• 3 Luglio 2024 13:37

Uno spettro… anzi due

DiDaniele Lugli

Nov 15, 2021

L’intento è quello di dare la parola ai cittadini, per costruire il futuro del continente. I cittadini però non lo sanno. A loro viene raccontato piuttosto di un altro spettro minaccioso ai confini europei, difesi da eroici soldati polacchi. Bambini, donne, uomini cercano di attraversare il confine per raggiungere la Germania. Sono qualche migliaio di disperati, molti iracheni. Sono sospinti dai soldati bielorussi, eroici quanto i polacchi. Non li vuole nessuno, dopo averli, s’intende, depredati di ogni loro, povero, avere.

Il Presidente francese Emmanuel Macron, il 4 marzo 2019, con una lettera pubblica propone l’iniziativa: “Cittadini d’Europa diamo un senso al nostro progetto. Sta a voi decidere se l’Europa, i valori di progresso che porta avanti, debbano essere più di una parentesi nella storia. È la scelta che vi propongo per tracciare insieme il cammino di un Rinascimento europeo”. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, appena eletta nell’estate del 2019, accoglie l’idea. Il Parlamento europeo, con una risoluzione, gennaio 2020, entra nel merito organizzativo. La Conferenza è pronta al lancio il 9 maggio 2020. La pandemia costringe al rinvio.

Si parte così il 9 maggio – festa dell’Europa – di quest’anno. L’idea è quella di coinvolgere i cittadini attraverso una pluralità di iniziative su vari temi: salute, cambiamento climatico, economia al servizio delle persone, giustizia sociale, l’uguaglianza e la solidarietà, trasformazione digitale, Stato di diritto, migranti, sicurezza, ruolo dell’Europa nel mondo, rafforzamento della partecipazione democratica… Il tutto confluisce su una piattaforma digitale multilingue, le 24 lingue ufficiali della UE, con le relative traduzioni. La consultazione dovrebbe completarsi nel maggio dell’anno prossimo. Siamo a metà del percorso. Non so chi se ne sia accorto, salvo gli addetti ai lavori. Ci sono panel di cittadini europei, con almeno una cittadina e un cittadino per Stato membro, scelti in modo casuale, ma garantendo che siano rappresentativi della diversità dell’UE, per origine geografica, genere, età, contesto socioeconomico, livello di istruzione. I giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni costituiscono un terzo. I panel si riuniscono in sedute deliberative sui temi cruciali e sulle proposte emerse dalla Piattaforma digitale. Una loro rappresentanza equilibra, nella Sessione Plenaria della Conferenza, (più o meno seicento persone se ho capito bene) i parlamentari europei, un centinaio, i parlamentari degli Stati.4 per ogni parlamento, i rappresentanti di reti di cittadini, il Comitato di tutte le Regioni, il Comitato economico e sociale. Dovrebbe uscirne una Dichiarazione finale, base per una riforma dei trattati in tempo per le elezioni europee del 2024. Non so che ne sarà. Mi riprometto, se non partecipare – mortivo digitale qual sono – il processo sul sito. Consiglio in particolare ai giovani di accedervi.

Torno sulla questione migratoria. Vedo che ne ho scritto, solo quest’anno, in 14 post. La cosa può interessare solo le mie poche lettrici e gli ancor meno lettori. Li indicherò volentieri a chi me lo chiederà. Piuttosto per attinenza al tema segnalo “Un messaggio da Ventotene”. Se la Conferenza europea può considerarsi uno spettro, per la sua scarsa presenza nella consapevolezza dei cittadini, che ne dovrebbero essere protagonisti, uno spettro di altro tipo è come viene trattata la questione migratoria. È presagio di sventura come lo spettro del padre di Amleto nei confronti del regno. Lo dice Marcello, compagno di Amleto: “C’è del marcio in Danimarca”. C’è del marcio in Europa, certamente.

Dunque la minaccia alla frontiera orientale è costituita dall’ondata di profughi. Secondo Frontex: da gennaio a settembre 2021 sono entrati nell’UE 49mila migranti attraverso il Mediterraneo centrale (quelli per intenderci che arrivano da noi), 39mila dalla rotta balcanica e 6mila attraverso la Bielorussia. Nel complesso sarebbero entrati, attraverso le varie rotte, secondo i dati di Frontex 129 mila persone. Secondo le stime polacche ce ne sarebbero forse 12 mila pronte ad attraversare, sospinti dai bielorussi. Questo giustifica lo spiegamento dell’esercito alla frontiera, con il richiamo dei riservisti per un totale di 20mila uomini. L’intervento di Frontex, l’agenzia europea per la protezione dei confini. È rifiutato. Potrebbe pretendere il rispetto del diritto, internazionale ed europeo in materia, almeno, del diritto d’asilo. L’esercito polacco non vuole controlli sulle sue azioni.

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha tenuto una riunione urgente. Per USA e UE la Bielorussia è responsabile. Rilascia visti ai migranti in fuga dal Medio Oriente e li porta al confine. Risponde così alle sanzioni dell’UE, che ne minaccia altre. La Russia ricorda che i profughi fuggono di paesi distrutti dall’intervento dell’Occidente. Il premier polacco accusa il paese confinante di terrorismo di stato, con uso cinico dei civili, Il premier bielorusso minaccia la chiusura del gasdotto e denuncia il comportamento inumano nei confronti dei profughi. Che siano loro a soffrire non c’è dubbio, per freddo, fame e violenza. C’è chi intanto muore. Gioiose formazioni fasciste e naziste sono attese, pronte ad accorrere per dare manforte. Un’avanguardia, solo una cinquantina, è stata fermata nelle settimane scorse in Germania dalla polizia. Armamento leggero: manganelli, spray al peperoncino che già hanno mostrato la loro efficacia, specialmente contro i terribili bambini mediorientali. Qualcuno aveva pure una baionetta e un machete. Qualche luce verde si accende però nelle case di polacchi coraggiosi, a dignificare che lì, per i profughi entrati clandestini e nascosti nei boschi, c’è accoglienza. Una speranza per la Polonia e per l’Europa.

L’Europa, federale e democratica, partecipata e ospitale, garante dei diritti di tutti, ponte per una federazione mondiale, non si comporterebbe così. Per realizzarla ci vuol altro, ma intanto possiamo dirlo nella Conferenza se è questo il futuro dell’Europa che vogliamo.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2923), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

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