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Verso il Congresso: Sergio Di Vita e il “suo” Teatro degli Oppressi

Diadmin

Mar 20, 2017
teatro oppresso

Cari amici,

non so ancora se potrò partecipare al congresso (che si preannuncia ben denso!); ma tengo molto a partecipare al dibattito pre e post, in qualità di neoiscritto al Movimento nonviolento, di “formatore” alla nonviolenza, di “esperto” di Teatro degli oppressi e di metodologie consensuali.

Non ho una tesi da proporvi, ma alcuni spunti possibili di confronto, tutti interconnessi.

TEATRO DEGLI OPPRESSI IN GENERALE, TEATRO GIORNALE IN PARTICOLARE

Il Teatro dell’Oppresso in Italia ha imboccato da sempre la strada della nonviolenza, e della formazione pacifista. Dunque questi due mondi hanno vari punti di affinità:

– l’evidenziazione del conflitto come condizione necessaria per la sua gestione

– la dimensione della lotta, che deriva da uno schieramento, da una presa di posizione responsabile di fronte alle oppressioni. Parliamo qui di conflitti oppressivi a qualunque livello: intrapersonale, interpersonale, microsociale… su su fino al macrosociale

– la ricerca di soluzioni creative ai conflitti

– il tentativo di costruire relazioni di fiducia; così come avviene anche nelle metodologie consensuali

– la stretta interconnesione fra la dimensione individuale e quella sociale, quella che negli anni ’70 chiamavamo “il personale e il politico”; e la continua messa a fuoco di questa interconnessione.

Tutti questi punti di contatto fanno pensare a una potenziale fecondità nella relazione fra TdO e formazione alla nonviolenza. Relazione che forse andrebbe esplorata con maggiore decisione (ne riparlo più giù).

In particolare, il Teatro Giornale, soprattutto nella sua formula “2.0” ancora in fase sperimentale – cioè la forma più interattiva – muovendosi nel campo dell’informazione, potrebbe dare un sostanzioso contributo alla diffusione della cultura nonviolenta e di pace. La formula 2.0 è ispirata al passaggio “dal trasmettere al comunicare” evidenziato poeticamente e politicamente da Danilo Dolci.

Il percorso T.G.2.0 è portato avanti da me nella forma di laboratori esperienziali.

Qui trovate il libro gratuito “Quartopotere Quartaparete – esperienze e idee di teatro giornalistico” che parla di questo e molto altro: https://quartopoterequartaparete.wordpress.com

NECESSITÀ – vs REALTÀ – DEI COLLEGAMENTI CON RETI SORELLE

Muovendomi nel mondo associativo legato ai temi della pace, della nonviolenza, della gestione dei conflitti, registro spesso una tendenza media alla formazione di isole, anche se grandi isole. Isole che magari vengono anche visitate da altri; ma quasi mai si tratta di visite collettive, o di creazione di relazioni fra isole, di tentativi di confronti, collaborazioni, sinergie.

Bisognerebbe chiedersi perché, non credete?

Faccio un esempio: da parecchi anni vive e opera in Italia la rete “Freire-Boal”. I nomi dicono tutto. È una rete attiva in vari campi socio-educativi. Non sarebbe il caso di esplorare una relazione fra insiemi di persone che fanno cose tanto simili?

Soprattutto in un tempo in cui per “agire nel mondo” occorre cercare incessantemente una forza anche numerica di impatto. Non si tratta di fondersi, né di confondersi; ma certamente potrebbe trattarsi di un tentativo di concertazione.

PROGETTO SCIROCCO

Il progetto Scirocco è un insieme variegato di proposte, iniziative, attività, collegamenti, che hanno come denominatore comune la formazione permanente per un agire consapevole nel mondo della politica cosiddetta “dal basso”, alla luce dei principi della nonviolenza.

Dunque una formazione (con vari strumenti) per giungere all’azione; e l’azione genera esperienze che migliorano la formazione.

Chi aderisce al progetto diventa membro della Compagnia dello Scirocco (la componente umana del progetto) dove potrà liberamente modulare il proprio tipo di impegno e il grado di coinvolgimento.

Fra i temi fondanti della Compagnia, questi due aforismi:

– più lento, più profondo, più soave (Alexander Langer)

– se vuoi conoscere te stesso, cercati nella vastità del mondo; se vuoi conoscere il mondo, scendi nelle tue stesse profondità (Rudolf Steiner).

Per saperne di più potete leggere l’appendice, alla fine di queste note.

QUALE SPAZIO PER UN FORMATORE NON EDUCATORE, NON DOCENTE, NON GENITORE…

Dalla cosiddetta crisi in poi, lo spazio lavorativo per chi si occupa di formazione alla nonviolenza è diventato ancora più ristretto, se non si riveste un ruolo specifico: genitore, insegnante, educatore.

Anche volendo offrire gratuitamente o quasi la propria opera, è sempre più difficile utilizzare questi strumenti all’interno di attività già strutturate, come la scuola per esempio.

Non si tratta solo di problemi economici, come la scarsezza di fondi; spesso gruppi anche impegnati nel sociale-politico, di fronte a questo genere di proposte formative rispondono entusiaticamente a parole, ma poi difficilmente si passa alla realizzazione concreta di percorsi formativo. Perché non si tratta solo di soldi, ma anche di frenesia: la maggior parte delle persone impegnate socialmente ha un’agenda talmente affollata che non riesce a fare altro.

Sorge dunque il problema: come rendere più riconoscibile, appetibile, fattibile, un percorso di formazione alla nonviolenza?

BDS

Il movimento BDS è uno dei più importanti esempi di azione nonviolenta mondiale, in solidarietà con un popolo oppresso. Vi accenno soltanto perché mi auguro che in un Congresso importante come questo si tenga ben presente una lotta come questa, emblematica per la sua importanza, forza, diffusione crescente; e ci si ponga il tema di una partecipazione individuale e collettiva ad essa.

Ma forse sfondo una porta aperta!

L’ORGOGLIO DI ESSERE PICCOLI, LA FRUSTRAZIONE DI ESSERE PICCOLI

Leggiamo spesso, soprattutto in ambiti di movimento, testi pervasi da un certo orgoglio per le piccole dimensioni di certi gruppi. Naturalmente, questo orgoglio nasce da motivazioni spesso serie e legittime. Al tempo stesso, se veramente si vuole incidere nel mondo, oltre che alle giuste esigenze qualitative ci si dovrebbe porre il problema della consistenza numerica.

Quasi mai si presta la debita attenzione a una domanda che all’interno dei movimenti dovrebbe forse invece essere cruciale: perché siamo così pochi?

Una fra le molte cause dell’insufficienza quantitativa delle organizzioni è la bassa fiducia nelle possibilità di cambiare le cose, per l’enormità delle storture e dei drammi del nostro tempo. Si genera così un incessante circolo vizioso, nella tipica forma delle previsioni che si autoavverano: penso che lottare sia inutile per eccesso di disparità di forze, dunque non mi impegno… dunque si rimane in pochi… e la disparità di forze cresce, si autoalimenta.

Questo senso di impotenza di fronte a problemi troppo grandi è uno dei mali più endemici, uno degli ostacoli più gravi alla crescita dei movimenti. Va combattuto con tutte le possibili strategie, con tutta la determinazione necessaria.

La formazione alla nonviolenza può fare molto a questo scopo; soprattutto se contaminata da studi ed esperienze autorevoli sull’argomento, come la sperimentazione condotta da Lennart Parknäs.

LA VITA INTERIORE

Questo è il punto focale più importante, il vero punto di partenza, per ogni persona che voglia crescere nella dimensione della nonviolenza e voglia guardare lontano, nella direzione di un’attività sociale-politica realmente incisiva. La condizione interiore, l’autoeducazione, la coltivazione di qualità personali alla base della nonviolenza, sono basi irrinunciabili, da tenere presente in ogni momento del nostro percorso evolutivo, individuale e collettivo.

Mi sono limitato ad accennare disordinatamente ad alcuni punti che considero importanti, alcuni a volte un po’ trascurati. Spero di non aver detto cose troppo banali, e di non aver annoiato nessuno.

Spero di incontrarvi sabato!

Sergio Di Vita

Appendice

(qui la versione in pdf)

IL PROGETTO SCIROCCO

Lo scirocco è un vento caldo; viene dal sud, è sudicio, fa sudare. È carico di materia proveniente da altre terre. Con il suo calore intenso ferma la fretta, induce a cambiare ritmo, a chiudersi dentro (ma solo per 3 giorni), a riflettere, a combinare serate con gli amici che non avevamo più il tempo di vedere. Che altro?

Il progetto comprende

– la Compagnia dello scirocco

– il Teatro dello scirocco

– la comunicazione e la collaborazione fra i movimenti (pacifisti, nonviolenti, di solidarietà…)

– la formazione

– la preparazione e la realizzazione di azioni dirette nonviolente…

La motivazione di questo progetto è che l’attuale linguaggio politico della solidarietà ha bisogno di essere rinfrescato, reso più leggibile, più agile, più versatile. Necessita di strumenti creativi che tengano conto della totalità e della complessità dell’essere umano e delle sue relazioni.

Quindi l’obiettivo del Progetto Scirocco e della Compagnia dello Scirocco (cioè l’espressione umana e concreta del Progetto) è una formazione permanente dei suoi membri, con varie metodologie enunciate più avanti, finalizzata allo scopo di essere presenti attivamente nella vita politica “dal basso”.

Formazione <—> azione

Formazione all’azione nonviolenta <—> azione che forma attraverso le progressive esperienze.

Abbiamo anche bisogno di comprendere che possiamo fare politica seria soltanto a condizione di coltivare l’evoluzione interiore, l’autoeducazione; come anche la spiritualità laica (cioè libera da dogmi sacri e profani e colma di libero pensiero); e la qualità delle relazioni umane, la potenza dell’arte, la dimensione metaforica, il teatro come specchio/psiche di persone e relazioni.

La Compagnia agirà sempre nello spirito della solidarietà con le persone e con i popoli più disagiati. Pensiamo in particolare a certe endemiche oppressioni del nostro tempo:

– il popolo di Palestina

– i migranti

– i senza tetto…

In questo contesto, la pratica politica è intesa secondo lo spirito di Paulo Freire e di Lorenzo Milani, che condividevano questi capisaldi:

– la interconnessione fra la politica (intesa sempre come esercizio di solidarietà con gli oppressi) e l’educazione (intesa non solo come l’elemento pedagogico, ma anche e prima di tutto come autoeducazione, lavoro di evoluzione interiore)

– la centralità dell’ascolto e del dialogo; più in generale, dell’approccio nonviolento alla gestione dei conflitti.

Cercheremo anche di far nostre le illuminanti parole di Alexander Langer:

più lento, più profondo, più soave”…

… e quelle di Rudolf Steiner:

Se vuoi conoscere te stesso, cercati nella vastità del mondo.

Se vuoi conoscere il mondo, scendi nelle tue stesse profondità.”

Verrà dedicata una speciale attenzione alla problematica dell’informazione, per lavorare artisticamente, teatralmente, al miglioramento della sua qualità, e per cercare strade per costruire collettivamente una informazione condivisa, a partire dalle testimonianze e dalle riflessioni dei protagonisti delle storie.

Per dirla con Danilo Dolci: “dal trasmettere al comunicare”.

A questo scopo ci avvarremo principalmente dello strumento del Teatro Giornale 2.0.

Dunque, al famoso detto di Augusto Boal: “tutti possono fare teatro; anche gli attori!”

affiancheremo un altro motto: “tutti possono fare informazione; anche i giornalisti!”

Chiunque pensi di essere in risonanza con i principi e le intenzioni qui espressi, sarà il benvenuto nella Compagnia dello Scirocco, dove potrà donare il suo contributo nei modi personali che vorrà, armonizzandosi con gli altri senza perdere la propria peculiarità.

* * *

la Compagnia dello Scirocco

È l’emanazione concreta, la componente umana del progetto.

È un insieme di persone che scelgono di collaborare al progetto, con tutte le possibili forme di coinvolgimento, dalle più presenti e impegnate alle più occasionali.

Avrà quindi una struttura a forma di sistema solare, con pianeti e satelliti (e forse qualche meteora e qualche cometa!).

Dunque ogni persona che condivida i principi fondanti del Progetto, potrà trovare la propria collocazione e il proprio livello di coinvolgimento dentro la Compagnia.

* * *

il Teatro dello Scirocco

Dedicato a chi vuole dare una mano a migliorare il mondo, ma non sa che cosa fare; e dimentica di essere unico, con delle risorse uniche, e preziose per tutti.

Dedicato a chi sa che, in questo tentativo di migliorare il mondo, l’Arte è irrinunciabile.

Dedicato a chi non si arrende, a chi non vuole subire il senso di impotenza per un mondo troppo difficile da cambiare.

Dedicato a chi sa che il dentro e il fuori sono connessi.

L’uccellino con le zampe in aria a sostenere il cielo: “io, faccio la mia parte”

Teatro dello Scirocco è una ricetta fusion

È una meditazione in movimento

È un training

* * *

la comunicazione e la collaborazione fra i movimenti

(pacifisti, nonviolenti, di solidarietà…)

Ogni rete, organizzazione, movimento, dovrebbe dedicare un’attenzione particolare alla relazione concreta con i gruppi a loro affini, per provare con la massima energia a sviluppare forme di collaborazione e concertazione.

A questo scopo vanno dedicati momenti specifici di riflessione e formazione.

* * *

la formazione

La formazione va intesa sia come lavoro interno della Compagnia, che come strumento da coltivare per partecipare all’impegno pedagogico odierno; per esempio nelle scuole, ma naturalmente non solo.

– teatro dell’oppresso

— demeccanizzazione in unione con la ricerca sui sensi (v.)

— teatro giornale 2.0

tutti possono fare informazione; anche i giornalisti”

— flic dans la tête 2.0

se vuoi conoscere te stesso, cercati nella vastità del mondo; se vuoi conoscere il mondo, scendi nelle tue stesse profondità”

– training nonviolento

quando il duro si fa gioco, i giochi cominciano a durare”

– metodologie decisionali consensuali e facilitazione nei gruppi

– ricerca sui sensi (non solo 5…)

– elementi di Liber/Azione dell’attore e Arte della Parola, di derivazione antroposofica

– laboratori (o parti) sulla gestione delle emozioni

– laboratori “Attivi per la pace” (Lennart Parknäs) per superare il senso di impotenza

– laboratori “analisi e trasformazione”

– semenzai (legati ai lab. “analisi e trasformazione”), con TdO, training e mc. Su proposta e su richiesta. Esempi:

— ha ragione Paolo Barnard o il Subcomandante Galeano?

— che cosa ci indebolisce di più, e che cosa ci rafforza: non condannare le auto bruciate e le vetrine rotte, o condannarle? (trovare un titolo, questo è un sottotitolo)

La maggior parte di questi elementi di formazione sono combinabili fra loro.

* * *

la preparazione e la realizzazione di azioni dirette nonviolente

Tutto ciò che precede acquista senso soltanto nella prospettiva di trasformare tutto il lavoro preparatorio, di collegamento, formativo etc, in azione.

Parliamo qui di azioni nonviolente sia come eventi singoli, che come campagne a lunga scadenza; sia per problematiche locali, che in appoggio a campagne nazionali e internazionali.

(continua…)

Di admin

3 commenti su “Verso il Congresso: Sergio Di Vita e il “suo” Teatro degli Oppressi”
  1. Sto facendo esperienza del TdO con Sergio, posso affermare che questo percorso mi ha aperto nuovi orizzonti nella pratica politica, nella professione e nella mia visione del mondo. Grazie Sergio

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