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#Tunisi: Isis – delitto e opportunità per i cristiani

DiEnrico Peyretti

Mar 21, 2015

Dio non ama la violenza, nessuna violenza. La sua parola per tutti è: “Non uccidere”. Tutti siamo sue creatore e figli, ugualmente amati e protetti da lui.

L’odio deve essere spento con l’amore e la verità, senza opporgli nuovo odio, che è dare ragione ai violenti col farsi loro imitatori.

Questi delitti oggi offrono ai cristiani una opportunità provvidenziale: le voci cristiane più spirituali e autorevoli, dei vescovi, dei patriarchi, del papa, dei rappresentanti di tutte le chiese, dei monaci e dei laici consapevoli, rinnovino pubblicamente e sinceramente la confessione e la penitenza, davanti a Dio, per le “crociate”. Esse furono guerre “cristianoidi”, guerre ingiuste, mascherate con l’abuso del nome di Dio (“Dio lo vuole” gridavano Pietro l’Eremita e il papa Urbano II), perciò furono tradimento della comune umanità, della nonviolenza di Gesù, del suo amore per tutti, amore coraggioso fino a morire condannato alla croce, ma vincitore della morte.

Oggi i terroristi che falsificano l’Islam commettono lo stesso peccato dei cristiani che allora falsificarono il Vangelo, quando gli interessi feudali e militari intrupparono anche povera gente, anche bambini, andarono a fare massacri di ebrei e di “infedeli” musulmani, e ad imporre conquiste feudali in Siria, Libano, Palestina, col pretesto di riprendere in mano cristiana il Santo Sepolcro.

Anche le conquiste successive, come il colonialismo e lo sfruttamento economico, mosse da ideologie nazionaliste, razziste, capitaliste, vollero pretendere una giustificazione nella “civiltà cristiana”, con ulteriore offesa sia al Vangelo, sia alle altre religioni e civiltà.

Non per paura, non per odio e disprezzo, ma per pura verità, oggi i cristiani rinnovino questa confessione, chiedano perdono a Dio, pregandolo che guarisca il cuore violento dei terroristi “islamoidi”.

La fede armata e offensiva è un peccato davanti a Dio: è bestemmia attribuire al Clemente e Misericordioso dell’odio verso alcuni esseri umani.

I cristiani sinceri vogliono amicizia e fraternità, convivenza civile, nella giustizia e nella pace, nella stima reciproca delle tradizioni culturali e spirituali, con tutti i musulmani sinceri.

Noi ricordiamo che san Francesco di Assisi, nel 1219, a Damietta in Egitto, durante la crociata, passò nel campo musulmano, per far visita al sultano Melek-el Kamil, fu accolto con rispetto e amicizia, e restò forse due settimane in colloquio col sultano, trattando da amico quel “nemico” . Non si sa tutto, ci sono leggende su quei giorni, ma è certo che l’incontro fu buono, e che Francesco lasciò memoria e testimonianza di un “Vangelo senza spada”.

Oggi è data ai cristiani l’opportunità ed è rivolto loro l’appello a dare ai fratelli musulmani la stessa testimonianza di san Francesco.

Enrico Peyretti, 18 marzo 2015.

Di Enrico Peyretti

Enrico Peyretti (1935). Ha insegnato nei licei storia e filosofia. Membro del Centro Studi per la pace e la nonviolenza "Sereno Regis" di Torino, del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Università piemontesi, dell'IPRI (Italian Peace Research Institute). Fondatore de il foglio, mensile di “alcuni cristiani torinesi” (www.ilfoglio.info). Collabora a diverse riviste di cultura. Gli ultimi di vari libri (di spiritualità, riflessione politica, storia della pace) sono: Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, (Claudiana, 2011); Il bene della pace. La via della nonviolenza (Cittadella, 2012). (peacelink.it/peyretti)

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