• 5 Novembre 2024 11:25

Vieni avanti, decretino

DiDaniele Lugli

Ott 8, 2018

Ne ho scritto in un post precedente. Prospetto un minimo confronto tra allora e ora su alcuni temi.

Sono arrivati anche se non li volevamo. Mandiamoli via

Allora

Residenza Il fascismo revoca subito il permesso di residenza alla maggior parte degli ebrei stranieri.

Integrazione. Anche per gli ebrei italiani il fascismo desidera la soluzione dell’emigrazione-espulsione. Bisogna però smantellare la completa integrazione degli ebrei nella società, acquisita con una presenza millenaria nel paese.

Via dall’Italia Gli ebrei stranieri, rifugiati in Italia negli anni ’30, sono dimezzati all’inizio della guerra, emigrando in luoghi più sicuri. Anche gli ebrei italiani che lo possono fanno la stessa scelta.

Ora

Residenza Articolo 13 del decreto: i richiedenti asilo non possono iscriversi all’anagrafe e accedere alla residenza.

Integrazione La restrizione del sistema di accoglienza rende più difficile l’integrazione e quindi più facile l’espulsione di persone percepite, e nei fatti, “corpo estraneo”.

Via dall’Italia Più espulsioni dunque, e più fondi per i rimpatri.

 

In attesa di mandarli via carceriamoli

Allora

Campi di internamento e di concentramento Nel giugno 1940 gli ebrei stranieri rimasti in Italia sono rinchiusi in campi di internamento, Nel novembre del 1943 il ministro dell’Interno della Repubblica sociale dispone l’arresto di “tutti gli ebrei, a qualunque nazionalità appartengano” e il loro internamento “in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati”,.

Ora

Centri di permanenza per il rimpatrio,Ffin qui il limite massimo era di 90 giorni, con il decreto raddoppia: 180. Li chiamavano Centri di identificazione ed espulsione. Ho visto anni fa quello Bologna, non uno dei peggiori. Un ospite, felice di esservi trattenuto, si era cucito la bocca col filo di ferro. Anche i richiedenti asilo possono esservi “ospitati”.

 

Clausola di discriminazione

Allora

Discriminazione tra gli ebrei di cittadinanza italiana “Nessuna discriminazione sarà applicata – escluso in ogni caso l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado – nei confronti di ebrei di cittadinanza italiana – quando non abbiano per altri motivi demeritato – i quali appartengano a: 1) famiglie di caduti nelle quattro guerre sostenute dall’Italia in questo secolo: libica, mondiale, etiopica, spagnola; 2) famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola; 3) famiglie di combattenti delle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra; 4) famiglie dei caduti per la Causa fascista; 5) famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della Causa fascista; 6) famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni ‘19-’20-’21-’22 e nel secondo semestre del ‘24 e famiglie di legionari fiumani; 7) famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate da apposita commissione

Ora

Discriminazione tra gli immigrati. Abrogato il permesso di soggiorno per motivi umanitari sono però previsti “casi speciali” con possibilità di permessi temporanei: vittime di violenza domestica o di tratta, bisognosi di urgenti cure mediche, provenienti da paesi con “contingente ed eccezionale calamità”. È previsto infine un permesso di soggiorno per chi si sarà distinto per “atti di particolare valore civile”, un po’ come le “eccezionali benemerenze” di un tempo.

 

Matrimonio

Allora

R.D.L. 17/11/1938, n. 1728 (legge il 5 gennaio 1939 n. 38). CAPO PRIMO: Provvedimenti relativi ai matrimoni. Art. 1: Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito. Il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo.

Art. 2: Fermo il divieto di cui all’art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato al preventivo consenso del Ministro per l’Interno. I trasgressori sono puniti con l’arresto fino a tre mesi e con l’ammenda fino a lire diecimila

Ora

Finora le domande di acquisizione della cittadinanza, per matrimonio con cittadino o cittadina italiana, non potevano essere rigettate. Con il decreto potranno esserlo. La domanda costerà 250 euro anziché 200. Il termine per la concessione della cittadinanza raddoppia e passa a 48 mesi.

 

Li vogliamo estranei e nemici         

Allora

Nel novembre 1943, a Verona, l’assemblea del Partito fascista repubblicano – che manda a Ferrara baldi giovani per fucilare oppositori e no al Castello e dintorni – approva un manifesto programmatico in cui è detto “Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica”.

Ora

Se, superando la corsa a ostacoli, l’immigrato è diventato cittadino la cittadinanza potrebbe però essergli revocata. Ci vuole una condanna per reati legati al terrorismo, ma non si è mai vista una cittadinanza sotto condizione. I cittadini sono cittadini. Non si può discriminare sul come lo siano diventati o su che cosa siano diventati in seguito.

 

Concludendo, allora e ora l’importante sarebbe che non ci fossero tra noi questi estranei, bisogna allora distruggerne o evitarne l’integrazione e facilitarne l’espulsione; in attesa di decidere sulla loro sorte, o di espellerli, tenerli reclusi; possiamo discriminare solo “casi speciali” particolarmente meritevoli; i matrimoni misti, se non possiamo vietarli, non siano più sicura strada per la cittadinanza; se ora la cittadinanza ci tocca di darla, dopo un severo percorso, almeno che sia retrattile.

Confermo il chiaro e argomentato giudizio di Luigi Ferrajoli: Fare dei migranti persone senza diritti, contro la nostra storia, la nostra Costituzione, la civiltà giuridica europea e il diritto internazionale è un esercizio di sadismo legislativo e burocratico. Rende pessimo e pericoloso il nostro presente, prepara un avvenire peggiore.

Di Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941, Lido di Spina 2023), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà nella segreteria dal 1997 per divenirne presidente, con l’adozione del nuovo Statuto, come Associazione di promozione sociale, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali - argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni - e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948

1 commento su “Vieni avanti, decretino”
  1. Troppo facile paragonare il decreto salvini con le leggi del ’38. Ovviamente sono due cose completamente diverse. No, mi dispiace, sono e rimango pacifista, ma un’analisi più approfondita e corretta si può e si deve fare.

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