Oltre dieci milioni di persone sono comunque alla fame, quasi la metà della popolazione. Il peggio è per i bambini. Una ricostruzione degli eventi dalle primavere giorni nostri si può trovare qui
Il conflitto viene da più lontano. Non provo a ricostruirlo. Lo Yemen risulta dalla fusione, nel 1990, di due stati, che hanno mantenuto i loro eserciti. A una guerra interna – tra Huthi (Gioventù credente, Partigiani di Dio, che è sempre mescolato con le peggio cose), il governo riconosciuto internazionalmente (che se ne sta in Arabia Saudita) e Al Qaeda – si è aggiunta da tre anni l’Arabia Saudita, a capo di una coalizione militare. Il più ricco dei paesi arabi bombarda – almeno 17 mila attacchi aerei – il più povero dei paesi. Sullo sfondo è il conflitto tra potenze regionali: l’Arabia Saudita, con i suoi alleati, e l’Iran, che appoggia gli Huti. È pure una guerra tra sciiti e sunniti. Non siamo come gli Stati Uniti e la Francia, principali fornitori di armi all’Arabia Saudita, ma un po’ di bombe le vendiamo anche noi. Non sembra abbiamo intenzione di smettere. Leggi e trattati sottoscritti vietano la vendita di armi a paesi in conflitto, ma così fan tutti… Magari potremmo venderne un po’ anche alla controparte per essere equanimi.
Del conflitto si sa poco. Rari e coraggiosi giornalisti si avventurano a rischio della vita. Né mi sentirei di consigliare di chiedere informazioni aggiornate all’Ambasciata dell’Arabia Saudita in Italia. Non so se nel nostro paese abbiano la stessa idea, che hanno mostrato in Turchia, della funzione “consolare” e se i curiosi si troverebbero “consolati” come Jamal Khashoggi.
Il peggio è per i bambini, ho scritto. Quelli non scannati, non bombardati, non uccisi, non mutilati, non arruolati come soldati, si sfamano spesso con foglie impastate con acqua contaminata. A migliaia sono uccisi, molti più ne muoiono per mancanza di cure. Sono maggioranza tra gli sfollati. Molti non riescono ad andare a scuola, né hanno accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici. Imponenti, ma insufficienti, sono i programmi dell’Unicef per fronteggiare l’emergenza.
Dovrebbe esserci uno spazio e un tempo nel quale i bimbi potessero parlarsi, giocare, magari ascoltare le storie di un tempo lontano, favoloso. Era un paese pacifico, pieno d’oro, d’argento, di pietre preziose, di legno di sandalo, di aromi e profumi. I suoi alberi erano bagnati dai fiumi del paradiso. Era una terra meravigliosa e invidiata. Si chiamava Saba.
Mi piacerebbe raccontare loro della regina, una maga, che va a trovare Salomone, come è scritto nella Sura XXVII An-Naml (Le Formiche). 44. Le fu detto: “Entra nel palazzo”. Quando lo vide, credette che fosse un’acqua profonda e si scoprì le gambe. [Allora Salomone] disse: “È un palazzo lastricato di cristallo”. Disse [quella]: “Signore! Sono stata ingiusta nei miei stessi confronti. Mi sottometto con Salomone ad Allah, Signore dei mondi”. Aggiungerei, come dice la tradizione, che ciò facendo rivelò gambe pelosissime. I bimbi riderebbero, credo. Salomone, sapiente preparò una nūrah – una crema depilatoria – e la sposò. Ebbero figli. Dunque i piccoli yemeniti ne sono i discendenti. Hanno problemi più seri della loro antenata. Ci vuole tutta la magia e la sapienza dei loro avi per affrontarli.
(Immagine di copertina tratta da internazionale.it)