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Social business – per un progresso di tutti

Diadmin

Ott 11, 2017
Enrico Testi yunus social

I principi gandhiani del Sarvodaya tratteggiano atteggiamenti economici esigenti, altruistici, probabilmente diametralmente opposti a quelli dominanti nell’economia odierna; dal punto di vista teorico il pensiero neoclassico e il pensiero gandhiano, accostati in uno schema, sembrano restare distinti per sempre, separati dalle stesse griglie dello schema che li rappresenta. Ebbene, il social business come praticato e concepito da Muhammad Yunus (premio Nobel per la pace nel 2006), potrebbe diventare una via da perseguire. Anzi, lo è già.

Il Yunus Social Business Centre University of Florence è l’unico centro italiano accreditato dallo Yunus Centre di Dhaka e dall’anno 2011 in cui venne fondato fornisce formazioni e consulenze per il social business a livello italiano e internazionale. Per avere una percezione più approfondita dell’opera del centro abbiamo intervistato Enrico Testi, co-fondatore del centro e attuale direttore del Laboratorio di Ricerca ARCO (Action Research for Co-Development) del PIN – Università di Firenze.

Quali sono le forme giuridiche che in Italia permettono di praticare il social business?

Essenzialmente l’impresa sociale, anche se ora, nel contesto di una riforma globalmente positiva del Terzo settore, la scelta di reinvestire gli utili nel progetto d’impresa, piuttosto che distribuirli tra gli investitori, è lasciata ai singoli statuti. Questo, essendo l’atto caratterizzante per le imprese à la Yunus, implica un maggior lavoro da parte del nostro centro per individuare il social business.

Studiando gli articoli riportati sul sito è possibile avere un’idea della varietà di progetti del centro, come la collaborazione con Leroy Merlin Italia e Fondazione Accenture, o come il programma Pistoia Social Business City. Potresti riportare comunque esempi di social business italiano a cui sei particolarmente affezionato?

Ricordo in particolare la cooperativa sociale Giardineria Italiana di Pistoia, avviata da Andrea Mati; si tratta di una grande realtà d’eccellenza nelle opere verdi, che impiega persone con difficoltà di vita. È un partner importante di Pistoia Social Business City, si pensi che ha realizzato i giardini del Guggenheim, oltre a quelli di ville di molti personaggi famosi.

Un altro progetto notevole è l’Albergo Etico ad Asti, che impiega ragazzi con sindrome di Down. Ciò che dà valore a questi progetti è il fatto che costituiscono business a tutti gli effetti.

Secondo la tua percezione, quali sono i principali bisogni del social business in Italia?

C’è bisogno di spazi educativi nelle scuole e nelle università, per condividere le possibilità dell’economia sociale. C’è poi anche l’esigenza di incontrare maggiormente il mondo for-profit per comunicare alle aziende la realtà avviata da Yunus, ma anche molte alte realtà che lavorano su questi temi.

E quali sono i principali ambiti sociali in cui auspicheresti interventi?

In questo momento probabilmente il lavoro è una priorità. Migliorare l’occupazione contribuirebbe alla situazione in generale, ad esempio potrebbe alleviare alcuni fenomeni di rinnovato razzismo. Altre priorità dovrebbero essere le difficoltà d’inserimento per i disabili over-18, o azioni volte ad aumentare le possibilità d’integrazione per i bambini figli d’immigrati.

A tal proposito, consideri sufficiente l’accesso al microcredito?

La realtà toscana, che conosco meglio di altre, è abbastanza coperta, grazie a diverse associazioni e al lavoro di PerMicro.

Lo stato dell’arte rispetto all’aspirazione di Yunus di creare una borsa per il social business?

La principale difficoltà per realizzare l’idea è ovviamente rendere interessante l’acquisto di un’azione, dal momento che il social business non offre dividendi. Al momento alcune iniziative innovative in termini d’investimento nel social business avvengono nell’ambito del Social Impact Investment; inoltre il centro Yunus di Francoforte sta sperimentando in questo senso appoggiato dalla fondazione Rockefeller le Social Success Notes.

Grazie.

* in servizio civile al Movimento Nonviolento di Verona

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