“Sulla mia testa sento rumori di razzi, di missili e di esplosioni. C’è un’atmosfera contraddistinta dalla paura”. Queste le parole con cui Yuriy Sheliazhenko ha descritto l’attuale situazione in Ucraina, durante il suo intervento nel dialogo in diretta “Rete italiana Pace e Disarmo: Ucraina e Russia in dialogo per la Pace”.
In occasione della giornata di digiuno per la pace in Ucraina promossa da Papa Francesco, la Rete italiana Pace e Disarmo ha infatti organizzato un incontro con Yuriy Sheliazhenko (Movimento Pacifista Ucraino) e Elena Popova (Movimento Obiettori di Coscienza Russi), con un contributo video dagli Stati Uniti di Joanne Sheehan (attivista della War Resisters’ League) per essere concretamente al fianco dei movimenti, della società civile, dei lavoratori ucraini e russi che si oppongono alla guerra con la nonviolenza.
In entrambi i paesi domina un clima di paura e di terrore: la propaganda messa in atto dal governo russo, ha allontanato i soldati dalla popolazione, rendendo quasi impossibile reperire informazioni su di loro, il loro stato di salute e tanto meno la loro ubicazione. In Ucraina, invece, prosegue la chiamata alle armi: è sempre più difficile promuovere la pace e rifiutarsi di uccidere. L’impegno di portare la pace è infatti, internazionale: “Noi oggi siamo qui grazie alla costruzione di un’alleanza transnazionale tra i movimenti antimilitaristi e pacifisti che fanno parte della War Resisters’ International – ha dichiarato Daniele Taurino del Movimento Nonviolento, che ha condotto l’incontro – Con questa giornata abbiamo cercato di capire com’è effettivamente la situazione in Ucraina oggi e come possiamo aiutare chi si oppone alla guerra in maniera nonviolenta”.
Lo scenario descritto da Yuriy, infatti, è tutt’altro che roseo: “Ci sono continui bombardamenti e il governo ucraino sta cercando di mobilitare la popolazione alle armi. Tutta la popolazione maschile compresa tra i 18 e i 60 anni non può lasciare il paese e non stanno arrivando aiuti per coloro che si rifiutano di uccidere. Ma devo ammettere che solo in pochi stanno evitando di fare ricorso alle armi”.
L’obiezione di coscienza è un argomento che unisce sia l’Ucraina che la Russia: il governo russo, in particolare, prevede severi provvedimenti per chi si oppone alla guerra e si rifiuta di prendere le armi: “Siamo al settimo giorno di guerra, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina – ha spiegato Elena Popova – e il mio movimento che si batte per l’obiezione di coscienza chiede alle autorità di fermare la guerra immediatamente e di ritirare le truppe. Se l’Ucraina dovesse perdere questo conflitto sarà un disastro non solo per l’Ucraina, ma anche per la Russia, che è un paese nel quale si verificano ogni giorno violazioni basilari dei diritti umani e delle libertà fondamentali. A tutte le libertà verrà messa fine con i carrarmati”.
Altro problema che impedisce un cessate il fuoco, è il continuo rifornimento di armi, anche nucleari: “Gli Stati Uniti stanno continuando a costruire armi nucleari – ha sottolineato Joanne Sheehan, attivista della War Resisters’ League in un videomessaggio –. Per questo invito il mio paese a ratificare immediatamente il trattato per la proibizione delle armi nucleari, che è già stato firmato da 86 paesi. L’Italia dovrebbe fare la stessa cosa”.
Per quanto riguarda gli aiuti e i corridoi umanitari, invece, Yurii sostiene che servono tre cose per aiutare il suo Paese: “Verità, aiuti e risorse per costruire una pace per tutti. Coloro che stanno facendo la guerra, i cittadini, il mondo della politica, sembrano aver perso la speranza nel futuro. Questo non è un conflitto che è scoppiato dall’oggi al domani, la guerra imperversa da otto anni, è stato un bagno di sangue continuo. C’è bisogno di una trasformazione globale per assicurare la pace di tutto il popolo ucraino”.