Questo articolo di Daniele Lugli è stato pubblicato nell’ottobre 2000 su “Pollicino, briciole di verde”, il periodico pubblicato allora dal circolo ferrarese di Legambiente, e poi nella raccolta “Sassolini di Pollicino” edita da la carmelina nel 2022. Nei ventiquattro anni seguiti alla stesura non ha perso di attualità né di acume.
«Vista in sezione, la struttura sociale del presente dovrebbe configurarsi all’incirca così: su in alto i grandi magnati dei trust dei diversi gruppi di potere capitalistici che però sono in lotta tra loro; sotto di essi i magnati minori, i grandi proprietari terrieri e tutto lo staff dei collaboratori importanti; sotto di essi – suddivise in singoli strati – le masse dei liberi professionisti e degli impiegati di grado inferiore, della manovalanza politica, dei militari e dei professori, degli ingegneri e dei capufficio fino alle dattilografe; ancora più giù i residui delle piccole esistenze autonome, gli artigiani, i bottegai, i contadini e tutti quanti, poi il proletariato, dagli strati operai qualificati meglio retribuiti, passando attraverso i manovali fino ad arrivare ai disoccupati cronici, ai poveri, ai vecchi e ai malati. Solo sotto tutto questo comincia quello che è il vero e proprio fondamento della miseria, sul quale si innalza questa costruzione, giacché finora abbiamo parlato solo dei paesi capitalistici sviluppati, e tutta la loro vita è sorretta dall’orribile apparato di sfruttamento che funziona nei territori semi-coloniali e coloniali, ossia in quella che è di gran lunga la parte più grande del mondo.
Larghi territori dei Balcani sono una camera di tortura, in India, in Cina, in Africa la miseria di massa supera ogni immaginazione. Sotto gli ambiti in cui crepano a milioni i coolie della terra, andrebbe poi rappresentata l’indescrivibile, inimmaginabile sofferenza degli animali, l’inferno animale nella società umana, il sudore, il sangue, la disperazione degli animali».
Così Horkheimer ne Il Grattacielo. A questa descrizione, che ha settant’anni, si può aggiungere che l’inferno animale si è arricchito di orrori biotecnici, nelle cantine si è continuato a scavare, è proseguito il degrado dei piani inferiori, si sono sopraelevati i piani superiori, dotati di ogni lusso e comfort.
È un condominio nel quale non è semplice vivere. Le regole sono dettate dagli abitanti dei piani alti, che si considerano a tutti gli effetti padroni del grattacielo. Il rispetto delle deliberazioni condominiali (diktat del Fondo monetario, della Banca mondiale, dell’Accordo di Commercio) assicurerebbero, a loro dire, anche agli inquilini dei piani bassi e degli scantinati di beneficiare delle migliorie. Nessuna tolleranza per i morosi, per chi non si adegua. Il padrone del superattico, poi, quando trova intollerabili i comportamenti degli abitanti dei piani inferiori ha l’abitudine di sistemare le cose direttamente, anche a prescindere da deliberazioni dell’Assemblea condominiale, che però finisce sempre per convalidare il fatto compiuto. I suoi mezzi sono talora un po’ bruschi, ma pare che con certa gente non ci sia altro modo. Ricorrenti sono ad esempio i tentativi di salire di piano, anche senza esservi stati chiamati per fare le pulizie, o la pretesa di restarvi, accampati sul pianerottolo o lungo le scale, una volta esaurito il proprio compito.
Nelle Assemblee ogni tanto si mette in discussione la questione delle quote millesimali e perciò dei diritti di voto ecc., ma chi ha contratto così tanti debiti con gli abitanti dei piani più alti è presto ridotto al silenzio. Altre questioni vengono poste da qualche tempo e vengono attentamente vagliate. Condòmini menagramo chiedono una verifica delle fondamenta, denunciano l’assenza di acqua potabile, l’insalubrità della zona dovuta alle emissioni, l’accumularsi di rifiuti alla base dell’edificio, la precarietà degli approvvigionamenti energetici e altro ancora. Perfino dell’inferno animale si è parlato: qualche Assemblea ha dovuto anche preoccuparsi dello stato di salute mentale delle mucche e della claustrofobia dei polli. Ma veniamo agli altri temi.
È vero che l’edificio si è vistosamente inclinato, ma il suo profilo è così più elegante. Qualche intervento sarà necessario sulle fondamenta, con ulteriore disagio di chi abita nelle cantine, certo, ma l’interesse generale richiede pure qualche sacrificio. La questione è comunque all’ordine del giorno. Essere contro alle sopraelevazioni è essere contro al progresso, e anche alla giustizia. Un prete sedizioso, che alcuni condomini menagramo amano citare, ha pur detto essere ingiusto fare parti uguali tra diseguali. Saranno mica eguali il presidente della Disney e il lavoratore birmano che ne fa le T-shirts, se un’ora del primo viene valutata 1 milione e 385 mila volte di più di quella del secondo? Ed è un dato oggettivo, lo ha stabilito il mercato che non fa differenze.
Le conseguenze non possono che sentirsi anche nell’abitare. Le altre lamentele che pure sembrano porre problemi di ordine generale, viste più da vicino rivelano il loro carattere particolaristico. Ai piani alti non manca l’acqua potabile per le piscine e i giardini pensili. L’aria vi è filtrata dai migliori impianti di condizionamento. I rifiuti non vi si accumulano, ma, per un’oggettiva legge fisica, finiscono sotto. Non manca l’energia in tutte le sue forme, come dimostra l’uso e lo spreco che se ne fa. Non sono problemi condominiali dunque, sono problemi che deve affrontare chi ce li ha. E più si scende, più questi problemi sono presenti. Questo è un bene, così sono più conosciuti e meglio affrontabili, applicando le sagge deliberazioni condominiali che perseguono l’interesse generale.
L’ultima, in corso di applicazione, di generale e prioritario interesse, da nessuno contestabile, è dotare l’intero condominio di uno straordinario video-citofono che si chiama internet.