anzi di un tiranno sanguinario, che non ha mai esitato a usare il massimo della violenza possibile per mantenere il suo potere ed un regime corrotto che nega la libertà. Gli oppositori, ben prima dell’inizio della guerra civile, venivano arrestati e torturati; su questo esistono testimonianze inconfutabili; alcuni li abbiamo conosciuti personalmente perchè vennero a parlare cercando solidarietà da noi.

La narrazione, sposata in maniera del tutto acritica e senza alcun rispetto della verità anche da ampi settori del movimento per la pace, secondo cui prima del 2011 in Siria c’era uno Stato di diritto, tutti vivevano in pace e senza contrasti e che le rivolte sarebbero opera della Cia è falsa.
Le primavere arabe del 2011 sono state un movimento popolare, sia in Tunisia, da dove erano partite, che negli altri Paesi. Si trattava di movimenti spontanei che han colto di sorpresa sia le classi dirigenti arabe che le cancellerie occidentali. In Siria alle manifestazioni pacifiche che chiedevano più libertà Assad ha risposto inviando l’esercito a sparare ad altezza d’uomo; il moviemento si è radicalizzato e molti han pensato di ricorrere alle armi. E’ a questo punto che la parte più democratica e civile del movimento è stata sempre più marginalizzata mentre han preso la mano fazioni e gruppi fondamentalisti e semplici briganti, finanziati e armati da Turchia ed Arabia saudita e dall’Occidente, che ormai da tempo non vede altra soluzione a qualsiasi problema che la risposta armata. E’ stato così in Kossovo e così in Libia, Siria e tutto il Medio Oriente.
E’ a questo punto che la protesta è degenerata ed è diventata guerra civile di tutti contro tutti, favorendo il prevalere dei peggiori sia da una parte che dall’altra.

Assad porta dunque la responsabilità principale della guerra civile, su questo non ci sono dubbi.
L’intervento della Russia è finalizzato al perseguimento di una politica di potenza imperiale, né più né meno che quello degli Stati Uniti.

Un movimento per la pace queste cose dovrebbe dirle con chiarezza e non schierarsi d una parte in odio all’altra. Che figura ci fa di fronte ai movimenti di opposizione civile non solo in Siria ma in tutto il Medio Oriente, sostenendo, anche se solo a parole, una dittatura quale quella di Assad e tacciando tutti i ribelli senza distinzione, come agenti al soldo della Cia?

Detto questo però non c’è dubbio che l’azione dell’Occidente guidato dagli USA e da Gran Bretagna e Francia sia stata semplicemente demenziale, aggressiva, di nessun aiuto a chi relamente aspira alla giustizia ed alla libertà. Si sono sostenuti i peggiori fondamentalismi oscurantisti, si nega qualsiasi appoggio ai Palestinesi, unico movimento popolare non (ancora) egemonizzato dai fondamentalisti, si fa dell’Arabia Saudita (un’ISIS di successo) il perno delle proprie alleanze.
E che dire del permesso di “annientamento” dei curdi del Rojava dato al sultano Erdogan? Pensare che quello del Rojava è l’unico territorio dove si pratica un’ampia democrazia, senza discriminazioni religiose, raro esempio di governo laico da quelle parti! O forse è proprio questo che da fastidio?!
Non che i russi si siano scomodati tanto per difendere i curdi, venduti sull’altare del nuovo alleato Erdogan.

Una politica fallimentare quella dell’Occidente, che qualsiasi persona dotata di raziocinio direbbe di cambiare.

I bombardamenti dell’altro giorno sono invece sulla stessa linea di sempre: colpire “vigliaccamente” dall’alto seminando morte e distruzione, lasciando poi che i vari eserciti  locali  sul campo (meglio sarebbe definirle “bande”) si scannino tra loro.

Un’azione di aggressione, utile solo ad alzare ulteriormente la tensione, fatta al di fuori di qualsiasi legalità, che solo l’ONU può garantire. Ma anche qui forse è proprio l’autorità dell’ONU che si vuol colpire.
Anche ammesso che l’attacco coi gas ci sia stato e sia stato ordinato da Assad, non spetta agli USA da soli ergersi a gendarmi e giudici del mondo.

Se non si riporta l’ONU al centro, se le grandi potenze, USA e Russia in primis, non si rendono conto che solo riattivando la diplomazia si potranno evitare conflitti pericolosissimi in futuro, la terza guerra mondiale a pezzi continuerà imperterrita e prima o poi l’incidente che porterà tutto fuori controllo arriverà.

E il movimento per la pace cosa può fare? Ben poco anche perchè è estremamente debole, ma alcuni obiettivi si possono perseguire.

Innanzitutto ribadire il no alla guerra “senza se e senza ma”: la guerra è sempre “avventura senza ritorno”. Questo no va ribadito, urlato in tutte le piazze, le istituzioni, i parlamenti; guai dare l’impressione di essersi ormai assuefatti a questa guerra permanente, tanto le nostre proteste non servono.

Pretendere dai partiti e dai politici che avevano promesso politiche di pace il rispetto di queste.
In particolare va sostenuta e messa in atto la mobilitazione proposta dalla rete della pace: esporre le bandiere della pace, indire presidi in tutte le piazze disponibili.

Va rafforzata la campagna per il disarmo atomico, spingere il nuovo governo a firmare il trattato ONU del 7 luglio: che l’Italia sia di esempio una buona volta. Le basi in Italia devono essere indisponibili ad azioni di guerra.

In queste ore e in questi giorni c’è in atto una spaventosa pressione per ottenere l’adesione acritica dei partiti all’atlantismo, principale destinatario il M5S, che sta dando segni di cedimento. Noi dobbiamo esercitare una altrettanto forte pressione per ribadire che la fedeltà deve essere innanzitutto all’art 11 della Costituzione: è non ratificando il trattato ONU che si è fuori della legalità internazionale. Io ritengo che la NATO doveva sciogliersi sin dal 1991, ma anche ammesso che debba rimanere e che per ora non sarebbe prudente mettere in discussione le alleanze occidentali, che sia alleanza e non vassallaggio!

Infine andrebbe ricercato un coordinamento internazionale di chi lotta per la pace e la giustizia col metodo della nonviolenza.

Dobbiamo ribadire e praticare la solidarietà con chiunque si batte contro la dittatura, per la libertà e la giustizia; senza chiedersi preventivamente se è amico o nemico dell’America.
“Dovunque è uno sfruttato, là troveremo schiere di fratelli” recita un vecchio canto ottocentesco; questo dovrebbe essere il motto del movimento per la pace.


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