Condividiamo pienamente l’impostazione del Congresso con la sua parola d’ordine “obiezione alla guerra”. Da qui oggi bisogna ripartire. La situazione internazionale rende prioritario promuovere l’obiezione alle guerre: ci sembra necessario il rilancio di campagne di radicale opposizione che possano incidere e nel contempo creare comunicazione con i cittadini spesso rassegnati e sfiduciati. Anche la nostra informazione va rafforzata per contrastare la disinformazione dilagante e bellicista che ci sommerge. Ci serve più visibilità.
Per avere più forza e visibilità pensiamo che una delle nostre priorità siano le reti tra associazioni accomunate da fini di “disarmo”, mentale e materiale. Dobbiamo lavorare in rete, sul piano nazionale e internazionale (bene le esperienze di RIPD e Europe for Peace), ma anche sul piano locale. A Modena lo facciamo in TAM TAM di PACE (Tavolo Associazioni Modena di Pace), a Casalecchio in “Percorsi di Pace”, a Bologna nel “Portico della Pace”, a Bari con il “Comitato per la pace”. Ma non basta: le reti devono cercare con insistenza un dialogo con le istituzioni, proponendo terreni di lavoro orientati alla costruzione della pace. Una pace che per noi non può mai essere una generica espressione, ma è “pace positiva” che ha come base la nonviolenza, la giustizia, i diritti umani, la pluralità rispettosa civile e religiosa, l’inclusione, in un’azione di contrasto alla violenza in ogni sua forma e di promozione capillare di progetti e azioni di costruzione della pace quotidiana.
Ci misuriamo infatti con forme di violenza che si manifestano sempre più di frequente nella nostra vita quotidiana. Malessere dei giovani e atti violenti, fenomeni di aggressività e intolleranza verso le differenze, violenza di genere, sono quotidiani nelle cronache. E anche le nostre città ne sono coinvolte, troppo spesso in un clima di allarme sociale e di paura alimentate da un’informazione poco assennata e da una politica che derubrica questi fenomeni a un problema di sicurezza e ordine pubblico, a cui rispondere con un aumento di provvedimenti sanzionatori e punitivi.
È invece su questi terreni che noi dobbiamo saper proporre modi e strategie per la gestione dei conflitti e la loro trasformazione costruttiva. Dobbiamo insistere per un’alleanza con le istituzioni, perché ciascuno faccia la propria parte sul piano della prevenzione delle violenze, sul piano della gestione delle conflittualità, ma ancor prima sul piano dell’educazione, della crescita umana e civile, della costante proposta del dialogo come metodo, a partire dalle scuole e dai vari contesti educativi.
Purtroppo la politica è spesso la grande assente nell’interlocuzione con la società civile impegnata per la costruzione della pace. Urge quindi che cresca una nuova generazione di politici con la “mente disarmata” per governare con conseguente coerenza, per fare scelte quotidiane di disarmo, materiale, educativo, culturale e simbolico. Ecco allora che ci sembra importante rafforzare e moltiplicare le iniziative di formazione, che veda coinvolte non solo le persone esterne, ma anche chi aderisce al MN, affinché si continui a riflettere insieme sulla storia della nonviolenza, sulle tecniche, sui saperi e i valori connessi. Inoltre proponiamo che si sperimentino vere e proprie “scuole di formazione politica” alla costruzione della pace con i metodi della nonviolenza. È anche questo un modo per tenere salde le redini della democrazia e dei suoi principi fondanti.
Il nostro futuro si fonda su una politica che consideri la guerra un’opzione non accettabile e da mettere fuori dalla storia, sempre evitabile con la ricerca di soluzioni negoziate e con il dialogo. E a noi serve prima di tutto un’Europa capace di esprimere politiche orientate alla tenace ricerca di soluzioni pacifiche ad ogni conflittualità. Il nostro orizzonte deve guardare lontano, la posta in gioco è oggi drammatica. E dobbiamo sapere porre al centro i temi del disarmo (anche climatico), dell’opposizione radicale alla guerra, dell’educazione alla convivenza rispettosa, della priorità assoluta dei diritti umani e della pacifica convivenza in una società sempre più plurale.
Il contrasto alle guerre nasce dal contrasto alle tante violenze di ogni giorno e dalla costruzione di un contesto sociale, ambientale e culturale in cui tutte le componenti di una collettività si sentono coinvolte e hanno come obiettivo generale il miglioramento della qualità della vita e delle relazioni attraverso l’equità, l’ascolto, il dialogo, il rispetto, la gestione costruttiva dei conflitti, l’accoglienza e l’inclusione, creando le condizioni per imparare a vivere in pace.
In sintesi le priorità che individuiamo per la costruzione della pace, a partire dalle città e dai territori:
- Il rilancio su larga scala delle campagne di obiezione alla guerra come momento di incontro con le persone e superamento della sfiducia: la guerra non è inevitabile;
- Le deleghe politiche da parte delle amministrazioni locali (Assessorati alla pace/nonviolenza?) e l’interlocuzione costruttiva tra istituzioni e mondi associativi per la pace;
- La formazione a tutto campo, nei più diversi contesti e verso diversi destinatari, per imparare a “costruire la pace con mezzi pacifici”;
- Incrementare le azioni locali che fanno “cultura di pace” e la costruiscono: ingredienti per la pace sono la giustizia, la tutela dei diritti fondamentali delle persone, l’uguaglianza, il rispetto e la dignità;
- Città inclusive e accoglienti, plurali e multiculturali (istituzioni e società civile alleate e solidali);
- Città aperte e solidali: cittadini a tutto campo delle città, dell’Italia, dell’Europa, del mondo: la solidarietà e la cooperazione internazionale come patrimonio della collettività;
- Città che mettono al centro l’educazione e i giovani: ascoltare i bisogni per cercare risposte;
- Città “disarmate”, che si fondano sui “costruttori di pace” e sulla nonviolenza: no ai simboli di guerra durante manifestazioni pubbliche, no alle armi e all’ostentazione di mezzi e strumenti per fare la guerra;
- Città in pace con l’ambiente e che promuovono scelte e stili di vita responsabili per il clima, la natura, la salute.
Documento frutto di un percorso precongressuale che ha visto:
- incontro ristretto Modena-Casalecchio-Bari il 28 gennaio 2024;
- incontri separati del centro territoriale di Modena (29 gennaio 2024), degli iscritte/i e “amiche/ci della nonviolenza” di Calecchio-Bologna (8 febbraio), con la stesura dei relativi documenti di sintesi;
- incontro congiunto il 12 febbraio 2024 presso la Casa per la Pace di Casalecchio (con partecipazione in presenza e online dei rappresentanti delle quattro realtà) dal quale è uscito questo documento, come sintesi condivisa.