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Un digiuno

DiPeppe Sini

Mag 7, 2017
Peppe Sini

a sostegno della proposta del riconoscimento del diritto di voto per tutte le persone residenti in Italia, proposta che intende far cessare l’assurda e inammissibile negazione del diritto di voto a milioni di persone di famiglie non native che vivono stabilmente in Italia, persone che – come e’ scritto nell’appello all’Italia civile “Una persona, un voto” di cui sono primi firmatari padre Alex Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace – “qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all’Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano”.

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E’ un digiuno gandhiano, non uno “sciopero della fame” di quelli per ottenere visibilita’ sui media della societa’ dello spettacolo (dai quali nel migliore dei casi l’attenzione e’ poi sempre puntata sul dito e mai sulla luna) o per esercitare un ricatto morale su chicchessia.

Un digiuno che intende testimoniare la mia sofferenza per una situazione che trovo inaccettabile – una situazione in cui la persecuzione razzista in Italia di anno in anno e’ cresciuta esponenzialmente ed elementi di apartheid si sono insinuati nell’ordinamento -, una situazione che si potrebbe adeguatamente contrastare con la forza della democrazia: riconoscendo il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Ed e’ un digiuno che intende testimoniare la persuasione che dobbiamo ideare ed attuare forme adeguate di azione nonviolenta per mettere in movimento l’intera popolazione in difesa della democrazia (poiche’ non vi e’ piena democrazia se non si riconosce il principio “una persona, un voto”) e coscientizzare i legislatori che in queste settimane dovranno elaborare la nuova legge elettorale.

So che questa iniziativa di digiuno puo’ sembrare ridicola e quasi offensiva per i poveri che muoiono di fame; ma e’ una forma di azione nonviolenta che per varie ragioni sento e credo di dover adottare in questo momento.

Il digiuno non e’ solo la condivisione di una sofferenza, ma anche un momento di chiarificazione interiore, di piu’ intenso e rigoroso pensare i propri pensieri, e di assunzione delle proprie responsabilita’: e di quanto sta accadendo in Italia come cittadino italiano sono anch’io per la mia parte responsabile.

Mi riprometto di digiunare per una settimana; confido per esperienza di riuscire a farlo (di piu’ non saprei, sono ormai un vecchio piuttosto malandato e non credo di essere piu’ in grado di sostenere un digiuno prolungato).

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Naturalmente riaffermo anche il mio sostegno alle due proposte di legge presentate a suo tempo dall’Associazione Nazionale Comuni d’Italia (Anci) e dalla rete di associazioni della campagna “L’Italia sono anch’io”.

Ovvero la proposta di legge che reca “Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita’”, predisposta dall’Anci con specifico riferimento alle elezioni amministrative e che puo’ essere immediatamente approvata con legge ordinaria con la sola minima correzione (all’art. 2, comma primo, ed all’art. 3, comma primo) di portare a sei mesi il lasso di tempo di regolare soggiorno in Italia richiesto; e la proposta di legge che reca “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Nuove norme sulla Cittadinanza”, gia’ approvata (sia pure con modifiche peggiorative) alla Camera, e che dovrebbe finalmente essere esaminata dal Senato nelle prossime settimane, proposta talmente di buon senso che su di essa non dovrebbe essere difficile raggiungere finalmente il consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti.

Tutte queste proposte propongono cose buone e giuste; spero quindi di tutto cuore che siano prese in adeguata considerazione dal Parlamento e diventino al piu’ presto leggi dello stato.

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A chi legge queste righe chiedo di valutare, ciascuna persona per se’, se puo’ fare qualcosa (oltre quanto eventualmente gia’ fatto) per sostenere la proposta del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia; il gia’ ricordato appello all’Italia civile “Una persona, un voto” (che allego in calce a questa lettera) propone conclusivamente di scrivere ai presidenti del Parlamento, ma si puo’ fare anche molto altro: far circolare la notizia dell’appello, promuovere altre adesioni ad esso, realizzare incontri pubblici sull’argomento, ed altro ancora.

Ringrazio tutte e tutti per l’attenzione che avete gia’ dedicato o che dedicherete a sostenere la proposta “Una persona, un voto”.

Un cordiale saluto,

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo


Allegato

 

“UNA PERSONA, UN VOTO”. UN APPELLO ALL’ITALIA CIVILE

 

Un appello all’Italia civile: sia riconosciuto il diritto di voto a tutte le persone che vivono in Italia.

Il fondamento della democrazia e’ il principio “una persona, un voto”; l’Italia essendo una repubblica democratica non puo’ continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.

Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all’Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.

Una persona, un voto. Il momento e’ ora.

 

Viterbo, 7 maggio 2017

 

Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail: centropacevt@gmail.com

Di Peppe Sini

Direttore responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo. Cura i "Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino", una newsletter quotidiana sui temi legati alla nonviolenza. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it , centropacevt@gmail.com

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