Un comunicato stampa del Movimento Nonviolento – Centro di Reggio Emilia
Leggiamo che la Lega Nord Emilia ha organizzato un presidio di protesta di fronte alla sede del Consorzio di cooperative che si occupano dell’accoglienza dei profughi a Reggio Emilia perché – dopo le rimostranze di alcuni di essi sulla indigeribilità e ripetitività del cibo servito – sarebbe stato preso un cuoco pakistano e istituito un menù alternativo. Elementi di base per costruire e promuovere la convivenza delle differenze tra persone che fuggono dalle molte guerre del pianeta.
Questa attenzione leghista al caso – salito agli onori della cronaca nazionale – sarebbe solo grottesca in quanto ennesimo tassello di una pedagogia del razzismo che alimenta il mercato dei voti, nel quale si fa la gara a chi la spara più grossa contro profughi e migranti (partito con l’invito a prenderli a “calcio in culo” da un esponente “democratico” locale…), per incassarne il dividendo politico.
Invece è tragico perché questa non-notizia – che sta diventando una mediatica caccia al profugo – è contemporanea alla notizia, questa sì, sconvolgente – ma per lo più ignorata – contenuta nella relazione governativa sul commercio internazionale delle armi http://www.nigrizia.it/notizia/triplica-la-vendita-di-armi-italiane (data in anteprima dalla rivista dei padri comboniani Nigrizia), che mostra come l’export italiano delle armi sia triplicato nel 2015, con un incremento del 186% rispetto al 2014. Ossia il valore globale delle licenze di esportazione ha raggiunto gli 8.247.087.068 euro rispetto ai 2.884.007.752 del 2014. Una esplosione senza precedenti. Come senza precedenti è l’esplosione delle guerre sul pianeta, dalle quali scappano anche i profughi di Reggio Emilia.
Tutto questo, continua Nigrizia in un dossier dedicato – nel quale si analizza la relazione del governo al parlamento – ha portato alle stelle anche gli utili delle banche che investono nel commercio delle armi. Nell’elenco delle quali figurano molti sportelli ben presenti anche sulla piazza di Reggio Emilia: dal Gruppo Unicredit alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna.
Chi volesse protestare davvero contro la presenza dei profughi in città dovrebbe presidiare le filiali di queste banche, anche dai cui profitti scappano le vittime delle guerre del mondo.