Non dalla cronaca – risse, azzardo online, autolesionismo… – e neppure dalle statistiche. Ne parliamo tra adulti, più che ascoltarli. Vero però che tanti adulti hanno un punto di vista prezioso per aiutarci a capire.
Il 19 gennaio scorso, intervistato da Huffington Post, Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, riferiva allarmato: “Dal mese di ottobre ad oggi, quindi con l’inizio della seconda ondata, abbiamo notato un notevole rialzo degli accessi al pronto soccorso con disturbo psichiatrico; nel 90% sono giovani tra i 12 e i 18 anni che hanno cercato di togliersi la vita. Se nel 2019 gli accessi al pronto soccorso erano stati 274, nel 2020 abbiamo superato quota 300. Mai come in questi mesi, da novembre a oggi, abbiamo avuto il reparto occupato al 100 per cento dei posti disponibili, mentre negli altri anni, di media, eravamo al 70 per cento. Ho avuto per settimane tutti i posti letto occupati da tentativi di suicidio e non mi era mai successo. Al pronto soccorso si registra un ricovero al giorno per ‘attività autolesionistiche”.
Dati simili arrivano anche dalla Sicilia, o dalla Lombardia. Un problema generalizzato riguarda la presa in carico: ragazzi e ragazze vengono spesso ricoverati in pediatria, o in reparti psichiatrici per adulti, con commistioni improprie nell’uno e nell’altro caso, sia per loro che per gli altri pazienti. Questo perché i reparti di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza italiani sono pochi e sguarniti, e spesso non ci sono posti. Eppure il problema non è di poco conto. Vicari tratteggia “adolescenti che per autoaffermarsi diventano aggressivi, fanno male agli altri, fanno male ai genitori”, oppure “giovani che si chiudono a riccio, si rifugiano nel loro mondo e nella loro stanza e non sappiamo se avranno voglia di uscire fuori da questo guscio”, molto più in questo tempo che riduce fortemente le relazioni tra coetanei e l’attività fisica, due canali espressivi fondamentali nella crescita.
L’aggressività verso gli altri o verso di sé è una via d’uscita praticata spesso da ragazzi e ragazze arrabbiati, frustrati, soli. “Il 20% degli adolescenti in Italia e il 25% in Europa si fa del male, si taglia, si infligge un danno fisico intenzionalmente”, spiega ancora Vicari. “Tra le attività di autolesionismo c’è anche il tentativo di suicidio che è la seconda causa di morte per i giovani tra i 10 e i 25 anni dopo gli incidenti stradali. Questo fenomeno è sempre esistito, ma da ottobre si è acutizzato”.
Facciamoci caso: da ottobre 2020 e non da marzo, ovvero con la seconda ondata più che con la prima. Nella prima “andrà tutto bene”, balconi musicali, eroi in corsia, espressioni di solidarietà – e poi novità dell’emergenza, e genitori a casa dal lavoro con i quali nel bene e nel male misurarsi. Nella seconda la questione si è fatta stantia, lo tocchiamo negli atteggiamenti adulti – verso le regole, gli operatori sanitari, i politici – e ugualmente nei ragazzi.
Torno daccapo: li contiamo più che dare loro l’opportunità di contare. Eppure ne hanno voglia. Non sempre e non tutti forse, ma da qualche anno a questa parte il desiderio viene alla luce, quando scendono in piazza con Greta o quando si ritrovano sui gradini della scuole chiuse per fare lezione, stretti nei loro giubboni, distanziati ma insieme. Parrebbe un passaggio ineludibile per diventare grandi questa voglia di intervenire per migliorare il mondo.
Si rivolge a loro “Politico poetico”, un progetto rivolto ai ragazzi e alle ragazze dai 14 ai 20 anni del territorio bolognese promosso dal Teatro dell’Argine con un’ampia rete di alleanze. I temi sono gli stessi dell’Agenda 2030, l’idea è quella di stimolare gli adolescenti a parlarne, tra loro e con gli adulti, coinvolgendo esperti che insieme agli attori della compagnia offriranno possibilità di approfondimento e strumenti per confrontare ed esprimere le proprie convinzioni. Cosa che avverrà, su Ambiente, Lavoro ed Economia, Disuguaglianze, Città e Comunità, Pace e Giustizia… solo con tempi rallentati e modalità trasformate dalla pandemia.
Prima vengono i laboratori: centinaia di ragazzi e ragazze coinvolti, online più che in presenza, sui temi dell’Agenda 2030 scegliendo quelli che sentono più vicini e urgenti. Poi verranno gli Speakers’ Corners, piccole pedane disseminate per Bologna da cui saranno gli adolescenti a dire la loro, e il Parlamento, in un teatro cittadino dove ragazzi e ragazze convocheranno una platea di adulti – tra questi politici, amministratori e tecnici – per spiegare la città come la vorrebbero.
Infine, riprendo dal sito, attraverso “decine di interviste ad associazioni, istituzioni e persone che si prendono cura di ragazzi e ragazze in stato di disagio o di pericolo”, la Compagnia si propone di “indagare l’altra adolescenza, quella che spesso non vediamo, ma che vive nelle fratture della nostra città”, per farne “uno spettacolo itinerante, immersivo, esperienziale, protagoniste le storie, le testimonianze, i racconti raccolti nelle interviste e messi in scena in un percorso emozionale e originale”.
Quanto il teatro può dare in termini di ascolto, conoscenza di sé e degli altri, sviluppo di cittadinanza, lo si impara facilmente stando accanto a esperienze artistiche radicate nel tessuto sociale. Una bella occasione per sentirne parlare è l’intervista a Lino Guanciale che proprio il Teatro dell’Argine ha realizzato online qualche settimana fa.
(foto di copertina di Luciano Paselli, tratta dal sito del Teatro dell’Argine)