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Storia, bene, male. Giorni di grazia

DiEnrico Peyretti

Set 6, 2015

Non è difficile essere pessimisti riguardo all’umanità e alla storia. Ci riusciamo tutti. Lo facciamo spesso, con l’aria di essere intelligenti, critici, e di avere solidi criteri morali, tristemente offesi dalla realtà.
Ma c’è anche altro. Ci sono i giusti sconosciuti, quelli che reggono il mondo. Ma per lo più sono ignoti: tutti godiamo il frutto della loro virtù umile, coraggiosa, nascosta, e non li riconosciamo, non li vediamo.
Ogni tanto, però, appaiono momenti di grazia, di luce, apparizioni di verità, di umanità, di bontà. Cioè, giorni in cui il bene supera il male, snebbia l’orizzonte, è alba sperante. La storia umana non è mai definitiva, non è finita e non è ferma.
Oggi, davanti ad un fiume umano di profughi in disperata corsa alla salvezza – salvezza dalla guerra, dalle dittature, dal malessere economico; cioè da tutti i mali a cui tutti noi qui accanitamente cerchiamo di sottrarci, uno per uno, si salvi chi può, e chi non può si arrangi –  davanti a questo fiume umano mosso da bisogno, speranza, volontà, anche astuzia, e decimato da annegamenti, osteggiato da muri e fili spinati, usato da mercanti di vite, odiato da sfruttatori cinici della paura ignorante, condannato da chi adora il sangue nazionale ed è pronto a spargere quello umano; davanti a un tale fiume di vita abbiamo sentito, dopo un bel po’ di esitazione, che siamo tutti ugualmente umani, in realtà ugualmente bisognosi, dietro le nostre fragili sicurezze.
Prima tanta gente comune, poi persino i governi (mica tutti, però!), ci siamo convertiti all’accoglienza. Abbiamo accolto e rifocillato i profughi anche con l’ “inno alla gioia”, di un’Europa rinata. Sappiamo bene che il politico di professione pensa, più che alla realtà, all’effetto che fa, a cosa serve. Eppure, ad un certo punto, conviene a tutti essere umani. Può capitare a me quel che capita a te. Oltre che giusto, per sentirci umani, è anche il modo meno pericoloso e meno vergognoso di vivere.
E’ illusorio un ottimismo sistematico, è distruttivo un pessimismo sistematico. E’ intelligente e benefico osservare e ricordare che siamo tutti capaci di bene e di male, e che dunque l’intero cammino umano può procedere alla morte o alla vita, al nulla o all’essere. Impariamo e tratteniamo la lezione alta di questo momento di grazia, di verità umana, riflesso di una più alta verità, che sempre ci sollecita.
Non c’è sentenza piena sull’esistenza. Si tratta di farla vera, buona. Vorrei parlare di ottimismo dell’ostinazione, della tenacia, che ogni volto umano bisognoso ci impone, al cuore prima che alla politica.
Buona domenica!

Di Enrico Peyretti

Enrico Peyretti (1935). Ha insegnato nei licei storia e filosofia. Membro del Centro Studi per la pace e la nonviolenza "Sereno Regis" di Torino, del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Università piemontesi, dell'IPRI (Italian Peace Research Institute). Fondatore de il foglio, mensile di “alcuni cristiani torinesi” (www.ilfoglio.info). Collabora a diverse riviste di cultura. Gli ultimi di vari libri (di spiritualità, riflessione politica, storia della pace) sono: Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, (Claudiana, 2011); Il bene della pace. La via della nonviolenza (Cittadella, 2012). (peacelink.it/peyretti)

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