Esperti hanno escluso tale possibilità: se fosse avvenuto nel magazzino ci sarebbero stati i cadaveri dei roditori. Il 4 maggio ci sarà il processo. Fonti argentine riportano la dichiarazione di tre commissari e un funzionario responsabile. “se la comieron los ratones”.
Nel deposito debbono esserci 6 mila chili, ma al controllo ne mancano 540. La droga sequestrata viene incenerita per ordine del tribunale. A quante benefiche inalazioni di massa potrebbe dar luogo la pratica se fosse eseguita all’aperto, come certo numerosi bonaerensi auspicano. Invece una pignola ricognizione, al momento del cambio del responsabile del deposito, ha rilevato l’ammanco.
“La droga estaba en estado de sequedad absoluta, ya que se encontraba en depósito desde hacía unos dos años, lo que nos obligó a constatar si verdaderamente una invasión de roedores pudo haberse comido tamaña cantidad de marihuana, pero los expertos consultados llegaron a la conclusión de que eso era muy poco probable ya que de haber ocurrido, los ratones habrían muerto y no se detectó presencia de cadáveres de los animales en el lugar”. Il giudizio degli esperti non è dunque così risoluto, né decisivo.
Che siano stati i topi appare improbabile (“muy poco probable”) ma non “imposible”. Due anni di deposito hanno disseccato molto la sostanza, è calata di peso, anche se non in misura così rilevante. Ma, soprattutto, perché i topi avrebbero dovuto stare male fino a morirne?
Sono anni che i topi sperimentano la cannabis e non a scopo ricreativo. Lo fanno per noi, nel loro duro lavoro di cavie, che si conclude spesso con la dissezione. I topi sono voraci e la sostanza, come noto, stimola l’appetito. Avrebbe reso certo più efficace il loro intervento nel deposito argentino. Questa volta avrebbero potuto farlo per il solo piacere di farlo e avrebbero saputo autoregolarsi.
Succede anche agli uomini, come attesta lo studio “Droghe e autoregolazione”. Ma c’è di più. Da questa esperienza sarebbero usciti migliorati per memoria, apprendimento, facoltà cognitive.
Lo spiega uno studio pubblicato su “Nature Medicine”. Nei laboratori dell’Università di Bonn e della Hebrew University di Gerusalemme i ricercatori hanno sperimentato gli effetti della cannabis sui topi, che normalmente iniziano a mostrare segni di declino cognitivo già intorno ai 12 mesi di vita. Non c’è dubbio: la sostanza “restores cognitive functions in old mice”, ripristina le funzioni cognitive nei vecchi topi, “porta indietro l’orologio molecolare del cervello”. Non so, non è scritto, se riporti indietro l’orologio molecolare anche di altri organi. I ricercatori si sentono pronti per la sperimentazione clinica su esseri umani. Io sono pronto.